Nel campo della tecnologia, se pensate di aver avuto un’idea geniale, vi sbagliate.
Se vi si è accesa la famosa lampadina, sappiate che non solo è di seconda mano, ma state rubando l’elettricità a qualche multinazionale. Non c’è scampo. La creatività è esaurita: non ce n’è più, finita. Lo spazio delle possibilità creative è stato esplorato da cima a fondo fin nell’angolo più oscuro e polveroso. Non c’è più niente da inventare. Questo perché alcuni grandi marchi, Apple e Microsoft per dirne due, pur di garantirsi un vantaggio perenne e ipotecare il futuro del mercato, hanno messo in campo una nuova strategia, inaugurando il cosiddetto settore aziendale del Combina e Registra, evoluzione innaturale del Ricerca e Sviluppo, con lo scopo di esplorare tutte le idee e i concetti innovativi possibili senza però sviluppare alcunché di concreto, solo registrando gli appositi brevetti. L’obiettivo era semplicemente quello di esaurire tutte le possibilità: all’interno di queste, poi, si sarebbero ritrovate anche tutte le idee praticamente realizzabili, da sfruttare nel tempo, senza fretta, costruendole e commercializzandole.
Grazie all’utilizzo di potenti software euristici (EveryThink, Gnicò), nel giro di pochi anni l’universo delle possibilità tecnologiche è finito tutto sotto brevetto. I vari marchi si sono spartiti tutto il pensabile, seguendo strategie diverse. La Apple, ad esempio, ha agito sulla rapidità. Il suo quartier generale è a Cupertino non a caso: si trova proprio a Cupertino, infatti, al civico successivo alla Apple, l’ufficio brevetti di zona. La Microsoft invece ha fatto leva sulla quantità. Quando qualche anno fa venne fuori con sommo scandalo che l’azienda di Redmond aveva registrato il brevetto del doppio clic, nessuno indagò abbastanza da scoprire che Microsoft si era accaparrata anche il triplo clic, il quadruplo clic e così via, fino al 10^23esimo clic (quelli successivi sono della Toshiba). Se il discorso vi meraviglia, sappiate che, per dire, le “caccole laser viola” sono un brevetto Nokia, il “filo senza filo” è un brevetto Sony, la “stupidità artificiale” è un brevetto IBM.
È facile intuire che in un campo così complesso, per non dire ingarbugliato, la possibilità che un’azienda commetta un passo falso, sfruttando illecitamente i brevetti tecnologici altrui, è piuttosto alta. Se “inventate” un cellulare che, poggiato su un tavolino, rimane lì, ad esempio, allora avete sfruttato un brevetto Motorola; se invece “inventate” un tablet che se cade a terra si rompe, allora state illecitamente utilizzando un’invenzione regolarmente registrata da Amazon.
Non vi venga però in mente che nella famosa disputa Apple VS Samsung finita in tribunale la Apple non abbia ragione: è fuor di dubbio che la Samsung abbia illecitamente e consapevolmente sfruttato svariati brevetti appartenenti alla Apple. Quello che ancora non è emerso è che la Samsung possiede il brevetto di “sfruttare illecitamente e consapevolmente svariati brevetti appartenenti alla Apple”.
A proposito, questo post l’ho rubato all’Intel.