Avere in casa degli ospiti è sempre un problema. Uno può essere la persona più ospitale della Terra, però, ritrovarsi gente in casa, anche a saperlo con sei mesi d’anticipo, che quindi ci s’organizza e si pianifica tutto, poi comunque quando ce li hai lì, gli ospiti, sono uno sconvolgimento. Certo, dipende da chi sono, questi ospiti, nel senso che rapporto c’è con loro, è la prima volta che vengono, sono stati qui altre volte, sono sempre qui, ci stanno più loro che voi, in casa vostra, dipende da quanto si fermano, passano per un saluto veloce o stanno tutto il fine settimana, dormono mangiano e gli serve una guida oppure sono di quelli che gli date le chiavi di casa e ve le lasciano sul tavolino della cucina quando ripartono. Insomma, gli ospiti sono impegnativi in modi diversi.
Secondo me, uno degli ospiti più impegnativi che ci si possa ritrovare in casa è il Papa. Una visita del Papa è una bella bega, quando capita. Voglio dire, non è che parliamo del Dalai Lama, che, così, a occhio, è uno di poche pretese, un bed&breakfast per dormire, una Smart per i giri che deve fare, e siamo a posto. Il Papa, quando viene a trovarvi, sono cazzi.
Ora, il Papa, qualche giorno fa, è stato a Milano, in una visita importante che io ancora devo capire bene il perché, e tenere un occhio alle notizie e l’altro ai social network è stato come vedere le due facce dell’ospite, l’ospite nel senso di chi accoglie, perché poi ospite, la parola, ha quest’ambiguità d’altri tempi che chi accoglie e chi è accolto sono indistinguibili, e una faccia era quella col sorriso di chi è contento di accoglierti, ed era quella degli organi e delle notizie ufficiali, e Prego si accomodi, e Ma che piacere averla qui, l’altra invece era la faccia della gente che, con un ospite così ingombrante, si è ritrovata come assediata in casa propria, gli elicotteri a pattugliare, il centro blindato, le buche delle lettere senza buche, roba che convertirsi al buddismo è un attimo.
Quando il Papa è venuto qui, invece, da queste parti, che sono passati più di vent’anni ormai, era il ’91, e il Papa era quello di prima, Wojtyla, e mi ricordo che l’ho anche visto passare, con la papamobile, a una cinquantina di metri, e la prima cosa che ho pensato è stata che lo facevo più alto, al Papa, e mi sono detto che la televisione, che io l’ho sempre visto in tv, il Papa, a parte quella volta, fa più alti, comunque quando il Papa è stato qui, non s’è mica lamentato nessuno. Adesso non voglio stare a dire che qui siamo più ospitali di quelli che stanno a Milano, che non sono i milanesi, perché mi hanno detto che i milanesi non esistono, esistono quelli che stanno a Milano, insomma non voglio dire questo, ecco, però qui le persone erano contente, sventolavano le bandierine del Vaticano, e il Papa era stato nelle fabbriche a parlare ai lavoratori e alle lavoratrici, perché poi era la festa di San Giuseppe, e aveva parlato del lavoro e della famiglia, e adesso mi sa che se il Papa viene qui, nelle fabbriche, parla da solo, perché il lavoro non c’è, e in generale venire a parlare di lavoro, da queste parti, adesso, rischi che ti tirano una chiave del 25, se ti va bene, e comunque non ce n’era uno dispiaciuto della visita, nel ’91, anche perché, a dirla tutti, qui, per l’occasione, avevano riasfaltato le strade.
E infatti pensavo che se serve un qualche miracolo per la canonizzazione di Wojtyla, che beato già lo è, ecco, si può usare questa cosa che dove passava lui, ricresceva l’asfalto.