– Amore, devo svelarti un segreto: ho scoperto che mio padre ha il vizio del gioco.
– Lo so, tesoro.
– No, amore, non ti rendi conto, è gravissimo!
– Sì, cucciolotta, lo so che è grave e mi dispiace.
– Ho saputo che una volta, a poker, si è giocato pure me, sua figlia!
– Madonna mia, se avessi una palla sola ci staresti aggrappata come Miley Cyrus! A saperlo l’avrei persa quella mano…
L’azzardo, che brutta bestia. Lo conosco da quando mia madre era incinta. Non fece l’ecografia solo per poter scommettere con mio padre quale sarebbe stato il mio sesso.
Per mia madre ero una femmina, per mio padre un maschio. Pur di non perdere, mamma mi vestì di rosa fino a 15 anni. A mio padre una volta disse: “Se a quella troia di tua figlia non viene il ciclo, probabilmente è incinta”. Mio padre si incazzò a morte, chiedendosi quale perverso si sarebbe mai scopato una tipa senza tette e con un accenno di barba e baffi. Io, dal canto mio, ero troppo preso a non capire perché, negli spogliatoi, tutte volessero fare la doccia con me. Avevo un sacco di migliori amiche.
Ora che ho scoperto che siamo azzardopatici da generazioni, ne posso parlare senza sensi di colpa. Posso finalmente togliermi un peso.
Il primo in famiglia fu il mio bisnonno. Era un pastore, e i combattimenti tra animali erano l’unico svago che aveva. Inventò uno sport: i combattimenti tra pecore. Tra il 1896 e il 1915 cominciò a scommettere su questa attività cruenta e selvaggia coi altri pastori ubriachi. Ci fu un solo combattimento, durato appunto 19 anni, in cui due pecore si affrontarono senza nemmeno guardarsi in faccia. Alla fine, nella nebbia di una mattina settembrina, una delle due morì. Di vecchiaia, dicono i maligni.
I combattimenti tra pecore non ebbero un gran successo: troppe insolazioni d’estate e polmoniti d’inverno. Quelli che scommettevano, spesso, morivano prima degli animali che si scontravano, tanto che gli altri pastori, per ravvivare il gioco, pensarono di scommettere su chi sarebbe morto prima guardando le pecore.
Cominciarono a suicidarsi le pecore.
Arrivò la Prima Guerra Mondiale. Mio bisnonno venne mandato in trincea e il suo vizio lo seguì. Organizzò corse clandestine tra muli, scommesse sul numero di pidocchi che aveva in testa o di topi che riusciva a catturare nelle gallerie del Carso. Scommetteva anche sul numero di austriache che si sarebbe scopato in una notte. Il caporale Gianni Barbati obiettò che per le austriache avrebbe dovuto attraversare la terra di nessuno e le trincee nemiche.
Non lo viderò più.
Lasciò due figlie, tre figli di cui uno era mio nonno, e altri 18 tizi che fino a qualche anno fa ci mandavano gli auguri di Natale da Vienna.
Anche mio nonno fece la guerra. Fu spedito in Russia, come meccanico della 101ª Flottiglia MAS per appoggiare l’assedio di Leningrado. La notte del 12 ottobre del 1942 un blitz dell’Armata Rossa penetrò nella base navale nazista e, senza sparare un colpo, fece tutti prigionieri. Tutti, tranne mio nonno, che per scommessa con un sottufficiale tedesco riemerse dalle acque del lago gelato dopo 9 minuti, tutto blu e squamato come una comparsa di Avatar.
Non trovando nessuno e non sapendo cosa fare, decise di tornare in Italia, inventandosi una storia inverosimile di lotta a mani nude contro orde di bolscevichi (già allora, come adesso, più una cazzata è grossa più ha probabilità di finire sui giornali italiani).
Mussolini, incuriosito dai racconti su questo eroico reduce, chiese di incontrarlo per farsi mostrare come il combattimento aveva avuto luogo. Mio nonno, che aveva assistito solo a combattimenti tra pecore, si mise a quattro zampe e fissò immobile Mussolini per 45 minuti circa. Venne internato fino alla fine della guerra.
– Ok, questa storia è toccante, ma…
– Ti giuro che ora sono cambiato.
– Però, non posso smettere di pensare al fatto che tu mi abbia vinto a poker…
– Una mano fortunata, ma capisco. Cosa vuoi che faccia?
– Penso che dovresti lasciarmi del tempo per riflettere. Lasciami da sola, torna dai tuoi.
– Va bene, ma mi mancherai. Mi mancherà il tuo calore, i tuoi sorrisi, mi mancheranno i tuoi abbracci e mi mancherà anche la tua cucina.
– Fammi controllare. Da tua madre danno il vitello a 2.6, il tacchino a 1.3 e la parmigiana di melanzane a 3.8.
– Parmigiana a 3.8? Ciao.
– Aspetta, prima di andare potresti…
– Grattarti la schiena?
– Sì.
– Un Turista per Sempre, un Mega Miliardario o Batti il Banco?