Città straniera, al volante della mia auto straniera che ho comprato in Italia e che mi ha portato fino qui attraverso un migliaio di chilometri circa. La potenziale poetica di tutto ciò la lasciamo agli anni ’70, per gli altri: sto imbottigliato nel traffico. Un banale seppur fastidioso ingorgo locale.
Sarebbe stata una buona occasione per elogiare la civiltà e il contegno ordinato con cui le persone all’estero affrontano le code, se non fosse per lo scempio di bava e ruggiti che ho intorno. Concerti di clacson stonati e disarmonici, signori spelacchiati con occhiali tondi che si affacciano dal finestrino urlando in ogni direzione, ragazzi sui motorini che sputano e fanno il dito medio, signore di mezza età con crisi isteriche dietro i finestrini chiusi delle loro utilitarie che sembrano dei piccoli Hitler in acquario, perfino i numerosi ciclisti ai bordi delle strade sono nervosi e tamponano le panchine.
E comunque questi qui non lo sanno proprio fare il traffico, non c’è armonia, non c’è ascolto! Da noi il traffico è affascinante come un film di Fellini, qui sembra un manicomio di pincher! La mia autostima di italiano acquisice punti, e non credevo neanche di averla.
Decido di sigillare l’attestato di supremazia filmando il tutto col telefonino e poi chiuderla urlando “ITALIA… UNO!”. Ma accade l’imprevisto.
Si sentono le sirene dell’ambulanza lontana (bene, quindi anche qui la gente si investe e si uccide, siamo tutti europei!); sopra la superficie del mare di automobili si iniziano a intravedere i lampeggianti blu, l’ambulanza divide miracolosamente il mare in due come quel personaggio di quel famoso romanzo, Mosè.
Dal mio specchietto la vedo avanzare verso di me, metto la prima, attendo che la bacucca davanti a me si sposti, controllo lo specchietto e noto, con mio estremo stupore, che non leggo AMBULANZA ma AZNALUBMA. (traduzione dalla lingua locale all’italiano. Sì, vi sottovaluto).
Come sarebbe a dire? Ma siete pazzi? Ma che non ci avete pensato? C’avete i fasciatoi per bambini nei cessi degli uomini per le coppie gay con figli, e a questo non ci avete pensato?
Non so se in condizioni normali avrei mai fermato qualcuno per chiedere spiegazioni circa questa macchia nel processo di valutazione e stima delle civiltà oltreconfine, ma mentre ci pensavo mi sono distratto e ho investito una vecchia in bici, così ho approfittato per chiederlo al poliziotto.
– … in più non potrà tornare nel nostro paese per i prossimi dieci anni, pagherà una tassa supplementare per ciascun schintzel consumato e ogni volta che vedrà la nostra bandiera dovrà fare 10 flessioni.
– Mi sembra equo. Senta, una curiosità, come mai non scrivete Ambulanza al contrario come da noi?
I clacson smettono di suonare. Le auto si fermano.
– Perchè, se non lo leggete rischiate di confonderla con una lamborghini?
Attimo di pausa, poi esplode una fragorosa risata collettiva.
Il poliziotto ride a bocca spalancata allungando fili di bava tra mandibola e mascella, gli infermieri inginocchiati ridono stringendo la pancia tra le mani senza accorgersi che la vecchia a terra sta soffocando. Dalle risate.
Le macchine riprendono a camminare, gli automobilisti sfilano facendomi con le mani il segno degli spaghetti, qualcuno abbassa il finestrino e dice “bunga bunga”. Non avevo mai avuto la sensazione di aver fatto la figura dell’italiano.
E quel che è peggio, continuo a immaginare di stare in macchina con mia madre che guarda lo specchietto e mi chiede: “Che diavolo è un’aznalubma?”.