Non so se l’avete sentito dire, però a breve in Italia si terranno le elezioni politiche. Le date dovrebbero essere quelle del 24 e 25 febbraio, anche se non si è ancora ben capito se siano o meno definitive. Comunque è già qualcosa: potevano decidere per il 30 e il 31, dello stesso mese. Quello che è certo è che torneremo alle urne usando ancora una volta l’ormai famigerato porcellum, legge elettorale che è risultata vincitrice del Campionato mondiale di barzellette del 2006, tenutosi a Osaka, dopo una finale al fulmicotone con una barzelletta americana sulla barba dei rabbini.
Che il sistema elettorale del porcellum sia un buon strumento di espressione della volontà popolare quanto un attacco nucleare lo è della radioattività dell’uranio ormai è stato ampiamente dimostrato, com’è stato provato che, in determinate circostanze, abbia la naturale tendenza a creare sottili paradossi, tipo far vincere gli sconfitti. È perciò inutile e noioso dilungarsi in critiche. Più interessante è avanzare delle proposte di riforma, che speriamo vengano prese in considerazione prima che il nostro Sole termini la sua scorta d’idrogeno.
Il punto di partenza per queste nuove proposte è il cosiddetto Principio di Peter, sviluppato dall’omonimo sociologo canadese negli anni Sessanta, in base al quale, se si ragiona per meritocrazia «in ogni gerarchia, ogni membro la scalerà fino a raggiungere il minimo livello di competenza»: in sostanza, più si è vicini al vertice, più si è incompetenti. Di conseguenza, chi è in cima alla piramide, mettiamo – per dire – un presidente del consiglio, non ha la più pallida idea di ciò che va facendo. Non suona rassicurante. Soprattutto se il vostro capo di stato è uno di quelli che gira con la valigetta collegata a certi silos missilistici.
Per far fronte a questo problema ci viene in aiuto il caso, un po’ come quando si ha un mutuo trentennale a tasso variabile da pagare e si vince la lotteria. Alcuni ricercatori italiani – pura coincidenza? – hanno scoperto, utilizzando simulazioni di sistemi complessi (che sono quei sistemi in cui si sa dove si parte ma non si sa dove si arriva, e non sono un TomTom), che se invece di promuovere chi ha fatto bene il suo lavoro si promuove gente scelta casualmente, l’efficienza del sistema, in questo caso un parlamento, aumenta, con gli ovvi e conseguenti benefici per i cittadini. Questo permette di sviluppare sistemi elettorali senza dubbio migliori di quella schifezza immonda, con tutto il rispetto per i maiali, che è il porcellum.
Secondo me, però, almeno in Italia, è il caso di spingersi ancora oltre. Il sistema elettorale che qui si propone infatti è basato unicamente sulla casualità e prevede la cosiddetta Lotteria politica, al posto delle elezioni: a tutti i cittadini maggiorenni e con diritto di voto (che verrà chiamato diritto di estrazione) viene assegnato un codice individuale, come quello dei classici biglietti della lotteria nazionale, che, se estratto, comporta la vincita di una certa posizione nell’apparato di governo, compresa quella di presidente del consiglio e di presidente della repubblica.
In una serie di 10^19 simulazioni che ho effettuato con un iPhone3GS i sistemi di governo sono risultati maggiormente stabili ed efficienti di quelli attualmente in uso, in Italia e altrove. Nella gran parte (83%) delle prove effettuate il benessere dei cittadini è aumentato e la corruzione è scesa sensibilmente; solo nel 3% degli scenari si è scatenata una guerra mondiale. In un’unica simulazione è risultato presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Un po’ di varianza ci può stare.