Jack, Charlie e il buco con Locke intorno raggiungono finalmente il tempio. L’edificio è abbandonato come un qualsiasi villaggio vacanze sardo a novembre. Charlie è ormai palesemente in crisi d’astinenza: “È la prima volta che vengo a Cernobyl. Li facevo più comunisti”. Jack intuisce che il fattone sta per ricominciare a cantare l’unica strofa dell’unica canzone dell’unico disco dei Driveshaft, perciò gli ordina di rimanere a fare la sentinella in cortile, mentre lui porta Locke alla sacra piscina per tappargli il buco (quello che lo attraversa da parte a parte). Charlie si rifiuta ma Jack gli promette 25cc di morfina e lo convince. Il chirurgo-santone e Locke fanno il loro ingresso nell’edificio. Di fronte alla santa pozza si svolge la resa dei conti fra i due: “È un intervento da 35mila dollari. Dammi il numero della tua assicurazione sanitaria”. Locke, sfiancato, cede: “4-8-15-16-23-43”. Jack è basito: “43?! Sei sicuro?”, ma Locke conferma. Entrano nella piscina e il rito inizia. Dopo un po’ l’acqua si fa rossa, e Locke si scusa: “Mi scappava troppo. Dannato cloro”. I minuti passano ma i risultati non si vedono. Locke è spazientito: “È come a Lourdes, lo sapevo!”, quando Jack ha un’improvvisa illuminazione: “Lo spirito dell’isola mi ha indicato il percorso!”. In preda al delirio mistico l’ex chirurgo s’immerge e scompare nelle acque color ruggine. Locke, deluso, sta per rinunciare e andarsene, quando all’improvviso le acque iniziano a defluire e Jack riemerge con un enorme tappo di sughero in mano, che infila nel buco di Locke. Calza alla perfezione. I due stanno per abbracciarsi, ma la voce di Charlie da fuori li blocca: “Arrivano!”.