Riassunto delle puntate precedenti: nel 1989 cade il Muro di Berlino. Allora Achille Occhetto annuncia alla Bolognina che i tempi sono cambiati e che sperare in un futuro a misura d’uomo è ormai una pretesa realizzabile quanto le fantasie erotiche di un quindicenne. Non avendo più nessuna classe operaia da mandare in paradiso, destra e sinistra hanno cominciato a difendere le stesse cose. I partiti, come da etimologia, hanno smesso di rappresentare gli interessi di una parte, bensì… Ok, adesso dovrei fare un’analisi arguta della degenerazione dei partiti, ma mi vengono fuori solo paralleli scontatissimi con la prostituzione e il sesso orale e io non voglio usare figure retoriche prevedibili come i pompini, quindi userò… dirò… facciamo che mi vedo un porno e mi faccio venire un’idea migliore per parlare di politica in Italia dal 1992 in poi, ok?

Gli italiani quindi si sono ritrovati da allora immersi nel più completo vuoto pneumatico. Nessuno che dicesse più le cose che intimamente pensavano. Naturalmente faccio riferimento a quegli italiani che per farlo usano il cervello, non il colon retto. Per questi qui l’offerta politica è sempre andata da 1 al numero di follower farlocchi di Jovanotti su twitter. Per tutti gli altri non è stato mai bello tornare a casa dalla Festa dell’Unità per cose come l’incontro/dibattito La socialdemocrazia europea e le nuove frontiere del fare schifo, magari per vedere i propri parlamentari dire ai presenti di farsene una ragione una volta per tutte: per l’Italia è fondamentale far costruire in subappalto treni ad alta velocità, alimentati da inceneritori di amianto costruiti accanto agli asili nido.

Così, in un’epoca tanto invischiata in questa gelatina bituminosa di conformismo, è capitato che appena qualcuno da un palco, in una canzone o in un’intervista sussurrasse due cosucce sull’ambiente o la mafia subito venisse eletto al rango di santo patrono dal popolo. Per anni, schiere di artisti, intellettuali e magistrati sono stati considerati dagli italiani progressisti un po’ come i sessantaquattresimi discendenti della Divina Scuola dell’Hokuto di Pertini: eroi solitari senza macchia e senza paura, pronti a trarre in salvo gli inermi cittadini in balia dei punk cattivi degli altri partiti che gli avevano invaso il villaggio lasciando solo morte, distruzione, villette a schiera, rotatorie e diciotto nuovi centri commerciali.

In virtù di ciò, comici che avrebbero finito la carriera esibendosi in provincia alla sagra dell’aborto clandestino si sono ritrovati a discernere della costituzione con Scalfari dopo essersela studiata sui Baci Perugina; cantanti, il cui unico destino era ricicciare il proprio repertorio in qualche programma nostalgia tipo Forte forte forte voglia di morire, ora invece duettavano con Marco Travaglio; giudici che al massimo avrebbero continuato a dirimere dispute condominiali ora firmavano copie del loro libro di ricette natalizie antimafia. Questo team di supereroi del bene comune è stato per anni chiamato società civile ed è sembrato la panacea per tutti i mali dell’Italia.

Il problema è che i primi a crederlo sono stati loro stessi. Abbiamo quindi in questo modo riempito i municipi di sindaci di rottura con il passato che a fine mandato hanno solo rotto le palle. Ci siamo visti davanti agli occhi candidati alle elezioni regionali pronti a tutto pur di salvare la loro terra dalle grinfie del malaffare, tranne ricordarsi di farsi la residenza giusta. Abbiamo visto senatori dimettersi indignati perché nessuno nel governo appoggiava la loro proposta di legge per rendere obbligatoria la pace nel mondo, o per far trasferire tutto il popolo tibetano in Molise.

Tuttavia nulla riesce a fare desistere queste soubrette del bene comune dal continuare a lottare in nome della Giustizia. Non è tenacia, è che semplicemente non è facile tornare ad essere persone quando per anni si è stati dei guru. Possiamo prendere e sfogliare tutti i numeri di Cosmopolitan che vogliamo, ma non troveremo mai una dieta per far dimagrire un ego che non riesce più a passare dalle porte. Questo spiega la quantità di ridicolo non dico sfiorata, ma proprio centrata con la macchina da parte di personaggi un tempo stimabili.

Gli esempi sono tanti e deprimenti. Per esempio io mi trovo a vivere in una regione, la Sicilia, dove l’assessore alla sanità è un’esponente della società civile, Lucia Borsellino, la figlia del giudice Paolo, quindi secondo il sentire comune in possesso anche lei dei poteri magici che il padre usava contro i cattivi. Di fronte all’ennesimo caso di malasanità in Sicilia si è detta basita: nessuno mi aveva mai detto che ci fosse la sanità in Sicilia, indagherò personalmente! ha asserito.

O come dimenticare Roberto Saviano? Saviano è il profeta dell’antimafia militante e di ogni aspirante giornalista investigativo. Quest’ultimo ha sempre quasi trent’anni, quasi niente in banca e scrive per testate online tipo noncicacanessuno.com, seguendo pedissequamente le lezioni del suo idolo: redarre cioè dolenti articolesse rigorosamente in prima persona, manco fosse il diario di una tredicenne, infarcendole di inutili lirismi pseudo-letterari, come per esempio questa terra è troppo agra perché un sogno possa essere inseguito dalle giovani gambe di un uomo, oppure difficile dire in questa terra dove si tracci il confine tra la normalità e l’inferno e altre amenità. Benissimo, Saviano ora farà sfoggio della sua sintassi come… giudice di Amici di Maria de Filippi. Tutto questo è talmente sfacciato che sopravanza qualsiasi mio tentativo di dire qualcosa di crudele. Dico solo che in un paese dove vige la meritocrazia questo onore sarebbe andato a Cristina D’Avena. Cos’ha Saviano che Lei non ha nel giudicare terroni canterini che usano i talent come ultima chance occupazionale prima di darsi allo spaccio?

Infine lei, la sacerdotessa dell’impegno civile: Sabina Guzzanti. Paladina della Giustizia con varie stimmate di santità, ha scoperto, grazie all’aiuto di agronomi esperti come i Sud Sound System, che la moria degli ulivi nel Salento è stata causata da un batterio creato in laboratorio in Brasile. Tutto ciò è stato fatto per eliminare gli alberi secolari e sostituirli con ballerine di samba transgeniche. La prova regina è data dal fatto che il nome del batterio, Xylella, è l’anagramma di Allelyx, una società sudamericana controllata dalla Monsanto. Non penso avrò mai il coraggio di rivelare al mondo che Allelyx è anche il nome che una mia amica ha dato da ubriaca alla sua tartaruga, ma questo conferma la mia teoria sul fatto che le tartarughe sono creature malvagie.

Tutto questo lo dico semplicemente per dimostrare che non basta un artista che non butta la cartacce per terra per mutare le cose. Ci vuole prima di tutto una visione di insieme prettamente alternativa da cui far scaturire idee radicali di cambiamento. Se poi però si vuole insistere con l’epica salvifica del supereroe, bè, almeno leggetevi prima Watchmen dove tutti i difensori della gente sono paranoici, fascistoidi, complottisti, sessualmente repressi e poi dite a Casaleggio di pagare i diritti ad Alan Moore.

[artwork by aMusoDuro]