Fino all’altro ieri la Grecia era quella nazione dell’Unione Europea che aiutava l’Italia a preservare un minimo di autostima nelle innumerevoli classifiche del continente su tutto.

Poi è arrivata Syriza che ha preso il potere sconfiggendo il sanguinario regno di Immortan Joe. Da quel momento, in vacanza nelle sue isole non vogliono andarci solo i truzzi: ormai è tutto un ochi, kalimera, kalispera, panta rei, pi greco, olimpiadi, Pollon combinaguai.

Tuttavia per me siete solo dei dilettanti: la Grecia mi ha sempre perseguitata. Dovunque io mi volti io vedo Grecia e ogni volta che ripenso al mio passato ecco che spuntano pepli, corone d’alloro, alfa e omega. Insomma, quello che mi lega alla Grecia è un lungo rapporto ininterrotto, un po’ come quello che ho con Madonna Povertà.

Innanzitutto, io sono siciliana e la mia terra natia, prima di essere un magna magna, era la Magna Grecia. Questa dominazione ha lasciato splendidi resti come templi e teatri. È grazie a questi cimeli che oggi colonie di palazzine abusive con gli infissi in alluminio anodizzato godono di un bellissimo paesaggio. È grazie alla Grecia che in Sicilia riusciamo ad avere un filo di autostima. Noi infatti usiamo sempre la loro discendenza come carta da briscola per nascondere con una toppa magagne vergognose.

– “E vabbè Ester ‘sti lombardi, ‘sti veneti che fanno tutti gli spocchiosi che ci hanno? Noi discendiamo dagli antichi greci! Quelli del nord da cosa? Dagli Unni? Ma per carità! Ok, detto questo, quand’è che posso farmi la mammografia in ospedale?”
– “C’è un posto tra diciotto mesi, se non muore prima qualcuna nell’attesa.”
– “Visto? Se non era per i greci noi siciliani oggi non prenderemmo le cose con filosofia! Com’è che si dice? Panta rei: tutto in culo.”
– “Tutto scorre.”
– “Vabbè, uguale, ora Ester non attaccare a fare la milanese precisina…”

Per rincarare la dose ho anche fatto il liceo classico, cosa che mi ha letteralmente traviata perché ancora, dopo cinque anni, trovo divertente la battuta nell’arrosto ci vuole l’aoristo!. Non so quante volte per esempio mi è tornato in mente il concetto dell’hybris. L’hybris è letteralmente la tracotanza, o per dirla meglio, la sboronaggine che viene puntualmente punita dagli dei.

A scoprirla fu Eschilo nella tragedia I Persiani, in cui si parla della sconfitta a Salamina dell’impero persiano. I persiani infatti pensavano di vincere facile contro i greci e si portarono appresso delle navi così grosse e tamarre che rimasero tutte incastrate negli arcipelaghi, provocando enormi file al casello di Roncobilaccio.

I greci, nonostante le previsioni dei bookmaker, approfittarono dell’ingorgo per prenderli a cartoni e fottergli le carte bancomat. Da allora la hybris è parte di me, la vedo praticamente ovunque. I giapponesi fanno centrali nucleari adatte a resistere a terremoti dell’ottavo grado della scala Richter e ne arriva uno del nono grado? Quella è hybris. Bersani che nel 2013 era convinto di smacchiare il leopardo? Sempre hybris. Grillo che strilla #vinciamonoi? Eh no caro, #vinciamopoi che c’è la hybris prima.

Non parliamo poi del Ciclo dei Tebani, che era una sorta di Dallas ambientata a Tebe, in cui al posto del petrolio ci stava l’incesto. Questa saga ovviamente è subito balzata sul podio della classifica delle mie migliori esperienze intellettuali. Le parole con cui Sofocle descrive nell’Edipo Re la tragica scoperta familiare del protagonista rimarranno scolpite dentro di me per sempre.

– “Buonasera a tutti, sono il vostro indovino preferito, Tiresia e vi do il benvenuto ad una nuova puntata di C’è profezia per te! Facciamo un bell’applauso a Edipo che è venuto qui oggi perché vuole finalmente scoprire chi è sua madre! Allora Edipo, come ti senti?”
– “Sono pronto a scoprire la verità!”
– “Perfetto! Abbiamo mandato uno dei nostri oracoli di Delfi a scoprire chi è tua madre e caro il mio Edipo, l’abbiamo trovata! Allora, vuoi aprire la busta?”
– “Va bene Tiresia: apriamola!”
– “Ed ecco qua Edipo, tua mamma è… Giocasta!”
– “Giocasta?! Ma che siete scemi? Giocasta è mia moglie!”
– “Scusa Tiresia, ma ci rimango male pure, mi hai mandato l’oracolo per farmi scoprire chi è mio figlio! Mi stai a prendere in giro?”
– “Giocasta, per favore, moderiamo i termini, sono pur sempre Tiresia, l’indovino di maggior successo di Tebe e se io dico che Edipo è tuo figlio, è tuo figlio!”
– “Ma per carità, ma quella è mia moglie, ci amiamo da morire, vero Giocasta?”
– “Oh si Edipuccio, io ti amo di bene! Sei il mio orgoglio, tesoro mio! A proposito hai mangiato quello che ti ho lasciato pronto in cucina? Ti ho fatto la parmigiana con la feta come piace a te! Mangiatela tutta perché sei pelle e ossa amore mio, sempre a lavorare per Tebe! Non farmi preoccupare, d’accordo?”
– “Oh mio Dio allora è vero: ho sposato mia madre, come ho potuto?!”

Lasciamo perdere l’Odissea e Ulisse che vince con l’inganno e manda al macero qualsiasi tentativo di instillare un minimo di rispetto nelle regole in noi giovani terroni. Mettiamo da parte anche Medea che non ci ha proprio pensato a passare prima dall’avvocato divorzista, o Prometeo e la sua passione per il furto degli accendini. Difatti il mio rapporto con la Grecia è persino moderno e non mi sto riferendo alle tonnellate di yogurt ingurgitati come prescritto nelle diete dimagranti.

Mi riferisco a due concetti, quelli di agape e di eros che sono involontariamente ben descritti da un romanzo, tra l’altro ambientato nella Grecia moderna, ovvero Un Uomo di Oriana Fallaci. La trama è famosa: si tratta della storia d’amore tra la giornalista che ci provava a far la scrittrice e il rivoluzionario Alekos Panagoulis. Benissimo, questo libro per me è la migliore rappresentazione che ci può essere tra la ricerca dell’amore assoluto inteso come eros e l’amore tranquillo, pacioso e la domenica all’Ikea chiamato agape. In breve: se ti leggi Un Uomo a 15 anni Panagoulis è l’uomo ideale, visto che ti appare folle, passionale, eroico e indomito. Se te lo rileggi a 30 e ti vedi questo che inzeppa di corna la Fallaci e passa il tempo a far schiantare il cane contro i camion, perché nessun essere vivente deve essere legato alla catena (sic!), la prima cosa che vuoi fare è scappare con il consulente del lavoro a passare passionali pomeriggi da Immobil Dream a farti vendere non sogni ma solide realtà.

Io non so dunque quale sarà il destino dell’Europa dopo tutto questo fracasso, ma una cosa è certa: comunque andrà a finire la Grecia io ce l’avrò sempre nel cu… nel cuore.

[artwork by aMusoDuro]