Ecco, l’ho fatto, cazzo, ho infilato questo sacchetto di salamini di cervo in tasca, e adesso sicuro sicuro uno di questi scandinavi che lavorano qui verrà da me urlando qualcosa in una lingua che somiglia a una specie di serbo-greco parlato da Hulk Hogan, mi sputtanerà davanti a tutta la nazione, mi frusteranno sotto la bandiera e la mia ambasciata riceverà una foto della mia faccia con la mascherina della Banda Bassotti.

Hm… no. Niente urla. Nessuno sembra essersene accorto.

Wow. Il mio primo furto in terra straniera, sono stato bravo! Fuck you vichinghi, takk farvel! Mi congratulo con me stesso, la mano è stata rapida, giusta disinvoltura, anni di pratica col portafogli di mamma. Meno male và, perché avevo proprio voglia di uno snack veloce ma da queste parti costa tutto un fracco! Un bicchiere di vino l’equivalente di 12 euro, un caffè l’equivalente di 4 euro, invece un hotdog 2 euro. La vostra lista delle priorità suca, ragazzi!

Bene, ve l’ho fatta, ora uscirò con noncuranza alla faccia dei controlli. A dire il vero, non ne vedo, di controlli. I ragazzi sono tutti al bancone, nessuno sorveglia gli scaffali. Non ci sono telecamere né monitor alla cassa. Non ci sono neanche i checkpoint ai lati della porta. Qui un qualsiasi pivello potrebbe rubare tutto. Ok, c’erano anche delle noccioline invitanti più in là, ah eccole sì. Sguardo rapido, nessuno mi vede. Con una mano sollevo le prugne secche per far finta di leggere mentre l’altra agevola le noccioline nella tasca del giacchetto. Pausa pausa pausa.

Niente. Nessuno alza la voce. Possibile? Guardo il ragazzo alla cassa. Mi sta guardando. Sicuro mi ha visto! Mi ha sorriso e si è girato. Allora non mi ha visto. Questi sono proprio deficienti! Va bene, ciao ciao dumme, vado a far merenda!

– Thank you sir, arividerci!

Una gelata tra le chiappe mi deforma la faccia in una smorfia da “eccaaallà m’hanno beccato”, ma prima di girarmi controdeformo con un ostentato “bye” e sorriso. Mi sta guardando di nuovo. Un po’ più a lungo. Sorride. E poi si gira di nuovo.

Panchina, duecentometri oltre. Sicuramente mi ha beccato. E mi ha lasciato andare. Che pezzo di merda! Mi ha umiliato! “Arividerci”. Certo che mi ha beccato! “Ruba. È italiano”. Ha masticato e vomitato la mia sensazione di vittoria di fronte allo sguardo di tutti i miei eghi!

E dopo aver vomitato, ha espresso tutta la sua nordica soddisfazione in quel sorriso, quel ghigno di disprezzo e superiorità! “Grazie italiano che ti credi tanto furbo, torna pure a rubare quando vuoi qui da noi! Tanto noi siamo così ricchi che le nostre emorroidi sono placcate oro, non sarà certo un mariuoletto del Visuvio come te a destabilizzare la nostra economia solida come una nave che spacca i ghiacci del Polo Nord! Ti credi scaltro eh?, piccolo malvivente come tutti gli italiani che si credono più furbi degli altri! Bravo! Ci vuole una grande abilità per rubare delle monodosi di cibo secco in bustine di plastica in un negozio senza controlli dove anche un bambino sotto Tavor riuscirebbe a rubare! Ma non fa niente, piccolo italiano rubacchione, noi non abbiamo bisogno di controllare perché qui nessuno ruba niente! Noi stiamo bene, la gente non ruba, nessuno ha bisogno di rubare! Questo fa andare bene l’economia, e quando l’economia va bene la gente ha sempre meno bisogno di rubare! Mi fai un po’ pena piccolo italiano, capisco che 35 corone per uno del terzo mondo come te possono essere troppe, per cui non ti preoccupare, ruba pure queste due sciocchezze e portale con te in Italia, porta un po’ della nostra ricchezza con te, alzerai un po’ il PIL per quanto inutilmente, alla fine voi avete l’euro! Torna ancora quando vuoi a rubacchiare due scemenzuole, piccolo degente dello stivale, è sempre divertente vedere dei piccoli roditori che apprezzano le nostre forniture!”

Magari non mi ha beccato. Magari mi ha solo sorriso.
Quindi il furto è riuscito. E mi sento una merda.
Ecco cosa fa girare l’economia: i sensi di colpa.
Il pensiero corre al Vaticano.
Fra un po’ torno a Roma.
Sono un italiano che ruba.
E non importa neanche che questi salamini facciano oggettivamente cagare.