Tutto ebbe inizio la prima volta che una scimmia chiese a un’altra scimmia non di grattarle la schiena, ma di grattarla a una terza scimmia, per suo conto, ricevendo poi da quest’ultima un compenso in banane. Di queste, una minima parte fu concessa alla scimmia grattatrice, senza però garantirle altri lavori di grattatura né l’assistenza sanitaria, perché tanto di scimmie disposte a grattare era piena la foresta. Il resto delle banane fu messo da parte. Nacque così il verbo fruttare.

Nel giro di pochi giorni la scimmia proto-capitalista accumulò una gran quantità di banane. Il rischio che marcissero, e quindi si svalutassero, era molto alto, perciò decise di usarle per comprare un albero dal gruppo di scimmie che lo abitava. L’albero fu utilizzato come centro di grattatura. Era aperto dalla 8 di mattina alle 8 di sera e dava lavoro precario, con contratti giornalieri, a 20 scimmie. Ogni tanto qualcuna moriva cadendo dai remi più alti, o da quelli più fragili. Ma la manodopera non mancava. E gli ispettori del lavoro sarebbero arrivati solo dopo qualche milione di anni.

Con questo sistema la scimmia proto-capitalista riuscì ad accaparrarsi un terzo degli alberi della foresta, differenziandone la destinazione: alcuni erano siti produttivi, altri dedicati ai servizi, altri ancora residenziali. I centri grattatura ampliarono la clientela divenendo centri toelettatura per qualunque tipo di animale. In alcuni venivano offerte anche prestazioni piuttosto ambigue. Gli affitti dei rami schizzarono alle stelle.

Uno scossone nel sistema si ebbe quando la scimmia proto-capitalista si rese conto di non essere l’unica nella foresta ad aver fatto strada nel campo dello sfruttamento. Altre scimmie, qualcuna già ricca di famiglia, avevano seguito più o meno lo stesso percorso imprenditoriale. Iniziò una strenua lotta per la sopravvivenza economica. Nacque la concorrenza.

La scimmie proto-capitaliste si diedero battaglia a colpi di aumenti di produzione e di tagli dei costi. Le condizioni di lavoro sugli alberi peggiorarono e le buste paga si alleggerirono. Tra i rami iniziarono a riecheggiare grugniti. Alcune scimmie proletarie cominciarono a battere le zampe sui tronchi in segno di protesta: furono cacciate.

Il malcontento però continuò a dilagare, e piccoli gruppi iniziarono a riunirsi attorno ad alcune scimme proto-sindacaliste, le quali, in cambio di alcune banane, si recarono dalle scimmie proto-capitaliste per portare le richieste dei lavoratori. Ottennero una buccia di banana in più in busta paga e il party aziendale a Natale.

Per un po’ le proteste si spensero e l’economia della foresta capitalista andò avanti. Un giorno però alla scimmia proto-capitalista giunse una notizia: anche altre specie stavano tentando il salto economico-evolutivo. Allarmata dalle possibili conseguenze, la scimmia elaborò un piano industriale che prevedeva un taglio dei rami di circa il 20%.

Le proteste esplosero immediatamente e le scimmie proletarie si riunirono attorno a quelle sindacaliste, le quali, in cambio di alcune banane, dichiararono sciopero, dettarono slogan e si misero alla guida della manifestazione. Siccome però sugli alberi non era possibile sfilare in massa, le scimmie lavoratrici scesero di botto tutte a terra per formare un corteo. Nacque così il genere umano.

Quel corteo, ad oggi, ancora dura.

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