Grazie al referendum popolare del 1946, dopo 85 anni di regno, l’Italia divenne una Repubblica.

Il vecchio regno con a capo i Savoia che, tra le altre atrocità, avevano avallato il fascismo per 20 anni e portato il Paese alla guerra, venne seppellito sotto 12 milioni di voti.

Ve lo dico perché magari qualcuno è ancora convinto che i reali, pentitisi della cazzata che avevano fatto, abbiano deciso di abdicare per conto proprio, e magari la Repubblica sia nata durante il patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi.

Col cazzo.

Se non fosse stato per quel referendum, oggi, al posto di Giorgio Napolitano e di un Parlamento bicamerale, ci sarebbe stato Re Giorgio Napolitano e un’unica camera bassa, dato che il Senato del regno, all’epoca, era di nomina regia.

Vi ricorda qualcosa? A me pure.

Per la precisione avremmo avuto un Re Giorgio Napolitano II, eletto perché figlio del Re, che a sua volta era figlio di un altro Re, e via dicendo fino al Re 0, la matrice di tutti i Savoia, nato nel X secolo grazie a una partita di carne in scatola andata a male.

Invece, per nostra fortuna, andò che Vittorio Emanuele di Savoia (tessera massonica 1621 della P2), una volta cacciato via a calci in culo, decise d’intraprendere una brillante carriera nella cronaca nera, ma non come giornalista. Coinvolto in inchieste sul traffico d’armi negli anni ’70, nell’omicidio di Dirk Geerd Hamer, finito ai domiciliari per un presunto giro di prostituzione minorile e corruzione, rimase comunque fuori dai nostri confini fino al 2002. Poi venne riaccolto per chissà quale misterioso motivo, e con lui il figlio, Emanuele Filiberto II, che, preso da nostalgia di satanismo, decise di partecipare a un’edizione di Sanremo insieme a Pupo, con il brano “Italia amore mio”.

Nonostante ciò, siamo rimasti una Repubblica, e così il 2 Giugno è la festa della Repubblica. Ecco a voi la scaletta.

Giorgio Napolitano presiederà la parata militare con un semplice completo grigio, o forse blu, ma senza nastrini sul petto e in veste di Presidente della Repubblica. Presidente della Repubblica che, come sapete, è stato eletto nel 2013, per la seconda volta consecutiva. Elezione che seguì a un’intera settimana di cabaret parlamentare in cui i grandi elettori del PD avevano giocato a “indovina chi è il franco tiratore”, impallinando a turno Rodotà, Franco “Valeria” Marini e il fondatore stesso del loro Partito, Romano Prodi.

Ah, la Repubblica, il miglior sistema politico di sempre, a patto che non vi governino degli stronzi.

Lo stesso Presidente della Repubblica che, grazie al mandato datogli dalla costituzione del 1948, ha chiesto a Bersani di sondare il terreno per formare il governo. L’ex segretario del PD, padre dei due più grandi slogan della kermesse elettorale, “smacchiamo il giaguaro” e “abbiamo non vinto”, fu impallinato in diretta streaming da un comico che, con il suo 25% di voti, dimostrò come il popolo italiano voti la prima merda che trova in cabina elettorale. Figuriamoci il PD.

Durante le celebrazioni, come da protocollo, si terrà una parata militare, alla quale prenderanno parte tutte le Forze Armate, tutte le Forze di Polizia della Repubblica ed il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e della Croce Rossa Italiana. In pratica, sarà come una domenica di campionato, ma senza gli ultras. Tranne, ovviamente, quelli in borghese, che si confonderanno con la gente normale per garantirne, in caso di evenienza, quel minimo d’insicurezza sociale.

Ci saranno applausi a scena aperta e a qualche nostalgico verrà pure di fare il saluto romano; perché come vedono due medaglie, quattro divise e tanti scemi fare il passo dell’oca, il pensiero va subito allo scucchione pelato, quello che tutt’ora detiene il record mondiale di tempo passato a testa in giù.

Le truppe di terra, che per questioni di bilancio non potranno sfilare in via dei Fori Imperiali, invieranno un videoclip degli scontri in Afghanistan. Fate come me: commentatelo come avrebbe fatto un Guido Notari, l’ex conduttore del Porta a Porta dell’Istituto Luce, negli anni ’30.

Infine (e per ovvie ragioni) questo 2 Giugno sarà la festa del PD di Matteo Renzi.

Alle ultime elezioni ha preso talmente tanti voti che Pippo Civati non ha ancora manifestato l’intenzione di andarsene.

La direzione del PD, in realtà, non sa ancora spiegarsi come abbia potuto fare. Certo, Berlusconi era fuori gioco, Alfano è carismatico come il bidet di mia nonna, Lista Civica perderebbe pure contro AlQaeda e il Movimento 5 Stelle è stato bastonato dai tutti i media per un anno. Ci hanno messo pure del loro, intendiamoci, ma era dai tempi della commissione Warren che non vedevo organi di stampa accanirsi così tanto contro un partito. Zucconi è 10 giorni che festeggia, neanche fosse morto Scalfari.

Seguirà la corona di fiori al Milite ignoto, frasi di circostanza, bandiere italiane a festa, la conta dei presenti, quella degli assenti e la sensazione di dover fare qualche cosa per questa trasandata Repubblica.

Se non fosse che ora sto su Internet e proprio non c’ho voglia.

[artwork by aMusoDuro]