Non è successo niente. Adesso mi stendo, occhi chiusi, respiro. Visto di fianco in penombra, sembro un paesaggio. Sento il contatto che hanno i muscoli delle gambe e delle braccia col materasso. Non è successo niente. Sono calmo. Respiro. Fin sotto all’ombelico.
Non è successo che il Paese è in mano a uno che sta fuori dal Parlamento e che storpia i nomi degli avversari come Emilio Fede o Marco Travaglio e votando il quale si hanno magicamente di nuovo diciotto anni, ripristinando l’imene elettorale e potendo dunque aggredire tutti gli altri anche se fino all’altro ieri s’era votato Bossi, Fini, Bindi, D’Alema o – oh, sì! fammi male! – Berlusconi, tanto che anche le menti più irriverenti della mia generazione arrivano spesso ad autocensurarsi e a tutelarsi specificando “Scherzo, eh”.
Sto qui steso e respiro, rallento i battiti, occhi chiusi, calmo. Non è successo niente.
Non è successo che il Paese ha tradito la parola data e sta tenendo in Patria due militari che hanno ucciso delle persone in un’altra nazione, e ai quali quel moderato di Ignazio La Russa è arrivato a offrire un posto in Parlamento dimostrando che farne un uso personalistico è argomento di vanto patriottico, che è un po’ come se si continuasse a tagliare il naso di Pinocchio che cresce a causa delle bugie per poi cercare di farlo passare per un mobile di antiquariato.
Va tutto bene, non è successo niente. Sono calmo, respiro.
Non è successo che quasi duecento parlamentari abbiano marciato su un Palazzo di Giustizia creando un precedente inaudito per ciò che implica il rispetto della divisione dei poteri e nessuno gli abbia detto niente.
Facile, senza Scajola al Ministero degli Interni, eh?!
Comunque non è successo niente, altrimenti – per dire – io potrei marciare con duecento tra amici e conoscenti su un Palazzo di Giustizia di una grande città, metterci tutti lì in gruppo e cantare qualcosa, che so, “Luna” di Gianni Togni, e nessuno potrebbe toccarci, dirci nulla, schierarsi in assetto antisommossa perché siamo tutti uguali di fronte alla Legge e allo Stato, quindi no, se ci si pensa bene non è successo niente. Per cui va tutto bene, posso rimanere qui steso, a occhi chiusi, respirare profondamente, calmo.
Non è successo che si sono riuniti per eleggere un nuovo Papa (ma allora, lo fanno apposta!) e che questo influenzerà il paese tramite la CEI tenendoci indietro di decenni nei diritti civili e nel rispetto della nostra sovranità politica.
Ma magari eleggono un tipo come Papa Lando, uno che si fa i fatti suoi ed è pure un po’ succube della politica, magari coi miei duecento amici e conoscenti ci vado davvero, sulle scale di un Palazzo di Giustizia a cantare, tanto non ci possono mica fare niente, magari i parlamentari rimasti abbagliati dai raggi Uveite si rendono conto e si vergognano, magari sarà possibile parlare di politica vecchia e nuova senza essere aggrediti da chi è illuminato dal sacro fuoco e spesso pensa in maniera così dicotomica e per slogan che sembra talmente e ancora il ’94 che adesso vado a comprare Vitalogy.
Ma in fondo non ce n’è bisogno. In fondo, non è successo niente.