Il Merda, nonostante si sia creato un discreto numero di contatti, non è ancora soddisfatto di sé stesso. Vorrebbe più follower, più like, più commenti, perché ha iniziato a credere alla favoletta della notorietà attraverso Internet. Dimmi Merda, vorresti per caso vincere un premio? Diventare anche tu un pezzo grosso della blogsfera?

Dai retta a me che sono il tuo creatore, lascia perdere: è un gioco troppo grande. Vedi Merda, quelli come te, nella rete, hanno un altro ruolo, o se preferisci, svolgono un’altra missione: fare numero. È questo il tuo scopo. Nessun altro. È come con le api: c’è l’ape regina, l’ape operaia, l’ape soldato e poi c’è l’ape follower. Il simbolo dei tempi: non produce nulla, non fa muovere l’economia, non ha colore politico, nessuna fede, è statica e soprattutto, non consuma un cazzo, tranne i prodotti Apple. Serve solo a dare un “+1” nella tua casella follower. Quella sei tu.

Ma quel “+1” piace tantissimo e così, anche il Merda non ha resistito e si è dato alla collezione del momento, quella di follower.

Ha iniziato con il sistema da “utenti poverelli”: io seguo te, tu segui me, “+1” nella casella follower e ci guadagnano entrambi. Occhio a non esagerare o rischiate di ritrovarvi a seguire 20.000 utenti. A una media di 2 tweet al giorno, fanno più di 1.600 tweet l’ora. Roba da tana delle Tigri.

Dopo ha intuito che bastava lasciare dei commenti simpatici. La famosa “strategia del terrore”. Il terrore di ricevere un commento del Merda.

Infine, la mia preferita, si è dato ai “like”, la pisciatina che fa l’utente all’angolo del vostro blog per dire “sono passato di qua, vieni a vedere chi sono”. E anche tu, Merda, vai sempre a leggere chi ti ha messo il cuoricino, il pollice verso l’alto, la stellina dei preferiti. Lo leggi, t’innamori e lo segui. A quel punto lui non ti s’incula più. Tu te ne accorgi e lo scarichi. E via che un’altra giornata in rete è passata.

Ora, il lavoro duro paga, ma il semplice “+1” non basta più. Il Merda vorrebbe fare il famoso salto e passare dalla quantità alla qualità del follower. L’aspirazione del Merda è quella di avere l’attenzione dei pezzi grossi della blogsfera: un like di Andrea Beggi, un complimento in prosa di Matteo Grandi o una pubbicazione su Spinoza. Per il Merda, Spinoza è il sunto di tutti i suoi programmi preferiti: è un “Drive In” senza le tette, ma con un pizzico di “Corrida”, dove “battutieri” allo sbaraglio riproducono un’attualità da “Striscia la Notizia”. Manca il Gabibbo, ma le risate di sottofondo, qua sono vere e son tutte le vostre.

Il Merda vorrebbe ricevere attenzione e perché no, entrare a far parte di questi circoli esclusivi. Quelli che hanno influenzato irreversibilmente il modo di comunicare sul WEB. Non c’è utente, oggi, che non esprima una sua opinione sotto forma di battuta, nel tentativo inutile di far ridere qualcuno. Spinoza, in questo, ha il merito di averci forzatamente spinto a tirar fuori il nostro peggior lato oscuro-comico, sempre e ovunque. Un lato oscuro-comico tipico del Merda.

L’effetto collaterale è stato, così, lo sdoganamento, in rete, del “Drive In”. Ovunque, oramai, siamo circondati da autori “paninari”, “has fidanken”, “quella macchina qua devi metterla là…” e che producono opinione e microsatira spicciola, come operai in una catena di montaggio, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, agosto e festivi compresi. Una sindrome che porta ad alienazione da battuta comica: “un nuovo spettro oggi si aggira per l’Europa; lo spettro della satira”.

Come tutti i successi nazional-popolari, che vanno dal Nazismo agli Swatch, anche Spinoza, con il tempo, sarà distrutto dal Merda e dai suoi stessi sostenitori. Gli ideatori, a quel punto, cambieranno d’identità e scapperanno via, per lo più in Argentina. Qualcun altro, invece, si riciclerà in un blog di letteratura, altri ancora faranno figli.

Il Merda ne approfitterà per sciacallare su tutti quegli utenti smarriti, ché se devi fare un concorso possono sempre tornarti utili.