Mi ricordo che facevo l’obiettore in un ricovero per anziani e in tarda serata guardavamo Chi vuole essere miliardario?, dato che si cenava tipo alle sei e che c’erano ancora le lire.
La conversazione tendeva a languere (non è che è facile parlare con un sondino nasogastrico o il tubo dell’ossigeno) non fosse per la signora che mi chiedeva dove fosse la sua sorellina Silvana dalle dieci alle quindici volte al minuto. Doveva essere o essere stata una molto veloce ad allontanarsi, questa Silvana.
Quelli col Parkinson, gli allontanavo un po’ la sedia dal muro, se no vibrando lo schienale sul muro facevano un rumore di mitraglietta smorzata tale che i più cercavano di buttarsi sotto il tavolo dalla carrozzina, urlando:

I TEDESCHI!

mentre quelli con l’Alzheimer li guardavano persi chiedendosi con chi cazzo eravamo alleati in quel momento.
Io di solito stavo seduto di fianco a un signore magro magro sempre stordito, con in tutto mezza arcata dentale superiore e capelli da pulcino leccati in avanti. Carrozzina da poco, poche visite dei parenti che, evidentemente,  non avevano da preoccuparsi di eredità e badanti che insidiavano le stesse, perché un pompino è per sempre.
Stavo lì perché puzzava un po’ meno degli altri e, essendo sedato di brutto, non sbavava tantissimo. Inoltre, aveva dei reni spettacolari, per cui il quasi continuo rumore dell’urina che andava dal catetere al sacco delle minzioni mi ricordava i torrenti delle mie vacanze da bambino in Val di Fassa.
Per cui, questo signore io lo chiamavo “Canazei”.
Un sera, stavo per saltare in piedi ad esultare perché la risposta giusta da dare a Gengis Cotti (che dove passa lui, non cresce più il riso) era senza dubbio “Il corridoio di Danzica” e quindi io avevo finalmente trovato una qualche utilità al percorso di studi che mi aveva portato alla laurea, ma non potei esultare.
Una morsa al braccio.
Canazei m’aveva arpionato con una presa poco sopra al polso, rendendomi impossibile alzarmi, e mi guardava fisso negli occhi con degli occhi azzurri che mai avevo visto neanche aperti, figurarsi COSÌ aperti, specie quella sera, che l’avevano tenuto a flebo dalla mattina. Non l’avevo mai sentita, la sua voce, ma ora mi guardava fisso, e diceva:

GUARDAMI come sto messo, GUARDAMI! Non fare come ho fatto io, TU che ancora PUOI, TUTTE SCOPATELE, TUTTE!

e dicendolo s’era alzato in piedi e continuava a guardarmi fisso e tenermi forzatamente a sedere. Poi Canazei ha girato gli occhi all’indietro, ha socchiuso la bocca ed è crollato sulla sedia a rotelle.
Terrorizzato, son corso a chiamare le infermiere che, considerate velocemente le condizioni di Canazei, son corse a chiamare il medico, che è arrivato di corsa.
Ha guardato Canazei, ha sentito il polso, ha controllato quanta fisiologica c’era ancora nella flebo del vecchio e poi ha detto una cosa che non dimenticherò facilmente:

È morto da almeno quattro ore.

Come sa, mi sono scopato due infermiere e tre assistenti di base, quella stessa notte.
Ma è andata così, per cui La prego di concedermi almeno le attenuanti generiche, Vostro Onore.