Se lo chiamano vecchio continente non è perché fu il primo ad abbandonare la Pangea in cerca d’indipendenza e nuove placche da frequentare. Gli altri continenti geologicamente sono antichi quanto il nostro, però i loro milioni di anni se li portano meglio. La differenza sta nel vissuto. Lo chiamano vecchio perché ne ha viste tante. Sarà per la posizione, o per il clima, o perché la storiografia occidentale ha riempito i manuali con la storia che siamo sempre stati il centro del mondo, fatto sta che siamo sempre stati il centro del mondo.

Questa centralità ci ha offerto e ci offre anche oggi parecchi vantaggi. Abbiamo accumulato così tanta arte e così tanta cultura da potercele rivendere per i prossimi due millenni, anche a prezzi fortemente scontati. Per quel che riguarda l’enogastronomia continuiamo a insegnare a mangiare e bere bene a mezzo mondo, oltre che a pagare il coperto. E sebbene in alcuni campi, come l’industria o la ricerca scientifica, da un po’ di tempo a questa parte abbiamo perso il primato, c’è un settore dove noi del vecchio continente non temiamo rivali: la guerra.

Nel corso dei secoli abbiamo organizzato e ospitato così tanti conflitti da renderci maestri assoluti dell’arte della guerra. Altro che Sun Tzu.

Dal punto di vista bellico abbiamo un bagaglio inarrivabile. Tutte le guerre che si sono succedute nell’arco degli ultimi due millenni nel resto del mondo noi le abbiamo avute, per quantità, in un solo secolo qualunque degli ultimi venti. E per quel che riguarda la qualità, le nostre sono state parecchio migliori. Non è un caso se i due più grandi conflitti della storia umana, la Prima e la Seconda guerra mondiale, abbiano avuto origine e sede in Europa, con piccole filiali in Africa e Asia, giusto per accontentare tutti.

Non c’è niente da fare, quando si tratta di guerra noi europei siamo i migliori. Hai voglia gli americani a dire che sono una superpotenza con un complesso militare-industriale senza eguali: di guerre serie non ne hanno mai ospitate (la loro guerra civile è paragonabile a un paio di giorni della guerra polacco-moldava del 1497), in quelle mondiali sono arrivati sempre in colpevole ritardo, e adesso, quando gli serve una guerra, la organizzano dall’altra parte del mondo, di solito in Medio Oriente, dove comunque basta tirare un raudo o dire porcatroia troppo forte per dare il via a un conflitto decennale.

Nonostante i tanti tentativi d’imitazione la guerra Made in Europe è sempre la più apprezzata al mondo. Lo stile e l’atmosfera delle nostre guerre è il prodotto di un istinto guerrafondaio che la storia ci riconosce. Abbiamo sperimentato ogni genere di conflitto, attuato qualsiasi strategia e tattica, utilizzato ogni tipo di arma disponibile (escluso quelle nucleari, ma quella non è guerra, è mutua distruzione: la guerra invece è fatta per concludersi con una pace, ricostruire, e prepararsi a una nuova guerra, e via così). Siamo maghi del casus belli, artigiani d’intese, patti e alleanze. Dateci trincee, linee fortificate, tessere annonarie, rifugi antiaerei, bombardamenti a tappeto, divise, comunicazioni in codice, prigionieri, colonne di carri armati e saremo perfettamente a nostro agio.

E adesso, dopo tanti anni di noioso far niente (se si esclude qualche conflitto da hobbista o scaramucce locali), così distanti da quel 1945 in cui si concluse la nostra opera più grande, adesso che si apre uno spiraglio di speranza per un conflitto serio e eurocentrico, ora che le economie sono di nuovo a terra, i popoli delusi, nevrotici, vogliosi di rinnovamento, ora che le condizioni ci sono tutte, non possiamo farci sfuggire l’occasione. L’Ucraina può spalancarci le porte per una nuova gigantesca impresa bellica. Gli attori di rilievo ci sono, le posizioni già definite, i mezzi non mancano, le minacce all’ordine del giorno, i media schierati, l’opinione pubblica boccalona. Da qui in poi è tutto in discesa, basta organizzarsi. Basta crederci!

L’ora fatale è alle porte! Oh Ares, figlio di Zeus, che da millenni vegli su di noi, armandoci il pugno, fa che i negoziati falliscano, che le sanzioni acuiscano, che la ragione distolga lo sguardo e le furie percorrano gli altipiani. Dacci un nemico, facci nemico. Siam pronti! Che la guerra sia!

Sennò, davvero, non sappiamo che pesci pigliare.

[artwork by aMusoDuro]