25 febbraio 2013, ore 19.07

– Pronto? Con chi parlo?
– Roberto, mi senti?
– Sì, pronto, chi è?
– Robè, sono Beppe. Ogni volta questa storia, ma non ce l’hai in rubrica il mio numero?
– Ehilà, Beppe! No, non ho nessuno in rubrica, lo sai che mi piacciono le sorprese. Come quando c’erano solo i telefoni fissi, a casa, ti ricordi?
– Va beh, senti, stai seguendo la situazione?
– Veramente stavo leggendo. Il Tao della fisica. L’hai letto? Molto interessante.
– Cioè, non sai niente?
– Di che?
– Delle elezioni, Robè, le elezioni.
– Beppe, lo sai che non m’interesso di politica.
– Dài, accendi la tivvù.
– Non ce l’ho la televisione, qui.
– Ma dove sei?
– A casa, dove vuoi che sono?
– Accendi il piccì allora.
– Uff. ‘spetta un attimo.

[dopo circa un minuto si sente “Complimenti starfighter, sei stato reclutato dalla lega stellare… “] – Pronto? Che roba è? Robè, ci sei?
– Sì sì, eccomi. Era il piccì, ho questa cosa all’avvio, è di un film…
– Vai a vedere i risultati.
– Ok, un attimo… [passa un altro minuto] – Allora?
– Sta aggiornando l’antivirus, va tutto a rilento. Intanto dimmi tu.
– Abbiamo preso il 25%
– Il 25% di cosa?
– Madonna Robè, ma che hai preso l’Aulin?
– Eh? No.
– Il Movimento.
– Eh.
– Ha preso il 25% alle elezioni.
– …
– Robè?
– Siamo nella merda.

Dev’essere andata più o meno così. D’altronde sarà capitato pure a voi, di farvi sfuggire di mano una situazione. Fate gli scemi con una tipa, giusto così, per solleticarvi l’autostima, e quella ci sta, ci sta parecchio. Solo che voi siete sposati e avete due bambini che vi aspettano a casa. Oppure aprite un blog e iniziate a scriverci le conversazioni che ascoltate alla fotocopiatrice dell’ufficio. È solo un gioco, ovviamente, ma dopo due giorni finite sul colonnino di Repubblica online.

Magari è colpa dei sistemi non lineari. Un piccolo gesto innocuo che causa gli eventi più imprevedibili. Sbattete un’ala, e dopo un po’ un granaio in Arkansas vortica a 100 miglia orarie sopra una folla di salopette e forconi. E se non siete una farfalla, dio solo sa cosa può succedere.

Quello che vi serve, in questi casi, è una exit strategy. No, non una fuga, altrimenti vi massacrano. Dovete uscirne incolumi. Se vi dice bene persino da eroi.

Alla tipa potete dire che assomiglia così tanto a vostra moglie, che appena due settimane fa è morta di cancro lasciandovi solo e disperato con due bellissimi bambini – mostratele le loro foto! -, che non ce l’avete fatta a tenere i piedi per terra, e per un attimo avete voluto riassaporare la sua vicinanza. La pietà, scoprirete, spegne qualsiasi istinto.

Per il blog, invece, incolpate lo stagista. Naturalmente.

La questione Movimento 5 Stelle è senza dubbio più complicata, e richiede una exit strategy ben più elaborata e di lungo respiro, ma a quanto pare le cose stanno procedendo bene. Il risultato elettorale delle europee ne è una conferma. Beppe e Gianroberto ci sanno fare.

Da quel fatidico 25 febbraio, giorno in cui i due si sono resi conto della cazzata che avevano fatto, ogni iniziativa messa in campo è stato un piccolo tassello della loro exit strategy. Gestione ambigua del potere, inesperienza dei parlamentari, proclami violenti e assurdi, processi ai giornalisti, processi agli stessi grillini eccetera, tutto è stato pensato innanzitutto per depotenziare il Movimento, un punto percentuale alla volta.

Da questo punto di vista la campagna elettorale per le europee è stata un colpo di genio dopo l’altro. Dall’hashtag più porta-sfiga della storia delle elezioni fino al “Che la Forza sia con voi” di Casaleggio pronunciato sul palco di San Giovanni, ogni atto era un subliminale “Non votateci!”. Risultato: 2,5 milioni di voti in meno rispetto alle politiche del 2013. Quasi tutto il voto di protesta spazzato via ad arte.

Ora non resta che dare una batosta anche agli elettori fedeli, i convinti. La – anche solo potenziale – alleanza con l’Ukip di Farage (che lo si può dipingere bene quanto volete, ma se Salvini pensava di allearcisi qualcosa deve pure voler dire) sta già dando i suoi effetti. E via così, passo dopo passo, fino alle prossime politiche, al termine delle quali, probabilmente, si terrà una conversazione telefonica del genere:

– Pronto? Con chi parlo?
– Robè, sempre questa storia?
– Ehilà, Beppe! Dimmi.
– Visto i risultati?
– No, stavo leggendo. Il Tao della fisica. Bel libro davvero.
– Ancora quello?
– Ancora cosa?
– Niente, lascia stare.
– Mi dicevi dei risultati…
– È fatta, Robè!
– A quanto siamo?
– È stata un’ecatombe: 11%!
– Fantastico.
– Lo so. Pensa, solo il PD ha preso meno di noi.
– Ahahah!
– È stata una faticaccia ma ne è valsa la pena.
– Ora come ci muoviamo?
– Aspettiamo un paio di giorni in silenzio, poi lasciamo. Faccio un post dove spiego che il sistema è troppo forte, ha vinto, che cambiare il mondo forse non si può, che la specie umana deve attraversare il dolore… cazzate così. Ne usciamo da eroi.
– Mi piace.
– Ok, allora ti lascio alle tue letture.
– Ah, una cosa…
– Dimmi.
– Col simbolo che facciamo? Glielo cediamo?
– Io nel dubbio lo terrei. Metti che questi da soli fanno il botto e prendono il 40%. Non si sa mai quello che può succedere.
– È un mondo strano.
– Davvero. Ciao Robè.
– Ciao Beppe.

[artwork by aMusoDuro]