Papa, governo, elezioni, Chávez, conclave, Grillo, e il cervello del Merda si è impallato per eccesso di notizie bomba. Ovunque si giri vede un’unica, enorme, immensa prima pagina di Repubblica.it. È necessario farsi un caffè al bar.

Giunto al bancone, guarda in faccia il barista e fa: “Caffè, tazzina, bar, buongiorno, colazione”. Il barista, dopo decenni passati a servire cappuccini tiepidi chiari senza schiuma, con latte di soia e zucchero estratto dal granito del Madagascar, fa finta di niente, si volta verso la macchina del caffè e ne prepara uno.

Servito il caffè, il Merda prende una bustina di zucchero, la sgrulla, la versa e inizia a girarlo. Poi si dirige alla cassa per pagare. Guarda la cassiera truccata un filino meno di Platinette e fa: “Caffè, pagare, scontrino, evasori fiscali, mandiamoli a casa, vaffanculo”. La signora, spaventata da quell’atteggiamento, pigia col piede il bottone rosso sotto al suo sgabello e, in meno di 2 minuti, il bar finisce circondato della psico-polizia che ammanetta il Merda, lo seda e lo trascina in uno scantinato.

Ripresa conoscenza, il Merda non ha ben chiaro cosa sia successo. Un secondo prima sei al bar a fare colazione e un secondo dopo ti ritrovi in un Paese senza Papa, senza governo, declassato, e con i grillini che ti vogliono togliere le vaccinazioni obbligatorie in cambio del WiFi gratis.

Davanti a lui siede un tizio d’altri tempi. Sorride, in silenzio. Poi scrocchia le labbra e fa: “Ciao Merda, sono George Orwell, hai presente?”. Il Merda scuote appena la testa, come a dire “non ho presente”. Orwell ripete la domanda: “Sei sicuro?”.

Merda: “No, mal di testa, WTF, lunedì”.
Orwell: “Riesci a formulare un pensiero più articolato di un tag?”.
Merda: “Tag, blog, Tumblr, Makkox sindaco dell’Internet”.
Orwell: “Sì vabbé, ciao, casi umani, scie chimiche, lunedì”.
Merda: “Microchip, cazzo vuoi?, cazzo sei?”.
Orwell: “Scrittore, 1984, neo-lingua, 2+2=5, Grande Fratello”.
Merda: “Televisione, canale 5, Barbara D’Urso, troia”.

A quel punto, Orwell realizza che il crash è stato più grave del previsto e ha reso il cervello del Merda un ammasso di dati inutili. Parla per tag e non comprende pensieri più complessi di un “siete morti”. “La neo-tag-lingua pare abbia fatto il suo dovere”, sentenzia a bassa voce lo scrittore. Poi prende uno specchio e lo mette davanti al Merda: “Guardati, e dimmi cosa vedi?”.

Merda: “Casaleggio, Casa Pound, ab-norme, Igor”.
Orwell: “Questo sei tu, Merda. Sorpreso, vero? È un buon punto, certo, ma devi fare un ulteriore passo”.
Merda: “Matrix, pillola rossa, blu, Grillo, blog, sovvertire il sistema, V per Vendetta”.
Orwell: “Non dire minchiate, Merda, o mi costringi a chiamare O’Brien”.
Merda: “O’Brien?”.
Orwell: “Apprendere, comprendere, accettare. Stanza 101. Hai presente?”.

Il Merda rimane perplesso. Non ha mai sentito prima quei tag.

Orwell, allora, scorge una luce in fondo al tunnel e torna a sorridere: “Vedi, Merda, a forza di leggere e commentare di complotti intergalattici, casta e guerre nucleari nel 2040, ti è partito il boccino e hai preso le sembianze di Gianroberto Casaleggio, ma con un cervello ab-norme e i dreadlock. I dreadlock restano un mistero di cui ci occuperemo un’altra volta, ma il resto è il segno evidente di un’evoluzione verso il grillino DOC. Purtroppo, però, ancora incompleta. Hai delle influenze negative, hai firmato l’appello per un governo di alto profilo. Sei, come dire, in una fase di tragica transizione”.
Merda: “Tragedia, PD, smacchiare, giaguaro”.
Orwell: “Non fare lo stronzo con me, Merda, ché io ti metto sotto, ti faccio un culo così. Il PD e tutto il resto te lo devi scordare. Quindi ascoltami bene. Ci sono tre stadi per la tua reintegrazione: quello dell’apprendere, quello del comprendere e quello dell’accettare. Con te ho deciso che quello dell’apprendere lo saltiamo, ché è tempo perso; non mi pagano abbastanza per fare quello del comprendere, quindi andremo direttamente a quello dell’accettare. Poi sarai finalmente un vero grillino. Dunque, Merda, cosa ne pensi di questa sfera?”.

Merda: “La odio”.
Orwell: “La odii. Bene. Ora, però, è giunto il momento di fare l’ultimo passo verso la sfera. Tu devi amare la Biowashball. Usarla non basta, la devi amare”.

Detto questo, Orwell condusse il Merda nella stanza 101. Lo fece accomodare su una sedia e gli sussurrò in un orecchio: “Ora, Merda, sarai torturato fino a quando non amerai la Biowashball. Prima che me ne vada, vuoi dirmi altro?”.

Il Merda chiuse gli occhi, strinse la mano di Orwell e sorridendo disse: “Biowashball, odio, amore, maleodoro”.