Io, a scrivere, tante di quelle volte Che schifo, io, a scrivere!

Che, in voialtrese, vorrebbe dire che quando rileggo delle cose che ho scritto nel tempo, un po’ qua e un po’ là, spesso penso che sono parecchio brutte. Delle volte perché lo sono oggettivamente, altre perché scrivere è un po’ come studiare: più lo fai e più ti rendi conto che non ne sai quanto ne vorresti sapere, che c’è ancora tantissimo da fare, che non c’è traguardo. Per non parlare delle due sontuose palle che fanno gli scritti di chi scrive sullo scrivere. Tipo questo.

Ma veniamo al succo del nocciolo. Al posto di quello che state leggendo, ci doveva essere un post così composto, per sommi temi:

  • Sallusti è bravissimo a tenere su di sé l’attenzione mediatica, la quale è fondamentale se si ha a che fare con presunte ingiustizie (fossero stati inquadrati da delle telecamere, Cucchi e Aldrovandi starebbero ancora calpestando questo misero mondo. Se un pestaggio a un corteo non è ripreso da un obiettivo, non ci sarebbe problema e non si alzerebbero voci, proteste e richieste di numero identificativo);
  • Berlusconi ha preso la palla al balzo per dichiarare come improrogabile una riforma della giustizia, dimostrando ancora una volta di essere volto al bene comune e non a cincischiare su ammennicoli tipo una nuova legge elettorale, possibilmente meno suina della presente;
  • Sallusti è evaso dopo averlo annunciato. Inserire facile battuta a piacere sul fatto che evadere dovrebbe essere un Diritto riconosciuto dalla Convezione di Ginevra, se ti danno i domiciliari dove abita la Santanché, la quale nasce Garnero ma mantiene dopo il divorzio il cognome dell’ex marito, chirurgo plastico. (Su questo non fare nessuna battuta. Troppo facile. E’ lo stesso se somiglia a Michael Jackson. NdA);
  • C’è differenza tra la Diffamazione e il Reato d’opinione, infatti secondo me Voltaire (“Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.”) si sta talmente rivoltando nella tomba che lo possono usare per scavare i tunnel della metropolitana. Per non parlare di come si sta rivoltando nella tomba Evelyn Beatrice Hall, che per prima ha usato queste parole, attribuite spessissimo a Voltaire, e la cui salma – a questo punto – penso si possa usare per cercare il petrolio.
  • Regalate a quelli del Giornale un telefono cellulare, che non han visto che la notizia era una bufala perché non sono abbonati all’ANSA e non conoscono nessuno che gli possa telefonare per dirglielo. Si vede che non gli si può mandare neanche una mail. O un fax. La telescrivente funziona? C’è un telegrafo qui vicino. Piccione viaggiatore? Ah, l’ultimo deve averlo mangiato Renfield, capisco.
  • Scegliersi “Dreyfus” come pseudonimo secondo me è un capolavoro supponenza ammantato di vittimismo. E comunque al deputato PDL Renato Farina, a parte la pubblicazione di falsi dossier su Prodi alla vigilia delle elezioni e la condanna per favoreggiamento, la Cassazione ha annullato la radiazione dall’Ordine dei Giornalisti perché si era già dimesso. Che è un po’ come capire che la morosa ti sta per mollare e dirle “Non sei tu che mi lasci, sono io che me ne vado!”. Lasciamo perdere anche la condanna con rito abbreviato per il reato di Falso in atto pubblico rimediata per essersi fatto accompagnare in carcere a trovare Lele Mora da un aspirante tronista.

Allora, insomma, vado a rileggermi l’articolo originale di Renato “Dreyfus” Farina citofonare Santanché-Sallusti, qui, e lo ritrovo come lo ricordavo: la non veridicità, il tono deamicisiano, la supponenza straripante nel leggere gli altrui sordidi pensieri e intenzioni, il moralismo esibito, un rispetto per la vita tale da ventilare ipoteticamente la pena di morte per genitori, ginecologo e il giudice, idealmente colpevoli prima di ogni grado di giudizio (il Garantismo, nella prosa di Dreyfus, è come il Portiere Volante: una regola che si applica a seconda delle condizioni di gioco). Ma c’è una cosa che mi ha distratto e non mi ha fatto scrivere ciò che mi ero prefissato: secondo me è scritto in modo pedestre, lacrimo sangue a rileggerlo, mi sembra già di far meno schifo io.

Grazie, Dreyfus, ti rileggerò quando mi intristisco per come scrivo.

Ma questa è solo la mia libera opinione.