Allora, facciamo che noi Riminesi avevamo un dio che aveva vergato a lettere di fuoco su pietra, con lo stile sobrio tipico degli dèi, qualcosa tipo “La piadina si fa con lo strutto”, mentre i Sammarinesi facciamo che avevano un dio che non ne vuole sapere mezza di grassi saturi e aveva scritto o fatto scrivere (quando non vergano a lettere di fuoco su pietra, ci tengono molto – gli dèi – a avere parecchi segretari che scrivono al posto loro) “La piadina si fa con l’olio”.
Facciamo anche che noi Riminesi, nella nostra storia, ci avevano perseguitato un sacco, e tutti si sentivano molto in colpa (per esempio i tedeschi, che infatti facciamo finta che non riuscivano nemmeno a parcheggiare la macchina in albergo che già noi Riminesi gli si era trombata la moglie o si stava escogitando come farlo) e facciamo anche che Rimini non c’era ma che, botta di culo, al nostro dio – quello che “La piadina si fa con lo strutto” – gli era venuto in mente di far scrivere da qualche parte a uno dei segretari “Voi Riminesi siete il popolo eletto e la vostra terra è San Marino”. Facciamo che noi Riminesi raccoglievamo l’asciugamano e gli ombrelloni con la scritta “Bademeister” e ci sedevamo a San Marino. Poi facciamo che iniziavamo a fare la piadina con lo strutto e a dire ai Sammarinesi “Adesso questa terra è la nostra”. Facciamo che i Sammarinesi dicevano “Non se ne parla neanche, e smettetela di fare la piadina con lo strutto, che il nostro dio non ha piacere”.
Al che, la cosa più logica sarebbe far chiarire questi due dèi tra di loro, al limite farli azzuffare in uno scontro epico, con tutti assieme – Riminesi e Sammarinesi – naso all’insù, ad aspettare come va, chi alla fine c’ha ragione. Alla logica, però, si contrappone – ma tu vedi che stranezza – la religione, secondo la quale gli dèi hanno il difetto di fabbrica di essere immortali e onnipotenti.
Pareggio eterno. Due palle. Neanche coi rigori a oltranza, si riesce a capire. E poi, ci sono troppi oltranzisti del rigore in tutte le religioni.
La questione torna dunque agli uomini, che tutto hanno tranne il difetto di fabbrica di essere immortali e infallibili. A parte qualche vertice religioso, che il problema dell’infallibilità – ma appena un po’ – addosso se lo sente, per dirla tutta tutta.
Allora facciamo che organizzavamo un po’ di guerra tra Riminesi e Sammarinesi e poi noi ci stabilivamo lì, con un sacco di gente che ci guardava male perché non gli era piaciuta la mossa – e poi non bisogna dimenticare che, nel circondario, son tutti senzadio che fanno la piada senza strutto.
Pure l’ONU, facciamo finta, aveva avuto da ridire, ma noi Riminesi facciamo che abbiamo finto di avere ancora l’acqua nelle orecchie dopo l’ultimo bagno di mezzanotte con le turiste, per cui non avevamo ascoltato. Perché facciamo anche che noi Riminesi avevamo uno strapotere militare e guerreggiavamo con gli ultimi ritrovati nel campo della balistica dell’ombrellone e dei mosconi corazzati, mentre i Sammarinesi ci tiravano pezzi di Torta del Titano, balestre e pelletteria venduta da madrelingua russe.
Per cui, facciamo che noi Riminesi ci eravamo stabiliti a San Marino e che costringevamo i Sammarinesi a stare ore ai posti di blocco, anche per andare in ospedale o a lavorare, nonché – logicamente – per andare a fare la loro piada senza strutto. Facciamo che gli riducevamo l’aspettativa di vita che neanche ai personaggi buoni di Game of Thrones, mentre loro ci tiravano ombrelloni che cascavano meno lontano che una pisciata. Facciamo che noi Riminesi usavamo il pugno di ferro e i Sammarinesi sviluppavano una forma di guerriglia che ogni tanto faceva dei danni grossi, per cui noi gli distruggevamo le case e ci vendicavamo pesante, perché il Riminese è così, piuttosto sanguigno, e non ci arrivava sempre sempre, che così facendo regalavamo adepti alla guerriglia sammarinese. Facciamo che un leader Riminese che voleva fare un pochino di pace era stato ucciso da un ultranazionalista Riminese. Mica da un Sammarinese armato di pezzi di Torta del Titano, balestre e pelletteria venduta da madrelingua russe, per dire.
Ora basta giocare a “Facciamo che”, è roba da bambini: appartiene a quel tempo in cui le nostre mamme ci insegnavano che non era tanto importante chi avesse iniziato un litigio o una rissa, ma che era più intelligente e bravo chi – tra i contendenti – la smetteva prima. “E smettila di fare il prepotente – aggiungevano le mamme, spesso – ridagli le sue cose o trovate la maniera per fare un po’ per uno”.
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