Alabarda spaziale, pugno atomico, cazzo di Rocco Siffredi… poi, all’improvviso, il Merda si svegliò, guardò la radio sveglia segnare le 4.13 del mattino e, toccandosi il pisello, capì subito dalle dimensioni che era stato solamente un sogno.
Allora chiuse subito gli occhi e provò a ributtarcisi dentro, ma l’urlo della vicina che stava scopando sul serio ̶ stava scopando bene e stava scopando proprio sopra la sua testa ̶ gli tolse ogni speranza di riaddormentarsi.
Spazientito, il Merda si alzò, andò verso la finestra e si mise a fumare. Guardava fuori e ripensava al sogno. Era un supereroe, con i superpoteri, il pugno atomico, l’alabarda spaziale e il cazzo di Rocco Siffredi, ma soprattutto, era un supereroe che se ne batteva di salvare il mondo. Con i superpoteri ci andava al bar, tutte le sere, a tirarsela con la clientela, a bere gratis e a tirar su figame che poi si trombava senza mai fermarsi. O almeno questo era ciò che credeva, dato che era stato svegliato ancor prima di poter infilare il suo uccello in qualche orifizio.
Ma non c’era dubbio. Il suo sogno sarebbe continuato con lui che si chiavava tutte quelle troiette in cerca di cazzo, il suo cazzo, il cazzo di quello con i superpoteri. Il SuperMerda che tutte tromba, perché il suo uccello è un dispensatore di morte e tutte le sere lo prega di trombare. E già lo vedeva, il suo Sergentone Cazzoman, camminare tra due fila di patata nuda e bagnata, strillando “Io sono un duro, però sono giusto: qui non si fanno distinzioni razziali, qui si rispetta gentaglia come negre, ebree, italiane o messicane! Qui vige l’uguaglianza: non conta un cazzo nessuno” E poi giù, a ficcare senza sosta, una dietro l’altra, surfando in riva al letto mentre cadono le bombe, per terminare sparando napalm sulla popolazione inerme: “La figa, la senti? Non c’è niente al mondo che abbia questo odore. Mi piace l’odore di figa al mattino.”
Questo pensava il Merda, mentre la vicina, intanto, continuava sul serio a farsi pompare come un canotto. Le luci dei lampioni, ancora accese, e il suo uccello sempre più duro e frustrato che mai. D’altronde, un sergente senza marines è ben poca cosa, e spararsi una sega da solo no, non ne aveva proprio voglia. Era come sognare il Vietnam e poi finire al poligono di tiro. In sala giochi.
Anche perché in quel sogno c’erano tutte le fighette dei social network, quelle preferite, a cui non lesinava mai un commentino, una stellina, un cuoricino. Una mano sul pacco e una sul mouse: cliccava “like” e pensava “ah sì, succhiamelo tutto brutta troia”. Il Merda, uomo “social” di mezza età, cadeva puntualmente dentro le trappole lanciate in rete da quei fiorellini carnivori e sempre giovani. Disordinatamente pettinate ma fighe. Indaffarate, ma sempre pronte a dedicare un autoscatto ai loro arrapati gentiluomini. Ogni foto, una copertina di Vanity Fair, ogni dettaglio un orgasmo e la certezza che “questa no, questa è figa sul serio, mica come quel cesso dell’altra volta!”
E via un’altra sigaretta e un’occhiata alla radiosveglia.
Le 4.35 del mattino e il cazzo del Merda continuava nella stessa posizione eretta di prima. Sempre su, sempre duro, sempre in attesa di sferrare l’attacco decisivo. Di sottofondo, incessanti, le urla della vicina che continuava a inanellare un orgasmo dietro l’altro. “Non è possibile – pensò il Merda – saranno già 25 minuti che questa sta scopando, ma soprattutto, quasi 20 che io sto con la stessa erezione”.
Poi, finalmente, la vicina tirò il suo ultimo grido. Il Merda la sentì ululare per 5 minuti di fila e dovette afferrarsi il cazzo con entrambe le mani, per quanto gli faceva male. Si accasciò sul letto, chiuse gli occhi e sentì come un fiume in piena spaccare gli argini, salire rapidamente su per il suo pisello, veloce, potente, esplosivo. Un vulcano che erutta, un esplosione nucleare, uno tsunami di sperma pronto a portare la morte per centinaia di chilometri. Strizzò gli occhi e sì, eccolo, eccolo, eccolo che arriva e… ah.
Fissò quella macchiolina biancastra sopra il lenzuolo scuro, per un istante. Lo tsunami si era rivelato un fiumiciattolo, una pozzanghera, uno sputo di neonato. Poi sopraggiunse il sonno e cadde, come la sua erezione, in un buco nero profondissimo. Senza superpoteri, né figa bagnata.
Ancora tre ore di sonno, Merda, prima di ricominciare la settimana da capo.