Nell’ufficio dove lavora il Merda, da qualche giorno è arrivata la nuova collega. Come tutti gli altri, il Merda sta studiando la combinazione per aprire la cassaforte di quella donna ed arrivare al suo meraviglioso culo.
Per riuscirci, decide di usare una frase appena letta sul twitter: «Ho sassi nelle scarpe e polvere sul cuore. Guarda l’angolo del cielo dov’è scritto il tuo nome». Un paio d’ore dopo, prende coraggio e la invita al distributore automatico di caffè. Davanti a quel monolito, il Merda infila le prime monetine nella fessura, con quell’aria navigata di chi ha passato una vita a infilare monetine nella fessura. Sembra appena uscito da un post di Spora. Pigia il tasto “Cappuccino senza zucchero”, si schiarisce la voce, si volge verso di lei e senza respirare mai, le recita quel tweet, rischiando l’embolo al cervello. Quello che inizialmente era «Guarda l’angolo del cielo dov’è scritto il tuo nome», per l’emozione diventa «Dove ho inciso il mio nome». In sottofondo, l’ingranaggio del macchinario che sta sputando sborra bianca zuccherata, macchiata di caffè.
La collega ascolta quel verso di Capossela featuring il Merda e scoppia a ridere. Ride talmente forte che gli viene il singhiozzo e metà del cappuccino le schizza fuori dal bicchiere. Lui rimane impietrito. Non capisce. Nella sua mente, dopo quella frase, lei avrebbe dovuto guardarlo, sorpresa, con l’aria sognante da “nessuno mi aveva mai detto una cosa così bella, davanti ad un distributore di caffè” e poi baciarlo. O almeno abbracciarlo. “Capisci? Tu ora mi avresti dovuto ringraziare e poi, mano nella mano, saremmo usciti fuori a parlare di noi due, degli utenti twitter che abbiamo in comune, dei blog che seguiamo, del tuo post preferito. Avevo rimediato pure un last minute per la finale del Macchinera Blog Awards!”.
Ora è lei ad ascoltare, impietrita, quello sfogo disperato. Nessuno l’aveva mai trattata così male, davanti ad un distributore di caffè. Ora si sente una donna ridotta a stereotipo culturale di bassa lega, in pratica una lettrice accanita dei post di Spora. Ah, tu che all’inizio eri stata la musa ispiratrice del Merda, ti sei trasformata nella Medusa, pietrificandolo con uno sguardo solo. Per questo motivo, ora senti un’attrazione irresistibile verso di lui. Hai voglia di stringerlo, scoparlo, usarlo e buttarlo. Abbassi gli occhi perché a quel pensiero hai la sensazione, quasi certezza, di aver bagnato le mutandine.
Afferra tremante l’iPhone e twitta a tutti di come un tuo collega fighissimo, davanti al distributore del caffè, ti abbia dedicato una poesia d’amore (e delle tue mutandine bagnate)!
E a te, Merda, invece cosa dire? A te non resta che andare a nasconderti dove nessuno potrà mai più ritrovarti.
Su Second Life.