Sartre accende il computer e scrive due righe sul suo blog. Il post lo intitola «La Nausea». «La Nausea non è in me: io la sento laggiù sul muro, sulle bretelle, dappertutto attorno a me. Fa tutt’uno col caffè, son io che sono in essa». Dopo un’ora arriva il commento del Merda: «Forse hai mangiato pesante ^_^». Segue il secondo: «LOL». Il terzo è un pippone esistenzialista lungo mezza schermata. Il quarto scrive: «Primo!». Dal quinto in poi, siamo ormai fuori tema.

Su twitter, intanto, Mahatma Gandhi scrive: «Dobbiamo fare il miglior uso possibile del tempo libero». Il Merda retwitta e commenta «forze tu che non lavori, ma io non cellò proprio il tempo libero». Entro mezz’ora, quel commento sarà sciacallato dai grammarnazi. Non per il contenuto, ma per gli errori. Di conseguenza, il senso del messaggio del Mahatma Gandhi sarà dimenticato sotto il cumulo d’insulti al Merda.

Anche il Merda sarebbe un grammarnazi, se solo conoscesse la grammatica. Per ora si limita a opinare quello che scrivono gli altri. È felice di lasciare la sua impronta sul web, come un cane che piscia ad ogni angolo della città. Non gli importa l’argomento. È l’azione a renderlo vivo. Inconsapevolmente, partecipa alla convinzione collettiva per cui esprimere il proprio parere, a tutti i costi, sia la vera libertà d’opinione. L’applicazione della democrazia. Come se a Sartre interessasse qualcosa della vostra opinione, come se a voi interessasse qualcosa della Nausea di Sartre. Al massimo vi preme conoscere “la fonte della notizia”, non il suo contenuto. «Siano messi a verbale i link delle stronzate che dico».

Il Merda ne prova piacere ed è convinto di fare felice l’autore del blog. «Occhio a ciò che scrivi, il Merda ti controlla». Questa sicurezza lo porta a disprezzare tutto quello che legge. No, non è un troll. È peggio: è uno convinto di far del bene. La cosa peggiore è che crede anche di essere divertente.

Probabilmente, se avesse un blog, sarebbe un blog “microsatirico”, con schema “titolo di giornale commentato alla Gino Bramieri”. La chiamano satira, ma li capisco: anch’io chiamo “il Merda” letteratura. In breve tempo, quell’ipotetico blog sarebbe più commentato di quello di Sartre. Tanti commenti, tanto onore. In alternativa sarebbe uno di quei blog da MacUser, dove ogni scusa è buona per dire «Il mio Mac”. Non quello di un altro. «Navigavo sul mio Mac quando, all’improvviso, mi son ricordato che dovevo pisciare». È anche questo un modo per attirare l’attenzione. Forse sto esagerando. Magari il Mac lo userebbe per scrivere cose importanti come: «Ho aperto il mio Mac per raccontarvi l’ultimo articolo letto sulla pena di morte». Agli utenti piacciono i blogger sensibili, soprattutto quando navigano con Safari. Il Merda, invece, ha un PC. Sì lo so, ora penserete «Comprati un Mac». Dai retta a Steve Jobs, quello morto per un cancro “hungry” e “foolish”. Passa al Mac. I tuoi commenti ne guadagneranno.