«In quel giorno, il Signore stenderà una seconda volta la mano
per riscattare il residuo del suo popolo rimasto in Assiria
e in Egitto, a Patros e in Etiopia, a Elam, a Scinear e a Camat,
e in quel mucchietto di vocali chiamato Ohio»
(Isaia 11:11-13)
Lasciatemelo dire in pubblico: Michelle, Nostro Signore Gesù Cristo non ti ha mai amata di più. Non è mai stato più fiero di guardare il resto dell’America innamorarsi di te, come first lady di quella nazione, come simbolo di questa nuova generazione di donne operose e impegnate, di madri e mogli presenti, di power user delle piastre Braun Satin. Sasha e Malia, davanti ai nostri occhi state crescendo e diventando due bellissime, forti e intelligenti giovani donne, proprio come vostra madre, il Kenia. Non tanto Sasha, che è ancora una stronzetta con le gonne a campana appena uscita da una riunione di redazione con Santoro, ma Malia, meteorina in divenire, specchio di questa America che cresce, nera come il fiscal cliff, possente e di muscolatura tornita, come i bufali self-made dell’Alabama, bella di fiera bellezza virginale come il pene di Beppe Grillo. Almeno stando all’opinione di Matteo Renzi. Nostro Signore è davvero fiero di voi. Per questo vostro padre vi ha promesso un cane. E non un detenuto di Guantanamo. O il pene di Beppe Grillo. O due cani. O un figlio da Morgan. Con il pene di Beppe Grillo. A forma di cane. Derlo. Come invece ha fatto con Bersani, nel caso in cui non vinca le primarie. Almeno quelle vagamente scopabili di geriatria.
Sentirete l’orgoglio nella voce di una volontaria che va di porta in porta perché suo fratello è finalmente stato assunto quando la fabbrica di auto ha aggiunto un turno ulteriore alla produzione, sottraendolo alla paghetta del figlio dodicenne di un operaio di Pomigliano che si chiama Gennaro. Cioè, che si chiamava Gennaro. Almeno prima che la fabbrica di auto di Omaha non aggiungesse una maniglia Ikea alla casetta in legno del figlio drogato di un idraulico dell’Arizona. Chiamato Gennariknow. Sentirete il profondo patriottismo nella voce della moglie di un militare che sta al telefono fino a tarda notte per assicurarsi che nessuno che combatte per il suo paese debba combattere mai per un lavoro o un tetto quando torna a casa. Non è per questo che i padri fondatori hanno inventato quei fantastici cimiteri e lo sfondo di Windows?
Crediamo in un’America generosa, in un’America che ha compassione, in un’America tollerante, aperta ai sogni della figlia di un immigrato che studia e crede nella bandiera. Capite? Questi messicani vengono nei paesi civili a credere alle cazzate a cui noi non vogliamo più credere. A un giovane delle zone più povere di Chicago che vede una vita al di là dell’angolo della sua strada. E se la fa. Al figlio di un operaio del Nebraska che vuole diventare un dottore o uno scienziato, un ingegnere o un imprenditore, un diplomatico o persino un presidente. E invece diventa un affluente del Missouri dopo che uno studente armato di mostarda e kalashnikov entra nella sua mensa e spara su tutti i fottuti biondini monozigoti del sagittario. Questo è il futuro che vogliamo. Questa la visione condivisa. Ecco cosa dobbiamo fare. Ho preso una moglie con quei fianchi apposta.
E con il vostro aiuto e la grazia di Dio continueremo il nostro percorso e ricorderemo al mondo perché viviamo nella nazione più grande del mondo. Per poter dormire in diagonale.
Grazie, America. Dio ti benedica. Dio benedica questi Stati Uniti. Dio benedica il canale di Panama e gli sport metaforici con le mazze.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore, o con almeno 36 bollini.