«Quand’è che abbiamo iniziato ad aver paura di tutto?»

La foto della ragazza morta a Brindisi, Drogba che alza la Coppa, il terremoto in Emilia, macerie, cosa provoca la cellulite, un commento su facebook, la guerra, la faccia della Merkel, tette, un indignato, qualcuno protesta sul suo blog, tutto il resto è sciacallaggio.

Merda, ti ricordi quando da ragazzo passeggiavi con la tua ragazza lungo i vialoni di periferia, dove i palazzi sopraffollati facevano da argine al tuo sguardo, forse anche ai tuoi stessi pensieri, dentro quel mondo meschino, quello vero, con la puzza di fogna, la mondezza vecchia di giorni, il sudore, la voce della tua donna, con quei discorsi annoiati, il baretto con i soliti quattro stronzi, quando potevi ancora fumarci dentro e non eri costretto a vivere sano?

Ti ricordi quelle ore del cazzo, piene di noia, dove non sapevi nulla di quello che accadeva nel mondo ed eri ugualmente il Merda?

La società pensava di eliminarti, di emarginarti in periferia, asfissiato dai discorsi degli pseudo-intellettuali, con l’aiuto della TV, il lavoro fisso, la macchina, il matrimonio con le corna e la vacanza all-inclusive. Ed invece, con l’arrivo di Internet, sei diventato tu il padrone del mondo e gli altri si son dovuti adeguare a te. Non lo ammettono, ma tu, Merda, hai vinto e noi abbiamo perso. Peccato che il premio se lo siano mangiato prima, ma non importa, perché tu sei felice del tuo perenne status di Merda ed ora lo puoi persino condividere, a livello planetario, con tutti gli altri tuoi simili e si sa, la maggioranza, in democrazia, si autoperpetua.

La società si è adeguata alle tue esigenze e tu, da bravo necrofilo, oggi trovi tutti i nutrienti adatti a te,  tutti dentro il supermercato della rete. Aperto 24 ore su 24.

Il Merda cannibalizza qualsiasi cosa provenga da internet, la ingurgita con avidità. A differenza della televisione, la rete non concede pause. Ti basta leggere il titolo di apertura, dove risparmiano sulla punteggiatura e gli articoli. Non servono più perché lo spazio costa, le parole vanno ingrassate, tutto stampatello, blu, gli archivi di foto 1 -2 -3, il video con la tragedia.

Non lo so, fa talmente schifo che non riesco a smettere di mangiarlo.

Come quella volta, Merda, che hai raccontato di esserti scopato tua madre.

Dividevano la stessa stanza da letto e, quando lei dormiva, il Merda approfittava per infilare una mano sotto le lenzuola e fare pratica con l’anatomia femminile. Il cazzo gli si gonfiava come una tragedia, pronto ad esplodere in prima pagina. Ogni notte guadagnava centimetri, verso la stessa figa da dove lui era uscito. Lei non si opponeva, adempiendo fino in fondo al suo ruolo di madre (che erroneamente crediamo sia quello di proteggere i figli, ma in realtà è quello di tenere in piedi la famiglia) evitando tacitamente che lo scandalo uscisse fuori da quelle quattro pareti, fuori da quelle lenzuola.

Quando il Merda le infilò in un colpo solo, rapido, tutto il cazzo dentro, la figa, secca, si schiuse raschiandogli l’uccello, fino a farlo sanguinare. Lui strinse i denti e le venne dentro.

Ora il Merda, inconsapevolmente, tratta le vicende su internet allo stesso modo di come racconta la storia con sua madre. Non capendo come filtrare i suoi pensieri, arginare le sue pulsioni, o anche auto-censurarsi, crede che per esplorare il mondo sia sufficiente varcare qualsiasi soglia. Entrare dentro qualsiasi argomento, come se ne avesse un diritto acquisito. La sua storia, priva di fondamento, si mescola con la tragedia vera. La relazione del Merda, inventata dal suo stesso autore, crea disagio come se fosse un fatto reale, pur non condividendo lo stesso piano morale, ma solo la stessa piattaforma. Ma chi ascolta e legge, ha la capacità di scindere le due cose?

Chi è, allora, il Merda?