Vendere, pure qui a Rimini, è sempre più dura. Vi fu un tempo, qui in riviera, in cui se litigavi con tua moglie e le tiravi una ciabatta ma la mancavi, qualcuno l’aveva comprata prima che atterrasse (“acquisto di prima”). Delle volte, anche se la ciabattata pigliava in pieno la tua signora e cadeva a perpendicolo, non toccava il suolo poiché regolarmente acquistata (“acquisto di seconda”). Io, naturalmente, in quei tempi in cui succedeva e in cui “marocchino” veniva definito chiunque fosse nato da Riccione in giù, avevo pochi anni, facevo i castelli di sabbia ascoltando i Culture Club diffusi dalle motonavi e non vendevo ancora niente a nessuno. Dato che però posseggo un innato talento a saltare sul carro del perdente, in piena crisi decido di aprire bottega e provare a fare onesto commercio, venendo a contatto col Turista del secondo anno della seconda decade del secondo millennio. Roba che probabilmente è di una tale simbologia numerica che i Maya in confronto sono Frate Indovino, ad avere voglia di andarsela a cercare e/o aver avuto una madre che fumava un sacco di erba in gravidanza.

TEDESCHI

I tedeschi si stupiscono un sacco, se non parli tedesco. Penso considerino Rimini tipo l’Argentina alla fine degli anni ’40. Qui fanno cose e sono di un rumoroso che se ci provo io a cinquanta metri dalla loro frontiera, mi rinchiudono a vita in un comò. Sono pochi e non gli piace quello che vendo. L’eccezione che conferma la regola, paga senza fare una piega. Sono molto contenti, se non gli trombi la moglie e/o la figlia.

RUSSI

I russi che riescono a sfuggire al tranello aereo-pullmann-centri commerciali e arrivano addirittura fino a qui, di fronte al mare, non parlano nessuna lingua straniera. Non parlano proprio. Ti considerano parte dell’arredamento del negozio e non gli devi rivolgere la parola, se no vanno via. Arrivano alla cassa con quello che vogliono, non trattano, aprono portafogli che sembrano contenere il deposito di Zio Paperone e se ne vanno silenti. Fanno così con tutti, non è che io somiglio a qualcuno del Kgb, ho chiesto.

FRANCESI

I francesi sono molto contenti quando scoprono di avere di fronte una persona educata, di gusto e che non cerca ogni trenta secondo di broccolargli la moglie. Lo so che sembra satira mainstream (“Cacca! Non toccare! Ti sporchi!”), ma i francesi sono davvero contenti di trovare un italiano che non sia un piccolo Berlusconi. Non che Berlusconi non sia piccolo. Di non trovarsi di fronte un Berlusconi piccolo piccolo, ecco. Comprano e non trattano.

SVIZZERI

Gli svizzeri parlano italiano come se avessero un pezzo dei Lego in bocca, tranne quelli che parlano francese, che sembrano francesi, e quelli che parlano tedesco, che più che parlare sembra che mastichino dei gusci di noce. Tipo i tedeschi. Io all’inizio pensavo fossero inviati dalla malavita per riciclare denaro, perché comprano un sacco senza che gli si debba spiegare o illustrare nulla. Poi viene fuori che la roba che ho io la vendono anche in Svizzera ma costa il doppio. Svizzeri. E’ più forte di loro; i soldi gli saltano in tasca.

ITALIANI

Gli italiani, dipende.

(continua)