Vivendo all’estero mi capita spesso di ospitare amici e parenti. La cosa mi riempie di gioia finché non mi tocca andarli a prendere all’aeroporto, perché loro, da soli, non ce la fanno ad arrivare a casa mia, e sono abituati a prendere voli low cost che atterrano alle 2 del mattino. Il resto del loro soggiorno può trascorrere felicemente, a patto che seguano alcune regole:

1 La frase “Tanto stiamo da te e quindi non spendiamo nulla” vale fino ad un certo punto. È vero che non vi chiedo soldi per un letto e per gli asciugamani, ma una spesa ogni tanto è cosa gradita, soprattutto se avete strane e costose abitudini alimentari tipo fagiolini biodinamici, Jamon Serrano, yogurt ai 38 cereali perché altrimenti non andate di corpo (ché poi basterebbe dire che vi piacciono, senza scendere in particolari). Più grave del non fare la spesa è mettermi queste schifezze nel carrello e riprenderle alla cassa dicendo “Questi li pago io”. Ancora più grave è comprare queste porcherie di nascosto per mangiarvele da soli, di notte, dimenticando il Jamon sotto al letto, facendomi girare per casa, dopo due settimane, alla ricerca del vomito del gatto o di un topo morto.

2 TU sei il mio amico e sei venuto con la TUA ragazza. E lei può essere la più carina, gentile e fantastica ragazza del mondo, ma se alle 8 del mattino entra in bagno con una Samsonite di Shiseido Body Lotion, Clarins Face Scrub, Vichy Anti-Aging, eyeliner di tre marche diverse, anticellulite D&G e roba simile, per uscirne soltanto dopo tre ore, sappi che la TUA dolce metà finirà per ritrovarsi con un occhio nero e sarà costretta a tornare di corsa in bagno per aggiungere tanto tanto tanto fondotinta Chanel.

3 Criticare la mia cucina va bene, ma criticare i prodotti locali è da provinciali che non sono mai usciti dall’Italia. Lo so anch’io che la mozzarella non è quella di Napoli, siamo a Shanghai, deficiente. La fa un napoletano, ok, ma sempre a Shanghai sta. Se vuoi la mozzarella, la pizza, gli spaghetti come a casa tua, stai a casa tua. Io qui ci vivo, è ovvio che mi sono dovuto adeguare, e non solo ai gusti. Tu sei qui in vacanza, tra una settimana sarai a casa e andrai a mangiare in ristoranti cinesi che indovina un po’, non sono come quelli di Shanghai. E cagherai il cazzo pure a loro.

4 Non mi freghi più. Alla domanda “Come siete messi con internet qui?” risponderò sempre “Malissimo!”, anche se il mio abbonamento va a 10 fantastilioni di MB al secondo per 5 rupie al mese. Sei venuto a fare il turista, non ad aggiornare lo status di facebook ogni 3 minuti, o chiedermi “Posso controllare un attimo le mail?” e dopo 2 ore sei ancora lì con Skype, MSN, Yahoo! Messenger a dire in giro che da quando sei qui non hai ancora visto nulla, perché a casa si sta così bene. TU stai bene. Io, senza il mio Mac, sto da cani. Sono io quello che deve stare ore a non fare nulla in rete, non tu. Metti le scarpe per andare a vedere qualche monumento e föra di ball!

5 Inutile venirmi a trovare nei primi 2 mesi di residenza. Io sono qui a vivere, non a starmene in giro. Vivere non significa visitare musei e mercatini di Natale, ma cercare cose come: casa, cibo, vestiti, mobili, posate, bicchieri. Sulla città ne sa più la Lonely Planet di me. Se vieni, non ti lamentare dicendo che non conosco nulla (con l’aria, tra l’altro, di quello che da quando è qui ha visto tantissimo mentre io invece…). Puoi sempre andare all’Ikea al posto mio, sempre che ce ne sia una, a comprare quello che mi serve per il soggiorno. Poi vediamo se hai ancora voglia di fare il fotografo in giro.

6 Se invece vieni dopo qualche anno, puoi benissimo immaginare che le Piramidi, il bazar, la Sfinge o il mausoleo degli ebrei, la Tokyo Tower, il Ying Yang market, il tempio di Asakusa, siano tutte cose che ho già visto 30 volte dentro, 45 fuori, 150 passandoci con l’autobus, a piedi o in macchina. Dovrai comunque andarle a visitare da solo, perché a me  hanno anche scassato il cazzo. Magari con me si può andare al mercato del pesce, alla vecchia birreria, in un ristorante buono e poco conosciuto, roba così insomma. Non tentare di coinvolgermi in cose che solo per te sono nuovissime e, soprattutto, non raccontarmele per filo e per segno al tuo ritorno, tipo: “Va’ che roba che ti sei perso!” Mi stai raccontando qualcosa che per me è vita quotidiana: il tassita chiacchierone, il venditore ambulante, quello del negozio che ti invita per un tè e poi non ti fa andare via se non gli compri un souvenir, il mendicante che ti saluta in italiano. Io, dopo 5 anni, il tassita lo zittisco, l’ambulante lo fanculizzo, quello del negozio mi conosce già e il mendicante, purtroppo, lo ignoro.

Mi spiace, ma per poter vivere senza stress mi sono costruito una corazza. Una corazza che manca ai turisti di massa che si fanno puntualmente impietosire dalla scusa che “sono povera gente”, quando invece farebbero meglio a restarsene a casa, piuttosto che dare i soldi alla mafia russa. E non solo: per una settimana a Sharm, 350 euro, soft-all-inclusive. Secondo voi quanto guadagna quella gente se a voi il tutto compreso non costa quasi nulla? Ve lo dico io: 40% aereo, 40% albergo e cibo, 20% servizi dei villaggi vacanza dove potete avere tutto il necessario senza mai mettere il naso fuori. Per stessa ammissione di un manager che ho intervistato: “Con quello che pagano, il nostro scopo è quello di non avvelenarli, non certo di servire della Haute Cuisine“. Anche i prodotti che vendono come locali sono prodotti altrove, magari in Cina. Ad Agadir, in Marocco, il governo – d’accordo con le multinazionali del turismo – obbliga i pescatori a vendere i loro terreni sulla spiaggia a 100 euro al metro quadro, contro i 1500 di valore effettivo.

Quindi non dite: “Eh, ma il turismo ha portato ricchezza in questi posti dove prima non c’era nulla”. Non c’è ancora nulla, anzi ora c’è anche meno. La dirigenza degli alberghi viene dall’estero, i servizi anche, i camerieri devono conoscere le lingue, quindi vengono dalle città (dove le hanno potute studiare) e non dal villaggio di pescatori che esisteva PRIMA, e dove ora ci sono 2 Hilton e 3 Marriott. A Sharm non si sente la preghiera del muezzin, ma si sentono (ancora) le Las Ketchup e la loro stupidissima Asereje. A Sharm non si vede una moschea, ma ho visto un negozio che si chiamava “I Papiri Del Grande Fratello”, e  “Il Caffè dei Beduini Per Caso”.

Al vostro ritorno, non dite “Siamo andati in vacanza in Egitto”, è patetico. E poi chiedetevi come mai i Fratelli Musulmani vincono le elezioni. Probabilmente sono stati votati anche dal cameriere che vi ha appena portato una Stella Artois. E non avete lasciato la mancia, perché in fondo il servizio lo avete già pagato, no?