La felicità dipende da quelli che ti stanno vicino? Non lo so, ma se Internet è down, non ti restano molte alternative.

Il Merda ha scoperto che il router, prima o poi, muore. Di solito non c’è una spiegazione logica, ma i suoi circuiti sono stati realizzati per avere un inizio, uno sviluppo e una fine. I router, tecnicamente, potrebbero considerarsi degli esseri viventi:

regno Animalia
subphylum Vertebrata
classe Electrica
ordine Router
specie NetGear.

In realtà non è così, perché non sono in grado di riprodursi da soli, ma questa è anche una caratteristica peculiare del Merda. Lui e quelli come lui si accoppiano solo per piacere, non per riprodursi, ma per qualche strana ragione, continuano ugualmente a proliferare.

Router rotto, niente internet. Il caffè, questa volta, il Merda se lo beve guardando fuori dalla finestra. Un paio di volte ha l’impulso di andare al computer e controllare l’email. Fa due passi, realizza e rinuncia, torna indietro e si mette a fissare di nuovo la strada. Siamo alla prima fase dell’offline forzato (una situazione che potrebbe già creare danni permanenti alla corteccia cerebrale).

Recenti studi hanno dimostrato che dopo 72 ore di isolamente forzato fa internet, il 45% delle persone mostra disturbi della personalità, il 25% realizza l’entità del suo partner e lo lascia, il 18% torna a comprare i giornali (anche in assenza di edicole), l’8% arriva prima a lavoro pur di connettersi nuovamente alla rete, mentre il restante 4% si riduce ad annotare le targhe delle macchine che gli passano sotto casa.

Intendiamoci, annotare le targhe o seguire Lia Cei su twitter sono attività equivalenti, ma la seconda opzione è socialmente accettata.

Caffè finito, niente targhe d’automobili, niente email, una decina di libri sullo scaffale in alto (ma al Merda non va di prendere la scala). Per informarsi su quel che accade nel mondo, il Merda opta per la TV e il televideo. Osserva disgustato quella grafica da Pac-Man, l’impaginazione da film di fantascienza anni ’50, i colori primari (neanche fosse stato pensato per utenti sotto i 2 anni) e lo spegne. Si sdraia sul letto e inizia a fissare il soffitto, catatonico. È entrato nella fase due dell’offline forzato.

Il Merda ora piange perché ha preso coscienza della sua solitudine: totale, profonda, irreversibile. È solo e sperduto, come un sopravvissuto a un disastro nucleare, in un mondo disabitato. L’ultimo concorrente dentro la casa del Grande Fratello, un utente seguito da soli bot, un naufrago su un’isola deserta. Come Tom Hanks in Cast Away, il Merda inizia a parlare con lo schermo del suo PC: “Ehi, Toshiba, come stai oggi?”. Con un pennarello nero ci disegna sopra la pagina di Google, e sulla barra di ricerca aggiunge “riparare router”. Clicca invio, sospira e torna di nuovo a piangere. È la terza fase dell’offline forzato.

Il Merda ha la sensazione di non conoscere più il mondo esterno. Cosa lo aspetta, ora? Magari è finalmente iniziata una rivoluzione, o forse si è insediato il nuovo governo di Beppe Grillo e l’Euro è stato abrogato (così, adesso, non può più neanche comprarsi un nuovo router). È la quarta fase dell’offline forzato, la più pericolosa. Bloccato davanti allo schermo del PC (come sempre, certo, ma senza idee su come buttare via il tempo), rimane inerme, fino a quando, a sorpresa, sente suonare il campanello di casa.

Il Merda si alza di scatto e corre ad aprire la porta. Sull’uscio incontra il nuovo vicino di casa. No, non è nudo, non è una donna e non ha un router in mano da offrirgli.

È un tedesco: biondo cenere tendente al rosso, alto, carnagione chiara, ma non troppo, barba di 2-3 giorni, occhi blu, sorriso ampio, vestito come uno che ha appena traslocato. Aspetta che il Merda finisca di fissarlo e gli chiede: “Salve, sono il nuovo vicino, Jakob Lang. Volevo chiederle se ha una connessione Internet e se possiamo condividerla”. Il Merda non capisce. Il suo vicino vorrebbe connettersi a Internet usando il suo router? (è rotto, certo, ma è pur sempre il suo!). Balbetta qualcosa sull’impossibilità di collegarsi al mondo, sulla rivoluzione, sull’importanza che oggi ha il web, sull’astinenza da posta elettronica, sui router di una volta che non si rompevano mai. E poi vorrebbe aggiungere che è contrario a dividere Internet con il vicino, ma nemmeno il tempo di finire di pensarlo che il tedesco gli sta già indicando il router lampeggiante, come a dire “Guarda, funziona!”. Il Merda resta pietrificato. Ci mette un po’ a capire il miracolo del router resuscitato. Entra così nella quinta ed ultima fase dell’offline forzato: quando pensi che sia possibile rifarsi una vita senza Internet e il router ritorna per magia a funzionare.

Felice, accetta subito di condividere la flat. Se necessario anche la casa, purché adesso il vicino vada via e lo lasci in pace con la sua connessione.

Il Merda accende il computer e, recitando tra i denti “Toshiba, Toshiba”, pulisce lo schermo con un gomito, apre twitter e felice aggiorna tutti: “Mi siete mancati!”.