Italia, estate 2014. Le ferie nelle spiagge da sogno sono ormai uno sbiadito ricordo e l’accaldato cittadino approfitta del week end per visitare le spiagge domestiche. Una volta piazzato sulla sua comoda sdraio, viene però distratto da una cacofonia di forme e colori, degna più della foresta amazzonica che della spiaggia di Torvajanica. In migliaia, infatti, hanno deciso di cedere alla moda dei tatuaggi.

Non è più solo il giovane palestrato di periferia o la ragazza alternativa a sfoggiare disegni sulla pelle, ma anche il 50enne imbolsito, il ragazzo di buona famiglia e la casalinga più o meno disperata.

Le decorazioni, poi, vanno dai nomi della famiglia (cane compreso) scritti con caratteri indiano-gotici al quarzo, a scritte in lingue esotiche della cui traduzione dubito fortemente (i giapponesi ormai ci leggono al posto delle barzellette), a disegni fantastici e simboli malavitosi assortiti.

Proprio domenica, ad esempio, ho assistito ad un incontro di beach volley tra Vore V Zakone dell’Organizacija e Yakuza della Yamaguchi-gumi, finita 10 a 5 per i giapponesi, senza bisogno di mettere mano alle armi. Dei narcotrafficanti colombiani parlavano di calcio con degli Hells Angels senza motociclette, mentre gruppi di malavitosi siberiani bevevano allegramente birra con degli SS.

Per le donne, invece, è un florilegio di alucce, cuoricini, fatine, stelline e palloncini, nomi di figli e fidanzatini che delicatamente vergano caviglie, collo, collo del piede, fondoschiena o spalla. Come non restare innamorati di quel tenue cuoricino che così delicatamente orna un culo di tonnellaggio classe Nimitz?

Ho visto con i miei occhi diversi ragazzi venduti dagli ambulanti come tappeti persiani, o anche persone sdraiarsi su qualcuno perché decorato esattamente come il proprio telo da mare. Per tacere di quelli ingaggiati dagli stabilimenti stessi, come originale lettura per i bagnanti.

Per chi vuole provare l’ebbrezza del tatuaggio senza essere marchiato a vita, esistono quelli non permanenti. L’antica arte del Mehndi (tatuaggi fatti con l’henné) è arrivata sulle spiagge italiane portata da decine di immigrate pronte a disegnarti simpatici ghirigori sulla pelle, tanto che ho visto più di una bambina che sembrava il centrotavola ad uncinetto di mia nonna. Tali tatuaggi non sono però esenti da pericoli, si può essere vittima di atroci dermatiti. Per ottenere il colore nero, inoltre, l’henné viene mischiato con  la  parafenilendiamina, una sostanza altamente tossica che rischia di provocare danni ben più gravi di un ceffone da padre arrabbiato.

Un altro modo per farsi del male da soli è acquistare kit di tatuaggio fai da te su Internet. Il funzionamento è abbastanza semplice: prendi la macchinetta ad aghi, metti l’inchiostro, ti disegni sulla pelle e poi corri a spendere diverse centinaia di euro da un vero tatuatore per coprire lo schifo che hai fatto.

La moda dei tatuaggi non ha comunque solo lati negativi, è una moda che ha creato anche diversi posti di lavoro. I laboratori di tattoo sono terzi per diffusione dopo compro oro e sale slot, e hanno superato di gran lunga i negozi di telefonia. E non pensate male se il tatuatore è quello che fino a ieri faceva il macellaio, la carne è carne.

[artwork by aMusoDuro]