Come recita l’Introduzione della Guida galattica per gli autostoppisti, «Lo spazio è vasto. Veramente vasto. Non riuscireste mai a credere quanto enormemente incredibilmente spaventosamente vasto esso sia. Voglio dire, magari voi pensate che andare fino alla vostra farmacia sia un bel tratto di strada, ma quel tratto di strada è una bazzecola in confronto allo spazio». Bisogna ammettere che per essere un libro cotenuto a sua volta in un libro dallo stesso titolo (sì, potevo scrivere che si tratta di uno pseudobiblion, poi però sareste andati a cercarlo su Wikipedia, e lì avreste cliccato qua e là qualche link − lo so che le cose vanno così − e dopo un po’ di girovagare sareste finiti sulla pagina di una malattia rarissima, ne avreste accusato tutti i sintomi, e non sareste più tornati qui a finire di leggere, perché il medico, che avete avvertito con solerzia, vi aspetta), si diceva, questo pseudobiblion (ecco) di ragione ne ha da vendere. Sì perché l’universo è davvero enorme. Al punto che se anche provaste a inventarvi quant’è grande, esagerando al massimo della vostra immaginazione, probabilmente sbagliereste per difetto, e non di poco.

E in tutto questo, cos’abbiamo fatto noi scimmie spelacchiate? Ci siamo inventati l’antropocentrismo. Ovvero: l’uomo è al centro dell’universo. Che uno lì per lì ci resta anche male, oppure non capisce: l’uomo è al centro dell’universo, ma l’uomo quale? L’uomo chi? Io? Al centro dell’universo? E non me l’ha detto nessuno? Se sapevo mi vestivo un po’ più ricercato. Poi, piano piano – ma piano eh – ci si arriva. L’uomo, la specie uomo, è al centro dell’universo.

Qualcuno potrebbe dire: ma sì, dài, siamo al centro nel senso della posizione fisico-geometrica. Siam nel mezzo. Che c’è di male? Hanno fatto i calcoli, è risultato così. D’altronde − l’hanno detto gli astronomi, no? − l’universo è in espansione, tutte le galassie che vediamo, oltre che un po’ più rosse del normale, si allontanano, quindi al centro ci siamo noi. CVD! E invece no. Perché gli astronomi hanno detto che se prendi un palloncino, ci disegni sopra dei puntini sparsi, e poi lo gonfi, vedrai che tutti i puntini si allontanano da tutti gli altri puntini, e siccome noi abitiamo sulla superficie di un palloncino (se siete in città state proprio sul puntino, se siete in provincia gli siete più o meno vicini), allora quella dell’essere al centro è solo un’illusione. Quella sensazione di terrore, invece, come se tutto stesse per esplodere, quella sì che è reale.

L’antropocentrismo perciò non si limita al dove siamo; si espande, come e quanto l’universo, al chi siamo, quanto siamo, quanto siamo fighi, siamo i migliori, per arrivare spavaldamente là, all’«io so’ io e voi non siete un cazzo». È una supremazia fisica, geometrica, morale, e in definitiva ontologica. L’universo è stato costruito per noi. Anzi, l’universo siamo noi. Anzi, se controlliamo bene, e tiriamo fuori i progetti, mi sa proprio che l’universo l’abbiamo fatto noi.

Ora, a parte il fregarsene altamente di qualcosa come 3-5 milioni di specie che vivono sul nostro stesso pianeta e che potrebbero parimenti affermare di essere loro al centro dell’universo, c’è da dire che la visione antropocentrica ha sempre avuto la fortuna di poter chiedere orgogliosamente, ottenendo ogni volta in risposta mugugni e fughe in lacrime: se non siamo noi al centro dell’universo, allora chi c’è? La vita è tutta qui sulla Terra, noi la dominiamo, we are the champions. Finalmente però, le cose iniziano a cambiare.

Le missioni spaziali, nonostante gli antropocentristi kamikaze che hanno cercato di ostacolarle, ci stanno portando a scoprire nuovi mondi, mondi in cui non è così assurdo pensare che si sia sviluppata la vita. Che sia un batterio fossile ed esodato oppure una forma di plasma-energia con QI di 1701 e che piega lo spaziotempo per hobby, questo poco importa: l’antropocentrismo è a un passo dal tritarifiuti. Siam qui, ci teniamo a esserci, e quando c’impegnano facciamo anche progressi, ma visto tutto lo spazio che c’è là fuori, è il caso di mettersi in testa una cosa: non siamo poi così importanti. Adesso però, non fatevi prendere dal panico.