(Una cortina di velluto rosa si staglia davanti allo sguardo degli spettatori. La superficie comincia ad agitarsi sui lati, mentre sembra che una massa informe stia tentando di farsi strada verso l’esterno, gonfiando in più punti il pacchianissimo tessuto. Raggiunto il centro, la massa riesce ad aprirsi un varco e a sporgersi attraverso il taglio verticale. Una disgustosa sfera violacea con un buco al centro fa capolino, immobilizzandosi come a osservare il pubblico. Con uno scatto, si tira indietro facendo sbuffare il sipario, che si apre. Il gigantesco e ovvio pene, sentendosi scoperto, corre dietro le quinte, coprendosi con le (mani?) non si sa bene cosa e rivelando la scena agli spettatori. Radunati a gruppetti intorno a un tavolo da brunch, i personaggi sembrano immersi in fitti scambi di idee. Le luci di scena illuminano un gruppo di tre ragazze.)

MELISSA P: Cioè tipo no, cioè dai.
SABINA BEGAN: Cioè ti pare.
MELISSA P: Minchia no, cazzo però, uffa dai.
SABINA BEGAN: Beh, ma cioè, tipo che lo amo e allora sì.
MELISSA P: Ma però no, ma insomma boh, ma sei sicura?
NICOLE MINETTI (Arrivando decisa ed estemporanea come la dismenorrea): Ciao ragazze, di che parlate?
MELISSA P: Non mi ricordo.
SABINA BEGAN: Neanch’io.
NICOLE MINETTI: Fico. Cioè niente, cazzo, volevo presentarvi Sara Tommasi.
MELISSA P: Ciao Sara. Come va?
SARA TOMMASI (Sussurra a qualcuno che non esiste appoggiato sulla sua spalla): Dice che sto bene.
SABINA BEGAN: Ciao Sara. Non ti avevo riconosciuta, così. Chiusa.
MELISSA P: Ahaha.
SARA TOMMASI (Prende un walkie talkie, ci bisbiglia dentro, si fa il segno della croce, giunge le mani): Ahahah (Chiede di nuovo, stavolta all’altra spalla) Dice che era divertente.
NICOLE MINETTI: Ahahaah.
SABINA BEGAN: Ahaha. L’hai capita?
NICOLE MINETTI: No.
SABINA BEGAN: Non ti affaticare. Piuttosto, perché cammini sulle ginocchia?
NICOLE MINETTI: Non si sa mai.
SARA TOMMASI: Ma perché siamo qui? Il principe Xenu-Windsor non me l’ha detto, e poi stamattina Pertini mi ha svegliata presto.
NICOLE MINETTI: Ci credi che non lo so?
SARA TOMMASI: Sì.
MELISSA P: È un incontro di beneficienza per portare le istanze del neofemminismo all’attenzione del mondo della cultura.
NICOLE MINETTI: Ci credi che non ho capito?
MELISSA P: Sì.

(Entra in scena una dark ondivaga che ricorda vagamente una vecchia gatta colpita da ischemia. Mangia la testa di un pappagallo, accenna due passi di danza del ventre e si siede sul suo ego)

