Dopo la creazione, la cacciata dal Paradiso terrestre, il diluvio universale, Mosè, le 10 tavole ed il digitale terrestre, Dio continua a vedere solo miseria e sofferenza tra gli uomini. Così, per porre rimedio a quella sua prima versione beta del Mondo, decide di mandare suo figlio come salvatore.
Butta giù un programmino in Cobol malamente craccato, lo chiama “Gesù” e lo riempie di funzioni inutili, come la cartella miracoli, il correttore automatico e i giochi in flash. Schiaccia “invio” e qualche cosa va storto. Un virus infernale ha contaminato quell’applicazione e le conseguenze saranno drammatiche.
È il 24 dicembre dell’anno 0, poco prima di mezzanotte. Maria sta a gambe aperte, sanguinante e con l’utero dilatato di almeno 12 centimetri, ma Cristo col cazzo che vuole venir fuori. L’arcangelo Gabriele, improvvisatosi ostetrica grazie a Wikipedia, prova a farla rilassare con le battute di Spinoza, i massaggi vaginali e un CD di Nek. Lei lo manda a fare in culo, a lui e tre quarti del Paradiso e poi lo esorta a infilarsi la capoccia dell’asinello su per il culo, così capirà cosa sta provando lei. Infine, non potendo ancora bestemmiare il Cristo in croce, opta per il Dio porco. Secondo Matteo, è la prima volta che il Signore verrà accostato al suino, mentre per Giovanni c’era già un precedente, dentro l’Arca di Noè e che farà poi giurisprudenza.
A mezzanotte in punto, giorno 25 di dicembre, finalmente il Cristo decide di uscire in tutto il suo splendore. I vagiti riempiono la stalla, ma Giuseppe è già al bar a twittare la lieta notizia e Maria è troppo rincoglionita per capire che qualche cosa è andato storto. Gabriele, infatti, come ha tirato su il bebè per sculacciarlo e mettergli l’aureola sulla testa, si è reso conto che quello non era il Cristo programmato dal Signore. Il pupo, infatti, nonostante la nerchia di proporzioni bibliche (fortemente voluta dal Signore), non è biondo con gli occhi azzurri e soprattutto, non è per un cazzo fotogenico. Il virus, insinuatosi a insaputa di tutti, ha compiuto la sua missione, abortendo il programma “Gesù”, quello di Dio, per sostituirlo con un’altra creatura, figlia del caos: l’uomo medio. Maria, in pratica, ha appena partorito il Merda.
La vita del Merda, con dei genitori che avevano creduto di dover fare il figlio del Salvatore, divenne fin da subito un inferno. Al posto dei Re Magi si presentarono Beppe Grillo, Beppe Severgnini e Bruno Vespa, ognuno con un dono inutile: un post, un tweet e un plastico della grotta. Poco distante, un’immensa folla di follower, il sogno di ogni utente Internet, attendeva l’avvento della pagina del Salvatore. I 15 minuti di notorietà in TV appartengono alla preistoria. Oggi, grazie alla rete, puoi avere direttamente 15 minuti da “Gesù” e mostrare i tuoi seguaci come se fossero un trofeo.
Crescendo, le cose per il Merda non migliorarono. Al corso di nuoto sapeva fare bene tutti gli stili, ma non sapeva camminare sull’acqua. In cucina se la cavava, ma moltiplicare i pani e i pesci era un’altra cosa e poi, cosa peggiore, non sapeva raccontare le parabole. “Uno così” – sospirava il Giuseppe – “al massimo potrà fare il Veltroni della comitiva”. Anche con le donne, le cose andavano malissimo. A parte la Maddalena, che ogni tanto gliela dava, ma solo su Skype, il Gesù-Merda non batteva quasi mai chiodo.
Ai 30 anni, nonostante i 12 apostoli assegnatigli per contratto si fossero smazzati per anni, il Merda non aveva fatto troppi progressi. I follower non erano cresciuti come sperato, le sue parabole erano più pallose e inutili di un post di Adinolfi e risultava simpatico quanto un comizio di Alfano. Per disperazione, Giuda si era pure impiccato. Così, esasperato da tutto quel casino, alla fine il Signore si decise a intervenire e denunciò quell’aborto di figlio alle autorità competenti.
Il Merda fu accusato di plagio. Era il reato più grave in Internet, subito dopo quello di “non citare le fonti di una notizia” e l’accusa di avere dei “bot” come utenti. Come in tutte le democrazie che si rispettino, fu giudicato colpevole senza processo, da un tribunale popolare della rete e nel giro di un click condannato alla crocifissione dei commenti pubblici. In poche ore era già stato insultato dall’intera blogsfera, almeno 2 volte ad account. D’altronde si sa, se vuoi che i follower vengano a te, numerosi, inizia con insultare quotidianamente un VIP.
Tre giorni dopo la sua sepoltura, sulle note di “Stayin’ Alive”, il Merda risorse ma anziché ascendere al cielo, incazzato com’era con il Signore, prima l’invocò, poi l’insultò e alla fine lo rinnegò, cancellandolo per sempre dai suoi contatti.
Il Merda, avendo a sua volta finalmente insultato un VIP, guadagnò milioni di follower e, a differenza del vero Gesù, nonostante fosse il Merda, riuscì anche nell’intento di emanciparsi dal suo stesso creatore.
La giustizia del Merda era così stata compiuta.