Il sole del mattino, il tavolo apparecchiato per la prima colazione, la giornata libera; Jakob Lang si sta godendo quel momento come se non dovesse finire mai. E invece no, non è vero, perché per un tedesco anche il tempo libero ha un inizio e una fine programmati, dato che c’è un tempo per lavorare e uno per farsi il culo, un tempo per progettare e uno per conquistare, un tempo per vivere insieme felici e un altro per vivere insieme felici, ma in stanze separate.

Durante la colazione, Jakob decide di mettere su un vecchio disco dei Guns N’ Roses, “Appetite for Destruction”, perché gli ricorda i tempi dell’università. Come allora, quando sta per iniziare “Sweet child of mine”, interrompe ogni azione per gustarsi appieno quel primo “ta-ta” iniziale, il loop sacro, quello che precede l’avvento divino della chitarra elettrica. Sembra uno di quei fanatici religiosi che, il giorno di San Gennaro, attendono che il liquido rosso nell’ampolla passi dallo stato “gelatina di frutta” a quello “ho tirato troppa coca e ora non riesco più a fermare il sangue che mi cola dal naso”. Jakob ha quello stesso stato d’animo. Suona la sua airguitar seguendo l’intro, eccitato come una comitiva in gita da Padre Pio all’avvicinarsi della sosta in autogrill, dopo 16 ore filate di pullman, e tutto questo perché sta per arrivare la prima strofa: “She’s got a smile that it seems to me, Reminds me of childhood memories” che lui canterà a squarciagola fino all’arrivo di “UUUUUUU Sweet child of miiiine!”.

Apre la bocca, chiude gli occhi, prende fiato, ma proprio in quel momento qualcosa va storto. I Guns N’ Roses sono improvvisamente sopraffatti da uno stridio malefico, una musica di merda che filtra dalle pareti del vicino, una roba mai sentita prima, che fa; SE TI SENTI TROPPO SOLO E NON CREDI PIÙ ALL’AMORE, NON ENTRARE IN QUEL PENSIERO, IN QUEL MONDO NIENTE È VERO, ABBI PIÙ FIDUCIA IN TE.

Jakob è pietrificato. L’autista ha saltato l’uscita dell’Autogrill, il mestruo di San Gennaro è rimasto allo stato “gelatina di frutta”, la voce gli si è strozzata in gola, l’airguitar è stata polverizzata da un peto e casa sua è stata ormai invasa da Gigi D’Alessio. Gli ci vorranno 13 ore di Led Zeppelin solo per levarsi dalla testa quell’“Abbi più fiducia in te”. Figuriamoci il resto.

Nel frattempo, l’unica possibilità è cambiare di stanza, mettersi le cuffie e iniettarsi 2 milligrammi di eroina per via intracranica. Fortunatamente, però, quella lagna orribile finisce prima del tempo. Jakob Lang non sa spiegarsi il perché. Da principio pensa che sia andata via la corrente, o magari che si sia rotto lo stereo, o forse che il cecchino del palazzo di fronte abbia finalmente centrato Il Merda al torace.

Niente di tutto ciò, Il Merda ha solo deciso di passare al brano successivo: Jovanotti. Lui è uno di quelli da ascolto parziale, roba da tema-ritornello-tema e via col brano successivo. Non credo abbia mai ascoltato il finale di una canzone, ma neanche un album per intero. Ha diverse raccolte in stile “the best of”, quasi tutte masterizzate a casaccio da lui stesso. Per il resto ascolta playlist che vanno da brani Buddha Bar ai Tiromancino, da Bono-Pavaraotti-Sting a Bocelli, dall’Ombelico del Mondo a Povia. Le tipiche raccolte che alla domanda “ascolti davvero questa roba?” l’altro ti risponde: “me l’ha fatta un mio amico, non so neanch’io cosa ci sia dentro”.

Tu no, ma tra 3 ore, invece, Jakob Lang saprà benissimo cosa contiene quel CD: una marea di merda, manco fosse Radio DJ, la tipica radio che “l’ascolto quando sono in macchina e vado a lavoro”, “non lo so, qualcuno deve aver aperto la macchina e toccato qualcosa mentre ero via”, “stavo dormendo quando Padre Pio mi è apparso in sogno e ha detto che se non mi fossi sintonizzato su Radio DJ avrebbe ingravidato la mia ragazza a forza di rapporti anali non protetti”.

Ora il Merda canta a squarciagola “Io credo che a questo mondo esista solo una grande Chiesa che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando dal Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano”.

Jakob Lang, seduto in mezzo alla stanza, fissa il muro e rimpiange Gigi D’Alessio, la sua vecchia casa di Leipzig, la DDR, quando era vietato ascoltare la musica occidentale, ma sa comunque di essere una persona intellettualmente progredita, in grado di superare quel momento di difficoltà. Tra lui e il Merda, infatti, ci sarà sempre più di un muro di separazione a proteggerlo. E se non dovesse bastare, allora, mio caro Jakob, ricordati delle parole  di Gigi D’Alessio: “Abbi più fiducia in te”.

Il Merda le ha appena scritte sul suo profilo Facebook, per un totale di 145 like e 30 condivisioni.