L’altra volta ho deciso di mollare il mio hobby preferito, cioè clacsonare la primavera di Vivaldi ai ciclisti per strada, per abbracciare nuove esperienze. Ho deciso di accendere la tv e modificare nella mia testa  le parole ripresa economica con il ritorno della Madonna. Devo ammettere che è decisamente divertente vedere Confindustria ammettere che il ritorno della Madonna non avverrà prima del 2015, la CGIL tuonare affinché il governo faccia qualcosa per il ritorno della Madonna, Mario Draghi affermare che nella zona euro il ritorno della Madonna avverrà presto.

Non c’è niente da fare, questa crisi economica sta diventando come la cellulite, mentre le indispensabili riforme dettate dalla Troika sono sempre più assimilabili al Somatoline cosce e glutei: non importa quanti sforzi fai per la giusta applicazione, alla fine l’unico trend in positivo che ti ritrovi in bilancio è quello delle bucce d’arancia sulle gambe. Flessibilità del lavoro, privatizzazioni, delocalizzazioni, tagli al welfare: le abbiamo provate tutte per fare venire la crescita, ma niente, quella sta sempre lì, tutta moscia e annoiata che non ci ha mai voglia di fare una mazza perché una volta no guarda ho mal di testa, un’altra dai finiscila che ci sente la bambina

Poi un giorno un capitano fa una manovra sbagliata con la nave mentre una moldava gli fa un pompino e Genova si ritrova con due anni di appalti miliardari nel proprio porto per smantellare il relitto della Costa Concordia.

Tutto ciò dovrebbe fare riflettere chiunque dotato di un minimo di buon senso. Cari ragazzi italiani, basta cercare di salvarvi dalla miseria programmando app che geolocalizzano hotel, balere, taxi, pompe di benzina e lesbiche. I consueti schemi del pensiero economico si sono tutti ormai rivelati desueti, bisogna avere il coraggio di guardare alle cose con il coraggio di chi sa che il mondo è cambiato. Keynes diceva che per riprendersi da una crisi bisogna che lo Stato stimoli la domanda perché il mercato non è perfetto: sì va bene, ma quante piramidi di Cheope dovrebbe far costruire lo Stato per farci tornare la domenica all’Ikea non soltanto per rubare le matite?

Milton Friedman, al contrario, diceva che bisogna ridurre la presenza dello Stato in economia in modo da tagliare le tasse ai ricchi e alle imprese, così da dare loro più soldi in investimenti: peccato che nessuno abbia pensato al fatto che questi soldi in più potessero andare semplicemente in paradisi fiscali, coca e puttane, nemmeno made in Italy tra l’altro.

Tuttavia, proprio quando il capitalismo sembrava aver perso qualsiasi spinta propulsiva, è arrivato Capitan Schettino a portare la luce nella grotta. Ci ha fatto capire che non è più tempo di costruire, ma di ricostruire: dopo una totale distruzione s’intende.

Sono stufa di vedere questa continua pletora di ministri andare dalla Merkel ad elemosinare spiragli di flessibilità dei bilanci pur di avere due spicci da impiegare in investimenti. Sì, in Italia bisogna investire, i pedoni però.

Non chiediamo più ai nostri governati un new deal, ma un armageddon. Suvvia, se è bastato guidare una nave da crociera a cazzo di cane per risollevare le disastrate sorti dell’economia genovese, l’unico limite che ci separa dalla fine della crisi è solo la fantasia. Non so, bisogna eliminare il Senato? Facciamolo, ma con gli F35. La torre di Pisa pende? Che caschi. Le rovine di Pompei? Roviniamole. Oppure che so, facciamo una bella guerra? Vendichiamoci della Grecia, così imparano a conquistare la Sicilia: facciamo noi adesso la Magna Italia, anzi, la Magna Magna Italia, così i grillini non si sentono spaesati.  Basta manganellare i No Tav, la montagna non scaviamola più, però il treno e le rotaie facciamoli lo stesso e chi s’è visto s’è visto. L’Ilva non va bonificata, va bombardata. Dio è morto, Marx è morto: e basta? Non c’è un modo per aumentare il conteggio delle vittime?

Insomma io voglio creare un mostruoso indotto fatto di rimozioni macerie, di smantellamenti e stoccaggi rifiuti inerti, di funerali e di selfie sul luogo della tragedia, il quale possa riportare il PIL italiano ad avere sì le cifre di un prefisso telefonico, ma quelle delle linee erotiche. Voglio un capitalismo a misura di una Giornata della Memoria, voglio che le sfide della globalizzazione trovino il nostro popolo più che pronto al pronto soccorso. Non credo quindi che sia così scandaloso che Schettino chieda un encomio per avere fatto inconsapevolmente così tanto per l’economia: tuttavia, se è questo l’approccio da adottare per la crescita, allora come minimo a Totò Riina dovrebbero eleggerlo al soglio pontificio.

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