ISABELLA SANTACROCE: Ciao, se capite cosa intendo.
NICOLE MINETTI: No.
ISABELLA SANTACROCE: Intendevo salutare. Allora, se posso introdurre (ammicca, ride, uno studente di semiologia seduto tra il pubblico si infila una penna nel polso) il discorso, siamo qui per elaborare un romanzo collettivo che rappresenti il meglio della nuova alleanza tra sesso e letteratura, tra porno e cultura, tra libertà dei costumi e acquisti costosi ma pur sempre di cattivo gusto.
NICOLE MINETTI: Cioè, tipo cazzo, oh, cioè.
SABINA BEGAN: Tipo.
MELISSA P: Condensiamo le nostre storie. Creiamo un turbine erotico…
SARA TOMMASI: Erotico.
MELISSA P: …Sì. Un turbine erotico che risvegli il nostro paese devastato. Lovviamo le istanze dei lovvanti. Ognuna di noi è portatrice della grande verità femminile, della lotta al patriarcato, dell’affermazione di una sessualità libera e iconoclasta.
SARA TOMMASI: Igonoplasta.
MELISSA P: …Sì. Cioè, no. Iconoclasta. È un termine che a volte si usa per indicare una cosa. Sara, perché ripeti le parole?
SARA TOMMASI: Ahahah. Non ci fare caso, non sono io, è la mia bocca. Colpa del signoraggio.
ISABELLA SANTACROCE (Scorreggia, chiama Satana al telefono, si passa le mani sulle tette, stappa un crodino): Io ho già un titolo che farà saltare il banco.
SABINA BEGAN: Sì, però aspetta che Nicole sia uscita da sotto.
ISABELLA SANTACROCE: Ahahaha.
MELISSA P: Ahahah.
NICOLE MINETTI: Ahahah.
ISABELLA SANTACROCE: Non l’hai capita, vero?
NICOLE MINETTI: No.
MELISSA P: Io proporrei «Cinquanta colpi di sfumature di spazzola prima di dirigere il ministero delle pari opportunità».
ISABELLA SANTACROCE: Mh.
MARA CARFAGNA (sporgendo la testa da dietro una forchetta): Non mi piace.
SABINA BEGAN: Vattene, troia. Tu hai avuto tutto dalla vita. Sei pure magra. Avessi avuto un’ulcera, saresti rimasta incinta anche tu.
MELISSA P: Questa non l’ho capita nemmeno io.
NICOLE MINETTI: Io sì.
SABINA BEGAN: Certo.
MARA CARFAGNA (sbarra gli occhi più del solito, tanto che le palpebre scappellano all’indietro e scoprono il teschio; se ne va barcollando): Puttane. E io che ho lavorato tanto per (muore d’inedia e viene tumulata in un vol-au-vent).
SARA TOMMASI: Questa galassia è molto carina.
SABINA BEGAN: Tesoro, con questo processo ciclico di rimozione – tipo pesce – ti troverai benissimo.
SARA TOMMASI: Grazie, Riccardo. Ti voglio bene.
SABINA BEGAN: Figurati. Sentite, chi ci pubblica?
NICOLE MINETTI: Beh, mi pare ovvio. Egli.
SABINA BEGAN: Eh.
ISABELLA SANTACROCE: Dite che accetta?
SABINA BEGAN: Beh, io tra nove mesi gli pubblico tre chili e mezzo di carne, vuoi che Egli non accetti di pubblicarmi tre etti di carta?
MELISSA P: Ma io sono di sinistra.
SABINA BEGAN: Sì, ma poi ti passa (le ragazze ridono in coro).
ISABELLA SANTACROCE: Io proporrei «Cime tempestuone».
NICOLE MINETTI: Tipo fico, cioè. Cazzo.
MELISSA P: Finiamo le tartine e mettiamoci al lavoro.
NICOLE MINETTI: Dai! (Si inginocchia)
MELISSA P: Da sedute, dico.
ISABELLA SANTACROCE: Sapete che l’intelligencija si opporrà, vero? Perché siamo fighe e libere e intipententi e facciamo ciò che vogliamo del nostro corpo in barba ai bigottismi e al benpensantesimo?
NICOLE MINETTI: Si dice «intelligenza».
ISABELLA SANTACROCE: Grazie, Nicole.
MELISSA P: Ma il corpo del romanzo?
NICOLE MINETTI: È il nostro.
ISABELLA SANTACROCE: Tipo.
SARA TOMMASI: Cioè.
SABINA BEGAN: Un brindisi a Egli e a Loro.

(Le ragazze brindano ai loro benefattori, celebrando così il nuovo patto d’acciaio tra erotismo e femminismo. Sara Tommasi ride, piange, si spoglia, si veste, vola, atterra, diventa iridata, si spoglia, si masturba, ride, salta, piange, si trucca e viene. Il pubblico non applaude, ma in compenso è appiccicosissimo. Il sipario, anche se stavolta si sente in controtendenza, si chiude.)