Mattinata splendida e con tanto sole, nonostante il freddo.
Il Merda, seduto al computer, stava scrivendo un paio di email aspettando che uscisse il caffè. Aveva fatto per alzarsi dalla sedia, quando si ritrovò disteso lungo il pavimento, caduto a terra, senza rendersene conto.
Scosso per l’incidente, aveva provato a rialzarsi, ma senza successo. Si voltò indietro per capire cosa stesse accadendo e, con sua immensa sorpresa, scoprì di non avere più le gambe. A quel punto provò a gridare, ma oltre alle gambe, non aveva più neanche la voce, l’uso della parola e la capacità di emettere suoni. Il Merda, senza capire come, si era trasformato in un enorme scarafaggio muto.
Cos’era accaduto al suo corpo? Dal pavimento, voltando un po’ la testa a lato, riuscì a leggere l’ora della radiosveglia: le 11 e 15. “Cazzo” – pensò – “è quasi mezzogiorno e ancora non ho aggiornato il mio profilo su Facebook, né scritto il mio primo Tweet. La gente penserà che sono felice, in vacanza o, peggio ancora, non mi penserà proprio”.
Il Merda provò a muoversi per raggiungere di nuovo il computer e porre fine a quel paradosso, ma, per lo sforzo, l’unica cosa che ottenne fu quella di scorreggiare. Il colpo fu talmente forte che, oltre a stupire il Merda stesso, proiettò la puzza in linea retta per milioni di chilometri, fino a farla giungere dall’altra parte della galassia.
Parcheggiata in orbita, a un paio di anni luce da casa del Merda, si trovava, in quel momento, la Morte Nera, a bordo della quale la colonna d’aria giunta improvvisamente dal nulla fu interpretata come una provocazione. Il comandante si preoccupò di inviare subito sul posto una squadra SWAT.
Dopo essersi trasformato in uno scarafaggio muto, incapace di chattare e soffocato dalle sue stesse scorregge, il Merda, adesso, era anche circondato da militari vestiti di nero, incazzati a bestia e venuti chissà da dove. “Siete della Vodafone?” avrebbe voluto domandare, ma capì subito che non si trattava di semplici tecnici venuti in pace.
Il Merda, a quel punto, fu preso da un attacco di panico (perché la morte, piaccia o no, fa paura a tutti) e cominciò ad agitarsi e a ondeggiare, fino ad emettere un nuovo fragoroso boato puzzolente che, questa volta, iniziò a spandersi a raggiera, dissolvendo in un attimo l’intera squadra SWAT.
Sul pavimento, adesso, erano rimaste soltanto delle tute nere vuote.
Stupito dalla scoperta di questa nuova arma di distruzione di massa, il Merda iniziò a provare schifo e terrore di se stesso, ma anche una certa soddisfazione: si era trasformato in un insetto scureggione potentissimo, in grado di distruggere un’intera squadra SWAT proveniente dall’altro lato della galassia. Peccato non essere più in grado di arrivare al computer per dirlo in rete a tutti quanti.
Era questo che lo avviliva, mica il pensiero della morte. Dico, pure il Papa, per dare un senso alla sua esistenza, si era messo a scrivere su twitter. Il Merda, stavolta, era invece costretto a leccare la polvere in silenzio, pur avendo una storia più interessante da raccontare.
Fortunatamente, alle 13.40 (con i suoi consueti 40 minuti di ritardo) arrivò a casa del Merda la donna delle pulizie. Il Merda si sentì sollevato. La tipa avrebbe potuto aiutarlo a rimettersi al computer e, magari, a scattargli 2 o 3 foto per aggiornare i vari social, ma aperta la porta e trovatolo sdraiato sul pavimento, la signora, col fare indifferente di chi ha visto pavimenti messi peggio, esclamò: “Vuole che ripassi più tardi?”.
Il Merda, non riuscendo a rispondere, iniziò ad agitarsi, finendo per lanciare un nuovo boato che, questa volta, polverizzò la povera donna delle pulizie.
Quella giornata, per il Merda, era iniziata davvero peggio del solito.