La settimana scorsa, probabilisticamente parlando, è stata piuttosto inusuale. Ovviamente non mi riferisco alla kermesse sanremese, la cui orbita nazionalpopolare non ha subito deviazioni di sorta, bensì a quella serie di fenomeni che ha avuto come protagonisti alcuni oggetti scagliati dal cielo e che, in sfregio all’esatta terminologia, chiameremo pietre, se non addirittura sassi.
La prima sassata è arrivata giusto all’inizio della settimana, da un personaggio da cui non ci saremmo mai aspettati un lancio di tale potenza e portata: il Papa. Benedetto 24esimo ha infatti annunciato, in un latino da farsi rimandare a settembre, le dimissioni da pontefice e da tutte le cariche conseguenti (vescovo di Roma, sovrano del Vaticano, CEO della Chiesa Spa e commissario tecnico della nazionale di calcio dello stato pontificio). Se vi state chiedendo che diavolo c’entra (e centra) Papa Ratzinger con le pietre piovute dal cielo, mi tocca rammentarvi un paio di fatti.
In primis il Papa è – by definition – il successore di Pietro; quel Pietro che fu nominato, proprio dal fondatore del movimento civico in questione, ovvero Gesù, prima pietra della Chiesa. Quindi IF
In secundis il Papa agisce per conto della volontà divina, che per convenzione viene posta in alto nei cieli. Da ciò consegue, coi soliti semplici passaggi intermedi, che le dimissioni papali si configurano come sasso dal cielo: Petrus iactus est.
La seconda sassata, questa volta in forma di meteora, è arrivata qualche giorno dopo e ha quasi preso in pieno la grande madre Russia, precisamente la zona di Chelyabinsk, a sud degli Urali, famosa in tutto il mondo per la produzione di muschi e licheni, nonché per essere meta privilegiata dei tour di Toto Cutugno. Sebbene il sasso in questione non abbia nemmeno lontanamente sfiorato il suolo (il famoso buco nel lago ghiacciato visto sui giornali era in realtà opera di un pescatore di aringhe) e si sia disintegrato a circa 30 km d’altezza, l’onda d’urto provocata dall’esplosione ha mandato in frantumi migliaia di bottiglie di vodka e ha provocato l’acquisto di svariate casse di Dom Pérignon da parte dei vetrai locali.
L’evento meteorico russo ha sollevato tre domande d’importanza capitale:
1 perché negli anni 80 l’apparato militare sovietico riusciva a sapere nel giro di 3 minuti se in un silos missilistico americano stavano anche solo passando la cera ai pavimenti e invece oggi non si accorge di una sassata simile in arrivo?
2 perché agli uragani, agli anticicloni, agli acquazzoni viene dato un nome idiota mentre alle meteore no?
3 visto che il precedente evento paragonabile a quello di Chelyabinsk era stato a Tunguska, in Siberia, nel 1908, perché diavolo la natura ce l’ha tanto con i russi?
(3 bis: c’entra forse la musica che ascoltano in macchina?)
La terza sassata è stata un vero e proprio fallimento, dal punto di vista della mira. Il sasso in questione, l’asteroide denominato 2012 DA14, ha infatti sfiorato la Terra senza colpirla, transitando a circa 27mila kilometri dal nostro pianeta. La pietra spaziale, del diametro approssimativo di 50 metri e a forma di Juventus Stadium, deve aver rinunciato a colpirci nel momento esatto in cui Roberto Giacobbo, dal palco di Sanremo, rassicurava tutti escludendo qualsiasi impatto. Col cinismo di cui è capace solo un enorme sasso che piove dal cielo, l’asteroide 2012 DA14 ha preferito farci soffrire di più, lasciandoci in vita, insieme a Giacobbo.