Sapete come si chiama l’unione delle repubbliche bolivariane del Sudamerica e di Cuba? ALBA.

Ecco, già questo, ai miei occhi, rende Alba Parietti l’eroina dei due mondi, ma l’idea di renderla un’icona attorno a cui coagulare tutta la frastagliata galassia della sinistra del PD non sia giusta: troppo elitaria, troppo salottiera, e poi c’è il rischio che i militanti pendano dalle sue labbra, quelle sbagliate però.

Tuttavia, di fronte a questa onda mediterranea di sinistra radicale, come sempre, i progressisti italiani guardano verso il Mar delle Antille. La sinistra è stata messa sottosopra dal fenomeno Tsipras, il quale ha dimostrato che il trucco per convincere un popolo alla fame a non diventare nazista non è fare convegni sulla disillusione di quel popolo verso le funzioni di rappresentanza, ma di dargli da mangiare.

Ma in Italia chi potrebbe raccogliere la fiaccola di un tale impegno sociale? Chi può avere la legittimità di sanare le divisioni per esaltare le comunioni? Un papa straniero, anzi, una papessa: Maria De Filippi.

So bene che dopo questa affermazione avrete tutti voglia di prendere il computer e buttarlo dalla finestra, tuttavia il mio è un ragionamento si forgia non tanto sul solco di Marx o della Teologia della Liberazione, quanto su basi teorico/politologiche molto più fondate, ovvero tutti i vaffanculo detti e pensati negli anni ai vari rifondazionaroli, masanielli dei movimenti NO STA CEPPA, specisti, lesbiche separatiste, insurrezionalisti della domenica.

Caduto il Muro di Berlino, la classe operaia non ha avuto più un orizzonte verso cui tendere. Il capitale aveva segnato il suo trionfo definitivo sul lavoro e il suo prepotente volere schiacciava come un rullo compressore chiunque osasse ostacolarlo, non importa se chiedeva un mondo migliore o di abbassare il volume della musica dopo mezzanotte. La sinistra in Italia iniziò da allora a cospargersi il capo di cenere per tutte quelle feste dell’Unità passate a friggere salamelle in nome di un mondo fatto di giustizia, eguaglianza e magiche ballerine volanti.

Eppure, mentre fior fior di incendiari dirigenti ex-comunisti cercavano di accreditarsi dinanzi ai loro vecchi nemici phonando il ciuffo a Montezemolo, il proletariato in Italia non è stato solo in questi anni di reflusso. C’è stata – eccome se c’è stata – una persona che ha avuto a cuore i suoi desideri e i suoi bisogni: quella persona era Maria De Filippi.

Sono consapevole che i suoi programmi facciano schifo a chiunque sappia sia leggere che scrivere, ma dato che l’antidoto culturale proposto dal ceto medio riflessivo è stato al massimo Benigni che legge la ricetta della panzanella, direi che sarebbe ora di smussare i giudizi.

Maria è andata laddove la sinistra si era ormai ritirata, cioè nei luoghi dove avviene il conflitto sociale. Lei ha dato voce, anzi, microfono, a chi si trovava dalla parte sbagliata della globalizzazione.

Mentre i partiti chiudevano una sede dopo l’altra lasciando i giovani in balia di loro stessi, lei apriva loro gli studi televisivi. Solo all’occhio più pregiudizievole Amici negli anni novanta poteva apparire come un catalogo di pornografia del dolore strappalacrime e sbanca-auditel; invece quel talk-show ha rappresentato un barlume di partecipazione democratica e aggregazione popolare in risposta all’individualismo sfrenato, un angolo di libero confronto intellettuale in contrasto al pensiero unico dominante.

Ma Maria de Filippi non si è fermata alle parole chiuse in piccoli circoli di adepti: ha trasformato le idee in pratica politica attraverso i suoi programmi televisivi. Amici di Maria De Filippi, Uomini e Donne o Tu si que vales hanno rappresentato negli anni le uniche efficaci politiche attive per l’occupazione giovanile in Italia.

In un desolante panorama fatto di disoccupazione e precariato, Maria De Filippi ha saputo creare un indotto fatto di tronisti, veline, cantanti, ballerine, madri calabresi e suonatori di pifferi che hanno permesso ad una generazione condannata alla sottoccupazione di trovare una dignità lavorativa senza alcuna forma di nepotismo, ma solo grazie al proprio talento di tatuarsi i tribali sui bicipiti o di sapere gorgheggiare Ken Lee Widibidibidabdiù di Maryah Carey.

Io parlo di questo con dati alla mano: vengo da una città, Ragusa, ridotta economicamente a brandelli dalla crisi della sua maggiore industria, la Democrazia Cristiana.

In un solo anno Maria De Filippi è riuscita a trovare lavoro a ben due mie concittadine, facendo diventare una tronista e l’altra vincitrice di Amici. Dov’era il PD quando queste due giovani cercavano invano un lavoro? Scommetto che stava blaterando in qualche talk show sull’importanza dell’austerity per la crescita, o di tagliarsi i testicoli per guarire dall’acne.

Credo che questo basti per dare la sufficiente legittimità alla figura di Maria De Filippi per radunare attorno a sè tutta la sinistra vera e radicale che da anni si batte nei territori per un mondo migliore. Sì, perché io la sinistra la voglio prima di tutto popolare, anzi no, la voglio popolana, anzi no, la voglio proprio vajassa.

Se Renzi dice ai suoi di vedere House of Cards per capire come va il mondo, io sogno una direttiva di partito che mi dica di vedere Il bello delle donne.

E poi, parliamoci chiaro, come sarebbe andata l’estenuante trattativa tra la Grecia e i suoi creditori europei se al suo fianco Tsipras avesse avuto Maria al posto di Renzi? Mica sarebbe stata lì a perdere tempo a scrivere hashtag cretini come #staiserenoalexis, #stiamoconlagrecia, #ohscusatelefono, #prontociaoangela, #comediciscusa, #ahok, #nomachedici, #micatwittavosulserio, #okangelaciao, #scusaalexis, #stiamoconlatroika, #estiamonellamerda. Maria avrebbe preso il tuo ministro gnocchissimo Varoufakis e lo avrebbe spedito a fare una esterna con la Merkel a Capri dove, con Obsesion degli Aventura in sottofondo, lei si sarebbe calata le braghe, in ogni senso possibile. Allora sì che ci sarebbe stata la fine dell’austerità, fine delle richieste di riforme strutturali, fine delle insufficienze nelle versioni di greco al classico.

Insomma cara Sinistra, basta farsi del male, con Maria al comando sarà ora di farsi forza. O al massimo di farsi Costantino Vitagliano.

[artwork by aMusoDuro]