L’estate è il momento in cui si riprende coscienza del proprio corpo. Per mesi lo hai tenuto nascosto sotto strati di vestiti con la scusa del freddo, ma con i primi caldi ed i vestiti leggeri il giudizio arriva implacabile: quello che ti guarda dallo specchio non è l’action figure di Jabba the Hutt, bensì ciò che rimane di te. Spaventato da questa visione, tenti di correre ai ripari.

Il primo passo è cominciare a correre.

Prendi i pantaloncini corti che usavi alla scuola calcio (20 anni di stagionatura minimo), la canottiera fucsia che ti ha regalato la tua ragazza, un paio di scarpe da ginnastica con l’autografo di Dorando Pietri e parti per il parco. Dei vigili ti scambiano per un barbone, ammonendoti di lasciare il parco prima del tramonto, ma tu li superi e cominci a correre.

100 metri: comincia il fiatone
200 metri: sembri un mantice, le gambe vanno in fiamme
300 metri: diventi rosso come un semaforo della tangenziale, le ginocchia non ti reggono più
400 metri: ti appoggi ad un albero per vomitare, i polmoni ti escono dalle orecchie.
500 metri: muori, o meglio moriresti se qualcuno non avesse allertato l’unità coronarica.

Tornato a casa decidi di affidarti ad un istruttore professionista e ti iscrivi ad una palestra.

Ti viene fatta una scheda e vieni affidato alle amorevoli cure di un “Trainer”. Il Trainer è un donnino in pantacollant, del peso approssimativo di 40 kg, con un sorriso dolce e lo sguardo rassicurante. Quello che non sai è che varcata la porta della palestra si trasforma come un Gremlins dopo un gavettone. Comincia ad incitarti urlandoti nelle orecchie, ti insulta se ti fermi a metà esercizio, ti costringe a performance degne di un boot camp dei marines. Scappi piangendo nello spogliatoio, disperato e povero (i 4 mesi anticipati che hai pagato non ti verranno mai restituiti), ma ancora non hai perso le speranze di ritrovare una forma decente.

Compri una rivista e ti butti a capofitto sulla prima dieta che trovi. È una dieta dissociata, ma mai come il folle che l’ha concepita. Devi mangiare solo cibo in una certa combinazione cromatica, mai mischiare il verde ed il rosso, il bianco solo a colazione, e se fai il bravo, dopo un mese puoi aggiungere cibi gialli e fucsia.

I giorno di dieta: lo stomaco brontola come un sindacalista a cui tolgono il posto macchina
II giorno di dieta: sei debole, ti trascini al lavoro ma non riesci nemmeno a pigiare i tasti sul PC
III giorno di dieta: sei affamato come una tigre del Bengala, cominci a rosicchiare la scrivania
IV giorno di dieta: muori, o meglio moriresti se non ti praticassero subito una flebo di salsicce e polenta.

Torni a casa e provi l’ultima opzione. Acquisti in una televendita una di quelle macchine ad impulsi che ti promette un corpo perfetto senza doverti alzare dalla poltrona.

Ti ritroveranno all’inizio della prossima estate, ancora in preda agli spasmi. Avrai finalmente i muscoli scolpiti ma a poco ti serviranno, visto che passerai i tre mesi successivi nel reparto terapia intensiva, aspettando di morire, o di essere finalmente riconosciuto come sportivo.

[artwork by aMusoDuro]