– “Oddio, potrei sempre scrivere un post di satira politica. Proprio l’ultima spiaggia, eh. Che noia. Da qualche anno la satira mi ricorda una mia ex: prima o poi se la fanno tutti. Tra l’altro proprio quella che si era fatta tatuare sull’inguine la scritta “Metti Mi Piace prima di tutti i tuoi amici!” e io le avevo anche creduto. Aveva più condivisioni la sua passera di una notizia falsa del Lercio.

Io avevo deciso di smettere con il solito “Leggi la notizia – scrivi la battuta”. Volevo provare qualcosa di diverso, più semplice, intimo, personale. Un discorso tra me e me che non finisse allungando il braccio per cercare un fazzoletto di carta. E poi lo ammetto, a me le oneline sulla politica non vengono più. Ecco, l’ho detto. Certo, potrei sempre subaffittare dei cinesi, o degli indiani, che scrivano per me. “Giuri tu di scrivere per me, come me e in me? Di’ lo giuro!”. Ogni tradimento verrà punito con la gogna online, verrai sbeffeggiato, accusato di vilipendio al blog, additato non appena proverai a pubblicare un tuo libro per un editore scalcagnato attratto dal numero dei miei follower. Perché ricorda: tu, fuori dal mio collettivo, blog, forum, setta, non sei nessuno. Dai, hai 4000 battute di prova, mi raccomando: niente di intellettuale, niente di politico, ma che sia attuale. Lo stile lo conosci: cominci tranquillo, dando un senso, e poi esci pazzo, svalvoli. È facile. Vai, mostrami quello che sai fare”.

La Grande Schifezza

Facile. Facile fare un film su Roma e chiamarlo La Grande Bellezza. Quasi banale. Cos’ha di brutto Roma? Oddio, ad essere pignoli, qualcosa di brutto ce l’ha, non esteticamente, certo, sono più che altro disservizi, mancanze, imprecisioni. Tutte cose che a me, personalmente, non infastidiscono.

Io sono disposto a rinunciare a servizi pubblici puntuali, a strade senza buche, a metropolitane che non si allagano dopo una pioggia primaverile, pur di vivere nella Storia, ma io non sono romano. Un romano, invece, si incazza. Perché lui, La Grande Bellezza, la vive, l’ha sempre vissuta, fin da bambino, capirai che gli frega di Piazza di Spagna quando vive al Pigneto e ci mette 90 minuti per arrivare a Termini, e saranno 5 fermate di 105.

Io continuo a sentire romani che adorano la loro città, ma andrebbero a vivere a Berlino. Berlino. Ci avete mai vissuto a Berlino? Io sì. E Berlino, nonostante funzioni quasi tutto alla perfezione, ha un brutto difetto: è piena di tedeschi. Shhh! E non ci amano. Hanno fatto tanto per togliersi di dosso la fama di razzisti, ma appena possono vi guardano con aria riprorevole. Commettere errori in Germania è facilissimo: passeggiare sulle piste ciclabili, dimenticare di mettere sul nastro del supermercato il divisore per il cliente successivo, vestirsi con gusto, sono considerati atti di indicibile maleducazione e, per questo, atteggiamenti tipicamente italiani. O turchi. E poi che ha Berlino più di Roma? Se a Roma girano film come La Grande Bellezza, a Berlino che hanno mai girato, Il Cielo sopra Berlino? Bello, la storia di due angeli che se ne stanno appollaiati come piccioni sui monumenti, ma invece di cacarci sopra, se ne vanno in giro a cacare il cazzo alla gente per bene. Un film talmente lento che il DVD bisognava riavvolgerlo a mano.

Ma c’è una cosa che odio più di tutte, e sono quelli che parlano male di una città che non gli appartiene. E lo dico io che sono di Milano. Quindi, torniamo alla Grande Schifezza, caro il mio Muccino. Se volevi fare un film impegnato, dovevi impegnarti di più. Se volevi fare un film estetico, dovevi estetizzare qualcosa che di estetico non ha nulla. E poi, onestamente, far interpretare Jep Gambardella al cantante degli Avion Travel lo trovo scontato. Piuttosto, perché non far vivere il protagonista a Lambrate? Lambrate sì che fa schifo. Prova a farla La Grande Bellezza a Lambrate. Quando nel 1979 fecero Giochi Senza Frontiere a Minsk, la squadra di Lambrate chiese asilo alla Bielorussia. Ed erano tutti Democristiani.

E ci credo che ti premiano con il Pallone d’Oro e ti nominano agli Oscar, tu in America ci vivi ormai da quando hai litigato con tuo fratello, che a me queste liti di famiglia non mi piacciono, portano omosessualità e promiscuità nel cinema italiano, invece che fondarlo sui valori della famiglia tradizionale uomo e donna. Se proprio volevi parlare di Roma, allora potevi osare di più, potevi fare un film tipo Sacro GRA. Quello sì che era un bel film, con i cavalieri medievali alla ricerca di un’uscita senza coda tra la Casilina e la Tiburtina, una metafora del viaggio, della ricerca interiore e delle bestemmie in colonna alle 8 del mattino.

Insomma, caro il mio Muccino, stavolta hai toppato e io i soldi per vedere il film non te li ho dati e non te li darò, faccio come fanno tutti con i libri di Fabio Volo, li critico senza averne letto uno. Sono un intellettuale, io.

Fai pace con tuo fratello, ciao.

– “Ecco, come ti sembra?”
– “Avevo detto attuale e tu mi scrivi un pezzo con un titolo uscito già due settimane fa. E poi hai esagerato con l’immedesimarti. Prima di tutto io non ho mai detto di non riuscire più a scrivere battute sulla politica, te lo sei inventato tu. E poi non ho neanche mai avuto una ragazza più condivisa di una notizia del Lercio”.
– “Hai ragione, ma qui siamo in 50 e si finisce per fare confusione. Lo sai che, oltre che a te, io scrivo i pezzi per Crozza, i romanzi di Moccia, i testi di Saviano, gli aforismi di Coelho, quando sono sul cesso butto giù qualcosa per la Littizzetto e curo la pagina Facebook di Claudio Magris?”
– “Ma quale, quella che lui non vuole?”
– “Oh cazzo, mi aveva chiesto Twitter…”