In principio era la masturbazione femminile, peccato che ancora oggi la società consideri troppo esotico il fatto che le donne usino le dita non solamente per suonare il clavicembalo.

D’altronde il nostro è il pianeta che ha avuto bisogno di Sex and the city per capire che anche alle donne piace parlare e fare sesso come ai maschi: prima di questo avvento televisivo epocale L’amante di Lady Chatterley era la storia di una nobildonna che aveva continuamente attacchi d’asma con il suo guardiacaccia. Poi arrivò internet e tante cose vennero finalmente sdoganate.

Tutta questa pippa sulle pippe delle donne giusto per dire che non è necessario farsi le pippe mentali su cosa voglia dire porno per donne: per tenere il polso dell’immaginario romantico-erotico femminile basta andare sul web a caccia di fanfiction.

Quest’ultima non è altro che una storia creata prendendo spunto da una già esistente: facendo un esempio, se io riscrivo il finale di Titanic e a Di Caprio faccio dire “Ma fatti in là e non rompere, Rose, ché se non ti scofanavi quella forma di parmigiano vedi che stavamo pure comodi su ‘sta tavola!” ecco, io ho fatto una fanfiction su Titanic.

Il passaggio dal fare delle storie con i propri personaggi preferiti al far loro avere delle storie è stato brevissimo.

I siti di fanfiction sono quindi diventati la sterminata prateria dove le fantasie amorose delle ragazze hanno potuto finalmente cavalcare in libertà. Queste storie parallele infatti coprono tutti i gradi della scala Richter della sessualità, passando dal grado I, con storie tipo Paperino e Nonna Papera oggi sposi, al grado IX con storie tipo Orgia bagnata nella Terra di Mezzo tra Frodo, Sherlock e il delfino della Big Fruit.

Ebbene sì, uno dei sottogeneri più famosi del mondo ficcionaro è lo slash, cioè le storie sulle relazioni tra personaggi dello stesso sesso: è grazie allo slash che Harry Potter risulterebbe totalizzare più amanti di Liz Taylor.

Prima che torniate a prendere a parolacce le caramelle a Candy Crush Saga, vi comunico che la lunga premessa esplicativa è conclusa ed era solo utile ad introdurvi la mia prima fanfiction gay sul bacio più famoso della storia d’Italia, quello tra Riina e Andreotti. Buona lettura.

Il cielo della campagna di Corleone quella sera era rischiarato solo da una pallida luna piena, bianca come la stretta camicia che cingeva le larghe spalle e il prominente petto di Totò Riina. I suoi muscoli, forgiati da anni di lavoro manuale, erano tesi e ingrossati dallo sforzo a cui erano sottoposti da Riina, intento a spaccare ceppi di legno per il camino della sua tenuta.

– “Chi va là?”, disse Riina, non appena sentì un rumore provenire da dietro un fruscìo.

A piccoli passi si fece avanti Giulio Andreotti. Era sempre così esile e sottile la sua figura e aveva sempre quei grossi occhiali che, però, nulla potevano per nascondere le sue gote perennemente arrossate dalla timidezza. Riina, al solo vederlo, sentì esplodere la sua eccitazione come un’ondata bollente. Il volto di Andreotti era così bello al chiaro di luna, più bello che nelle sue fantasie più ardite. Tuttavia aveva deciso che non poteva cedere più nei suoi confronti: era offeso e umiliato.

– “Che cosa vuoi, Giulio? Non dovresti essere qui a Corleone, ma in viaggio per Roma”.
– “Ho detto alla scorta di aspettarmi fuori, volevo salutarti, non abbiamo nemmeno trovato il tempo di parlarci”.
– “Non abbiamo mai il tempo di parlarci Giulio!” – disse Totò, spaccando un altro ceppo in un moto di rabbia – “Ormai passo più tempo con Salvo Lima che con te, te ne rendi conto? Che senso ha tutto questo? Che senso abbiamo noi due se il nostro amore è impossibile?”.
– “Oh, Totò, smettila! È vero, abbiamo avuto delle difficoltà in questo periodo, ma sono stufo di questo muro contro muro: perché invece non apriamo una trattativa?”.
– “Trattare su cosa? Ti rendi conto che Licio Gelli produce materassi e noi non siamo mai riusciti a fare l’amore in un letto come le persone normali? Sempre di nascosto, sempre clandestini… Sono stanco Giulio, ho bisogno di pensare”.

Sul volto di Andreotti si dipinse un dolce sorriso, ma le sue gote erano rigate di lacrime.

– “Giulio, ma che…”.
– “Niente è che… Pensavo a che casino facesti con Licio Gelli per convincerlo a dire ai suoi amici banchieri di prestare i soldi a Berlusconi per comprare i diritti di Uccelli di Rovo. Pensavo a quando andasti a dire a Marcello Dell’Utri che avresti fatto saltare in aria la Fininvest se non lo avessero trasmesso.  E tutto questo perché sognavi di vedertelo con me tra le tue braccia…”.
– “No Giulio, non ci casco, non mi convinci. Basta, ho deciso che alle prossime elezioni dirò di votare PSI”.
– “Oh no, tutto tranne il PSI! Craxi è un tale bifolco!”.
– “Craxi è un bifolco, Berlinguer un secchione, De Michelis puzza. Ti sentirò mai parlare bene di qualcuno? Sempre con questo sarcasmo, ma chi ti credi di essere?”.
– “L’uomo della tua vita Totò. E non tornerò a Roma finché non mi darai un bacio. Perché io ti…”.

Andreotti non riuscì a terminare la frase. Le labbra carnose di Riina sfiorarono le sue e pretesero un bacio. La lingua del corleonese si fece strada dentro la sua bocca, mentre il democristiano cercava di fare debole resistenza. La schiena di Andreotti finì in breve contro il muro della casa di Riina e il suo petto sfiorò quello del suo muscoloso amante.

Poi, di nuovo, un rumore proveniente da poco lontano distrasse i due amanti incendiati dalla passione.

– “Chi c’è? Vieni fuori!”, urlò Riina.

Rumori di passi che si allontanavano e una risata malefica tolsero i dubbi a entrambi.

– “Balduccio di Maggio! Sei tu, maledetto!”.

– “Oh, no, Totò! Nessuno deve sapere che ho avuto rapporti con la mafia anche dopo il 1980! Sarebbe un disastro!”.

– “Maledetto Di Maggio, te ne pentirai!”.

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