Volevo scrivere due righe su Ebola, ma alla fine del primo capoverso avevo già iniziato a sanguinare dal naso e io che sono una persona credente l’ho preso come un segnale divino e ho smesso subito.

Su certe cose non si scherza, così sono corso immediatamente dal mio medico di fiducia, pagato sottobanco dalla Monsanto perché possa testare le nuove aspirine OGM con dentro il genoma di Paola Barale, e gli ho chiesto un vaccino per salvarmi la vita.

Mi ha detto che i vaccini possono provocare l’autismo, ma nel mio caso, dato che ho già superato i 3 anni, non dovrebbe essere più un problema. Così mi sono fatto iniettare un trivalente per via rettale. Si poteva fare anche per via endovenosa, ma ho preferito unire l’utile al dilettevole. Volevo farmi pure ammanettare, però i 6 minuti per la visita erano scaduti, io sono un uomo ambiguamente sposato, e lui è un medico obiettore. E se non vai alla sua clinica privata certe cose non le fa. Sta di fatto che mi ha prescritto un antibiotico.

Dato che però Ebola non è un batterio ma un virus mi sono chiesto se l’antibiotico prescritto non fosse solo per farmi spendere soldi inutilmente, nonché per darmi la sensazione di avere la malattia sotto controllo. In verità ero più preoccupato dagli effetti collaterali tipici dei farmaci ad ampio spettro, tipo stipsi, diarrea, secchezza delle fauci, appiattimenti dell’encefalo, cervicale, alluce valgo, dislessia, capogiri e mestruazioni abbondanti, al punto da chiedergli se non fosse il caso di darmi anche un coadiuvante, che so, della cocaina tagliata male, anche solo per leggere fino in fondo gli editoriali di Scalfari. Ma lui, guardando fuori la finestra quel cielo blu senza filtri Instagram, mi ha detto di nuovo di non preoccuparmi e per rassicurarmi mi ha mostrato un fascicolo top secret della CIA. Sembrava autentico, soprattutto il capitolo “Delle armi batteriologiche e del controllo demografico della popolazione mondiale. Parte 1: Africa e Repubblica di San Marino”.

Per essere sicuro al 100% di quello che mi stava dando (e visto che avevo ancora 40 minuti di parcheggio già pagato) ho continuato a fargli altre domande, tipo se era realmente un medico o aveva solo visto troppe puntate di Quark, perché aveva studiato medicina e come mai proprio all’Università degli Studi del Molise (esisterà poi veramente?) e soprattutto se non era un po’ tardi per somministrare il vaccino, a malattia già conclamata. Dato che aveva deciso di non farmi la fattura, capii subito che neanch’io ero realmente interessato a una risposta e accettai la cura e l’eventualità di donargli mia nonna per scopi bellici.

Poi, una volta tornato a casa, ho consultato l’enciclopedia scientifica a fascicoli settimanali e ho capito che Ebola è un virus, e come tutti i virus l’antibiotico non gli fa una sega, perché come dice la parola stessa (dal francese anti=no, questo non lo faccio, e biotico=fatto in casa senza l’aiuto della Monsanto) l’antibiotico funziona solo contro i microorganismi, e i virus non lo sono. Un po’ come quelli che mettono il borotalco sopra le macchie d’unto: quando tornano a casa, anche dopo 5 lavatrici di fila, non gli resta che buttare tutto nel secchio. Fateci caso, da quella sera a cena non l’avete più visto indossare quei pantaloni.

Sì, insomma, pare che il microorganismo sia un tipo emancipato: si replica da solo, non chiede un cazzo a nessuno, infetta l’organismo, prolifera, fa amicizia, ti rompe il culo. Ma c’ha le sue regole. Il virus, invece, vive con mamma e papà fino all’età adulta e se ne va solo quando trova un’altra disperata con la passione per le bomboniere che decide di stirargli tutte le nevrosi, ché i virus da soli non sanno fare un cazzo e hanno bisogno di una cellula ospite dove poter assemblare altri loro simili.

Ebola fa parte di questa seconda categoria.

I vaccini, poi, sono un preparato biologico che immunizza contro una certa malattia. Nel gergo comune si dice sempre “ci vorrebbe un vaccino contro gli stronzi”: una pozione che ci difenda appunto dagli stronzi. Se poi lo stronzo è anche un testa di cazzo, il vaccino potrebbe non funzionare più. Così, oltre a non provocare l’autismo, i vaccini di solito vengono somministrati prima che la malattia sia conclamata. Di solito perché, in alcuni casi, possono essere dati per aiutare il sistema immunitario a sviluppare più rapidamente le proprie difese. Ma non è il caso di Ebola. Le persone infette, dunque, non sono state guarite da un vaccino (ditelo agli stagisti sottopagati delle Redazioni d’Italia.It) ma da un composto definito Zmapp, ovvero un cocktail di tre anticorpi con una funzione immunitaria passiva, cioè quello che fanno gli anticorpi di vostra madre quando siete ancora ospiti del suo utero e non avete ancora sviluppato i vostri. Il principio di tale cura è lo stesso. Generalmente si usa questo approccio quando il virus si chiama Ebola e c’è poco tempo per trattarlo.

L’esperto, invece, riconosce 5 modi diversi di realizzare un vaccino:

  1. Quello fatto con una quantità minima del microrganismo che provoca la malattia. Il classicone da letteratura dove ti davano un po’ di veleno fin da piccolo e tu crescendo diventavi immune e potevi mangiare in qualsiasi trattoria fuori città, compresa la mensa universitaria.
  2. Quello fatto con la forma morta del microrganismo. Come a dire che ai vostri linfociti B, le guardie svizzere del vostro organismo, anziché addestrarle come nel caso 1 gli mandiamo le istruzioni su come sia fatto il potenziale nemico. Loro studiano e si preparano a un’eventuale invasione.
  3. Quella che viene definita una “subunit vaccine”, un pezzetto dell’organismo che dovrebbe stimolare la risposta immunitaria. Non è proprio come nel caso 1, ma quasi.
  4. I vaccini “toxoidi”, cioè fatti con una tossina a cui hanno tolto il potere tossico ma è rimasto quello immunologico. In pratica è un signor Wolf che arriva e dice al vostro sistema immunitario cosa fare per non finire nella merda.
  5. L’ultimo, di nuova generazione, si basa sulla vostra fede. Se credete alle scie chimiche potete pure farvi un vaccino con un po’ di succo di limone, due cucchiaini di zucchero di canna, 5 gocce di aceto balsamico e mezza pera. Saranno più che sufficienti a farvi morire entro il mio 43° compleanno, che è stato giovedì scorso.

Concludo consigliandovi di seguire sempre i consigli dei TG nazionali: lavarsi le mani dopo averlo sgrullato bene e rimesso nei pantaloni, non leccare i cadaveri se pensiate siano infetti, evitare di andare a Cuba o in Thailandia a caccia di pompini di minorenni per meno di 4 dollari, penetrare sempre prima la vagina e poi l’ano, non viceversa, farsi il bidet prima di aprire la busta delle patatine e offrirla ai vostri ospiti, non leccarsi le dita intinte in orifizi di chi non conoscete, soprattutto se sono parenti di primo grado, evitare il fisting con gli sconosciuti e infine i raduni di massa a scopo politico.

[artwork by aMusoDuro]