L’equivoco è stato chiarito tempo fa persino in certi quartieri periferici di Belluno, ma è bene ribadire il concetto a beneficio di eventuali alieni: ‘sticazzi, espressione romanesca per anni travisata, ha un significato ben diverso da “minchia!”, “fantastico!” o “massimo rispetto!”, e non è neppure l’equivalente raffinato di “doppia libidine coi fiocchi”. Vuol dire “chissenefrega”. La divulgazione di tale verità avrebbe potuto generare constatazioni come questa: “Ah, mi stai dunque dicendo che ‘sticazzi ha codesto significato? E ‘sticazzi!”. Sarebbe finita lì, senza troppi danni per la convivenza civile. Invece è andata diversamente: l’esatta collocazione semantica dello ‘sticazzi ha causato la sua penetrazione nella coscienza collettiva peninsulare. E la situazione è precipitata.

Il cosiddetto sticazzismo, veicolato da intellettuali che strizzano l’occhio alla cultura pop, si è imposto come status symbol. Trafficando su Bing alla ricerca di filmati porno amatoriali ho trovato addirittura tutorial e manuali d’istruzioni per sticazzisti. Poi sono uscito di casa, ho promesso a me stesso di non usare mai più Bing al posto di Google, e mi sono sfondato di superalcolici in un bar, per affogare una partecipazione emotiva mai sopita e ormai diventata sovversiva, da nascondere con prontezza. Perché l’esibizione di indifferenza, essenza dello ‘sticazzi di ultima generazione, è un’irrinunciabile forma di autoaffermazione alla portata di tutti, a differenza delle macchine sportive. Col tempo, infatti, il chissenefrega si è ammantato di ostentazione, soprattutto sui social network. Tutto il mondo deve sapere che te ne fotti di qualcosa in maniera reiterata, dirompente e prometeica. Nel fottertene devi essere ostinato e competitivo: la potenza del tuo ‘sticazzi non ammette eguali, e guai a chi rilancia con la variante siffrediana ‘stigrancazzi, tanto per ridimensionarti.

Gli eccessi, in questo campo, sono tutt’altro che rari. Si narra di persone denunciate per stalking perché molestavano giovani donne con l’intento di manifestare disinteresse morboso nei loro confronti: “Sai cosa penso di te? E ‘sticazzi. Ti posso assicurare che una strafiga con un culo perfetto come il tuo non me la scoperei mai! Ho detto che non voglio ripercorrere filologicamente l’intero Kamasutra con te, e basta con questa storia! No, davvero, sento il dovere di non essere frainteso: ‘sticazzi! Pronto? Sono ancora io: a scanso di equivoci, volevo dirti ‘sticazzi! Ma perché non rispondi mai? Fottuta stronza!”.

Aberrazioni a parte, lo ‘sticazzi imperante non è semplicemente un’altra favola della volpe e l’uva. C’è dell’altro. Qui la volpe usa il megafono e soffre di una distorsione cognitiva che la porta a immaginare la standing ovation di una folla in delirio: “Wow! Vogliamo davvero complimentarci: il tuo mastodontico disinteresse per le sorti della famiglia reale inglese è stato da pelle d’oca. Rischiamo una recrudescenza della sindrome di Stendhal. Ti va di concedere il bis a proposito della relazione tra Gianluigi Buffon e Ilaria D’Amico? Sta per partire la ola dei tuoi fan!”. E pensare che allo ‘sticazzi non richiesto che hai sentito il bisogno di esternare, nella maggior parte dei casi corrisponde il caro, vecchio e soprattutto silente chissenefrega del mondo in ascolto.

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