Chi vincerà le elezioni? Chi comporrà il governo? Chi sceglierà i vari ministri? E tu, Merda, hai votato per il vincente o hai sprecato il tuo voto su qualcuno che piaceva soltanto a te? È il 24 febbraio del 2023, giorno di elezioni.
Come ogni anno, il Merda si reca a votare al seggio elettorale che Lottomatica ha sorteggiato per lui. Da ormai 10 anni, infatti, le elezioni hanno soppiantato il Festival di Sanremo e si vota tutti gli anni, nei giorni tra giovedì pomeriggio e lunedì mattina, entro le 10.15. Il Parlamento, grazie al primo decreto Grillo (meglio noto come il “Mandiamoli tutti a casa”), è stato ridotto a 12 deputati e 5 senatori + Andreotti, con un mandato di 10 mesi, festivi inclusi. Per la legge anti-corruzione, i deputati vivono isolati da tutti e comunicano tra di loro soltanto tramite Skype. Fabio Fazio legge i comunicati più importanti durante l’Angelus del Papa. Da tempo la Germania tiene i conti di tutti i Paesi europei: Spagna, Francia, Portogallo, Grecia, Italia e via così, stufi di aspettare che gli Stati membri eleggessero autonomamente chi preferivano i tedeschi. “Lo facciamo noi per tutti, facciamo prima”.
Il Festival di Sanremo originale, invece, è stato venduto ai cinesi. L’Europa, per salvarsi dalla crisi, ha attuato la proposta Casaleggio (all’epoca direttore della BCE), abbandonando l’Euro in favore dello Yuan cinese, e aggiungendo all’offerta il Festival di Sanremo, appunto, ma anche il 75% della Danimarca, il PSG (ma senza Ibra) e Brunetta, per farlo accoppiare con i panda giganti.
All’ingresso del seggio elettorale il Merda è accolto dall’ologramma di Berlusconi che lo accompagna alle urne, allietandolo con simpatici aneddoti su Capezzone. È la nuova App iElectionDay. Giunto alla sezione 24-45, il Presidente di seggio, Oscar Giannino, gli porge la scheda elettorale con le 5 liste candidate e gli ricorda che può votarne al massimo 3. Poi lo accompagna alla cabina 85 e lo prega di mandare un tweet con l’hashtag #Elezioni2023 per convalidare il voto.
Tante cose son cambiate da quel 2013, Merda, quando hai votato per l’ultima volta con il Porcellum. Ora puoi votare più partiti alla volta, fare i #FF sulla scheda elettorale e, per gli effetti della legge “Alfano”, venderti il voto rilasciando regolare fattura.
In televisione, nel frattempo, c’è Stark che legge le ultime notizie del TG1. È il nuovo modello di giornalismo, quello spinoziano, fatto soltanto dai titoli, seguiti da lunghe pause per la masturbazione mentale alla ricerca di inutili giochi di parole. È un format registrato.
Dopo aver votato e mandato il suo tweet di conferma, il Merda può tornarsene tranquillamente a casa. L’aria è frizzante e la bandiera della Repubblica sventola fiera. Al centro, sulla banda bianca, campeggia la faccia di Giovanardi, che nel 2020 ha rimpiazzato il Papa rumeno Dimictido III e ha riformato parzialmente il Vaticano, introducendo le orge, il sesso con gli animali, l’uso di preservativi e pillole del giorno dopo, la loro distribuzione gratuita davanti alle scuole medie, l’abolizione della Pasquetta e dell’ostia consacrata, sostituita dal kebab di pollo. Tutto, pur di non aprire alle unioni tra omosessuali che anzi, per decreto LaRussa-Bindi, erano tornati a chiamarsi “invertiti”. Grazie alla riforma dei Patti Lateranensi, Giovanardi ottenne di essere ritratto sulla bandiera italiana in cambio di una lista di preti pedofili ricercati da anni dalle polizie di tutto il mondo.
Il Merda sospirò e decise di prendersi un caffè: l’ultima pausa prima di tornare alla sua vita reale, su Internet. Al Bar-Saviano, uno dei tanti bar intitolati all’attuale Presidente della Repubblica, ordinò anche un tramezzino tonno e pomodoro. Accanto a lui, due signori piuttosto anziani discutevano delle elezioni del 2013, quelle della svolta. Uno era Bersani, l’altro Ingroia. Il Merda, allora, preso dal raptus Pistorius afferrò il suo tramezzino e lo infilò a forza giù per la gola all’ex segretario del PD, all’urlo di “PERDENTE DEL CAZZO!!1!”. Bersani fu sul punto di soffocare sul serio quando il Merda cadde a terra, raggiunto da 5 colpi d’arma da fuoco esplosi dal barista.
Riverso sul pavimento, ormai dissanguato, il Merda si voltò verso una finestra, fissò il cielo e sorrise felice. Forse, quest’anno, aveva trovato un modo efficace per non partecipare alla maratona obbligatoria degli exit-poll.