(Da qualche parte nel Peloponneso. Esterno giorno. Un barbuto anziano in tunica emerge da una mulattiera scalciando una lattina. Si ferma in una radura ingombra di immondizie, lavatrici abbandonate, televisori distrutti, divani e poltrone semisventrati. Su di essi siedono altri uomini abbigliati in maniera simile. L’uomo raddrizza un triciclo rotto ribaltato, vi si siede e rivolge la parola agli altri astanti.)

SOFOCLE: Non mi viene niente.
EURIPIDE: Niente?
SOFOCLE: Niente.
ESCHILO: Tristezza.
SOFOCLE: Cazzo vuoi, tu. Se sei tanto fico, trova una soluzione.
ARISTOFANE: Aggressivo-passivo. Ti pareva. Fai una cosa, urla e cavati gli occhi.
TIRESIA: Ehi.
EDIPO: Ehi.
ESCHILO: Lol.
SOFOCLE: Siete tutti di grande aiuto.
MENANDRO: Oh, sentite. Abbiamo il materiale, no? Ci verrà fuori qualcosa. Voglio dire, questi sono «Ellenisti». Ellenisti. Capite? Vogliono restaurare il culto dei dodici dei dell’Olimpo. Vogliono bruciare negri ed ebrei, cancellare l’Europa unita, nazionalizzare i comparti strategici e dicono di voler «modernizzare la Grecia». Certo. Alimentiamo le auto ibride con compost di negro e scorregge di Apollo. Il mercato interno verrà salvato dalla feta. E in più si chiamano «Alba dorata». Che sembra un tormentone gay friendly di Marcella Bella. È oro colato. Potremmo fare una commedia-anticlimax, «Eos rododaktylos», «Alba dalle dita rosate», in omaggio a coso, lì, quello cieco. Ambientazione YMCA, delusional nazipink musical, lady Gaga in sottofondo.
SOFOCLE: Mh. Per niente telefonato.
ERODOTO: Credono che 300 l’abbia sceneggiato io. «Stanotte ceneremo nell’Ade». Sì, certo. C’eravamo io, Leonida, Vin Diesel e Gianni Minà.
EURIPIDE: Dicono anche che il loro simbolo non è una svastica, che loro non vogliono svastiche. Chissà quante querele ai loro tatuatori.
SOFOCLE: Sentite, non si può fare. Dovevamo scrivere una tragedia, no? Non si può fare. Non c’è niente di tragico. È solo grottesco e ridicolo. Dove sono i grandi moti dell’animo umano? Dove sono l’hybris, la némesis, i grandi caratteri? Abbiamo solo una popolazione rincretinita, urla sparse, battute su Apollo che neanche Crozza, disoccupazione, recessione e un patrimonio culturale dismesso. Siamo tipo l’Italia ma con un solo tipo di formaggio.
EURIPIDE: Andiamo a casa?
EDIPO: Sì, che mamma ci aspetta.
MENANDRO: …
EDIPO: Ahr ahr.
MENANDRO: L’hai scritto tu, questo idiota?
SOFOCLE: Mi ricordavo di averlo scritto meglio. Sentite, facciamo una farsa.
EURIPIDE: Cioè un documentario?
SOFOCLE: No. Ci vuole l’impianto scenico. Cominciamo con un coro. Il coro descrive una situazione irreale. In un futuro prossimo, Atene è di nuovo in guerra con Sparta, diventata paradossale rifugio di anarchici e comunisti. Il Partenone viene restaurato e un presentatore televisivo riunisce i membri del partito per una diretta nazionale del sacrificio di una capra a Zeus. Sul tempio viene affissa un’insegna che sembra una svastica fatta coi fulmini del dio del tuono. Il Coro sbeffeggia la massa di energumeni nazistoidi mentre il loro leader si denuda e dà ordine di gettare dalla rupe tarpea i primigeniti dei membri del Pàsok. Papandreou viene riempito di C4 e fatto brillare. Il Coro copre la detonazione facendo una scorreggia con la bocca.
CORO: Così le botte ce le pigliamo noi.
TIRESIA: Non vedo il problema.
CORO: …
TIRESIA: Ahahaha.
EDIPO: Ahahaha.
CORO: …
SOFOCLE: …
TIRESIA: Scusate, mi ha sempre fatto ridere.
ESCHILO: Vecchio idiota.
TIRESIA: Vedi di stare calmino.
EDIPO: Ahahaha.
ESCHILO: …
TIRESIA: Ahahaha. Scusate, la smetto.

(Il dibattito viene interrotto da dei forti rumori metallici. Una creatura aracnoide composta di tubi, cornamuse, fibre d’amianto ricoperte da liquami e led colorati arranca verso il centro della scena.)

SOFOCLE: Che schifo.
MENANDRO: Cos’è?
EURIPIDE: Mi sa che è la nuova della Fiat.
DEUS EX MACHINA (con voce metallica): Qui avete finito.
SOFOCLE: Non abbiamo neanche cominciato.
DEUS EX MACHINA: Non ci sono i fondi. Venite qui da giorni a farvi le pippe senza scrivere una riga. Abbiamo un debito pubblico mostruoso, siamo quasi in default, non c’è più niente da scrivere o da dire. Alba Dorata ha già 21 seggi al parlamento. Ci avete messo troppo tempo, avete lavorato poco e male, avete rinnegato la vostra missione e sostanzialmente ci avete rotto il cazzo.
SOFOCLE: Ma abbiamo un plot, cazzo. Ci stavamo quasi riuscendo.
ARISTOFANE: Qualcuno deve opporsi.
DEUS EX MACHINA: Si opporrà qualcuno che non è ridotto a riciclare le battute da twitter o che combatte il sistema non facendosi la barba. Siete patetici. Triste, eravate i migliori. Grandi tragedie, grandi commedie, grandi battute. Ora servite a far sogghignare persone tristi. La possibilità ce l’avete avuta. Vi ho trovato dei contratti a collaborazione al Nuovo Male di Vincino.
SOFOCLE: Oh cazzo.
EURIPIDE: Oh merda.
ESCHILO: Oh porco dio.
DEUS EX MACHINA: La sceneggiatura si chiamerà «Natale all’Acropoli», verrà riscritta da due palestrati ubriachi di Uzo e ci metteremo Favino e Germano. Almeno vende bene. Buona continuazione. Qui avete finito.

(Il Deus ex Machina esce di scena sferragliando e sputacchiando morchia. La notte è scesa da tempo e sta per lasciare posto all’alba dalle dita rosate. O dorate. Sofocle dà un calcio al triciclo. Un silenzio plumbeo cala sulla scena.)

SOFOCLE (adirato, a denti stretti, molto retorico e stancamente enfatico): La classe intellettuale, prima colpevole, prima a morire. Nessuna bussola morale, niente da piangere, niente da ridere. Nostra Madre Grecia in ginocchio in un’Europa in ginocchio. E tutto per finire con una triste, imbarazzante, patetica battuta.
EDIPO: Beh, dai, almeno tu hai scritto me.
SOFOCLE: Non hai capito che è finita? Come fai a essere così allegro?
EDIPO: Io almeno stasera scopo.

(Nani, ballerine, un giro di sirtaki e poi sipario.)