Riassunto della puntata precedente: del Viakal scaduto in una ferita rende il protagonista del racconto una specie di supereroe sensitivo che riesce a percepire informazioni e sensazioni delle cose e delle persone solo toccandole, anche in foto va bene. Sfoglia una rivista di gossip e gli si apre un mondo, ma questo lo vedremo in questa puntata, dove si trova a passare le dita sulle pagine e scopre che le lettere, le parole, non gli dicono nulla a parte il nome e modello della stampante, sono le immagini a ridondargli il cervello. Con estrema attenzione gira i fogli tenendo il lembo, se solo toccasse una foto si ritroverebbe proiettato nel mondo che la foto ritrae. Si sofferma sul primo articolo: William e Kate d’Inghilterra ci parlano del loro figlio, George. William tiene in braccio un cane, comincia da lui, dal cane. Accarezza con l’indice il muso e immediatamente percepisce i suoi pensieri, quelli del cane: “Pappa, pappa, pappa, devo fare la cacca, pappa, pappa, pappa, cacca, pappa, pappa, voglio fare la cacca, pappa, pappa, toh, un piccione, andiamo a giocare col piccione, cacca…”.  Niente di speciale, in fondo è un cane, che pensieri potrebbe avere un cane? Passa le dita sul piccolo George: “Pappa, pappa, tetta, pappa, tetta, pappa, pappa, pappa, tetta, voglio la tetta, cacca, cacca, tetta, cacca, pappa”.  Anche il piccolo ha pensieri limitati, sono le sole cose che conosce, doveva aspettarselo. Passa la mano su Kate, questa volta è diverso, può sentire cosa prova una mamma. Per quanto davanti a una macchina fotografica, con un sorriso quasi obbligato, quello che lei prova in quel momento è di una bellezza tale da non poterla quasi descrivere, lei ama quel bambino, il solo tenerlo in braccio sembra trasmetterle un orgasmo psichedelico, morboso. Stacca le dita dalla foto, le passa sul volto felice di William: anche qui, percepire cosa prova un padre, i suoi pensieri, è qualcosa di travolgente: “Pappa, pappa, cacca, mi scappa la cacca, toh, un piccione, gli sparerei fosse un fagiano, o una volpe, ma mi scappa la cacca, ho fame e devo fare la cacca, fanculo a ‘ste foto ufficiali, cacca”.

Il nostro supereroe sfoglia la rivista, trova il solito articolo settimanale su Padre Pio. Ogni settimana, su qualsiasi rivista di gossip, c’è un’avventura di Padre Pio: “Padre Pio mi ha salvato dalla polmonite, mi è apparso in sogno e mi ha dato la ricetta degli antibiotici. Il farmacista era incredulo!!!” –  “10 anni fa Padre Pio mi ha aiutato a partorire, guardando mio figlio ancora vedo il Santo Padre Pio con le orecchie del mio neonato che gli escono dai palmi della mano!” – “Padre Pio mi ha aiutato a smettere di fumare, mi ha fatto venire un tumore ai polmoni. Grazie Padre Pio!”.

Il protagonista di cuesto racconto autobiografico sta per toccare l’immagine di Padre Pio, la solita, quella che conoscete tutti, quella in attegiamento beneaugurante con il sorriso buono e la mano con le stigmate che ci benedice tutti, quando una ragazza gli urta il gomito, provocandogli un forte dolore, no fisico, più emotivo. La ragazza si scuso, lui le legge dentro una vita di soferenza, la guarda, a gli ochi lucidi, come se avrebbe appena pianto. lui v orebbe dirgli che non fa nulla, che vorebbe aiutarla, ma si rende conto di nn avere più voce, non un suono riesce a emetere. Forse è un effeto colaterale, forse i poteri dati dal dal liquido scaduto hanno un effeto collatterale. Riesce a legere le cose, le persone, ma no più a parlare e scrivere. Forse e, come si dice… degenerattivo…

Inoltre, il protagonista, che scrive il raconto in prima persona, scopre di no esere capace a fare i riassunti de le puntate precedenti. Ah. Spoiler Alert: è già morto subito all’inizio.

(continua…)