Finalmente il grande giorno, il mio primo reportage per Diecimila.me!

Premessa:

Io: Waxen, ora basta! Spaam ha il Merda, Azael è una twitstar, Woland scrive dei pezzi da paura, Van deer Gaz ha il suo defecatoio…
Waxen: Latrina.
Io: Vabbé, quel che l’è, ma spacca. Demerzelev scrive pezzi da ottomila battute, Mix fa il seguito di Lost e glielo legge tutto il seguito di Lost. Ora voglio fare qualcosa anche io!
Waxen: E cosa vorresti fare?
Io: Non lo so.
Waxen: Coq, hai una certa età, non puoi continuare a rifiutare lavori solo perché non sono compatibili con la tua formazione… cos’è che hai studiato tu?
Io: Antropologia Urbana Finnica con una tesi sulle “Tracce lasciate dalle suole delle Birkenstock a Helsinki”.
Waxen: Eh, vedi? Mi stupisce tu non riesca a trovare lavoro. Senti, ti andrebbe di fare un salto a Riva del Garda?
Io: Reevã del Gārdå!? Cos’è, un’attrice porno?
Waxen: No, è in Trentino. C’era, ehm, no. C’è la Blogfest. Vai lì e ci scrivi un pezzo.
Io: Mi paghi?
Waxen: Certo!
Io: Quanto?
Waxen: Come al solito, come con tutti, un euro a post. È la migliore offerta che puoi trovare su internet, ti pago anche più di quanto farebbe Lucia Annunziata sull’Huffington Post. Poi possiamo pensare ad un rimborso spese.
Io: Va bene.
Waxen: Anticipi tu.
Io: Accetto.
Waxen: E poi vediamo.
Io: Ok. E conoscerò tutti i blogger più importanti della rete? Farò foto con loro? Ci saranno tutte le ragazze che te la danno se mandi un tweet con l’hashtag #topa #birra #tim #mortodifiga?
Waxen: Certo che sì, ci vado ogni anno solo per #quello.
Io: Allora #vado.
Waxen: #roghenroa!

Preparare un reportage è una cosa seria, ci vuole tutta un’attrezzatura che io, fortunatamente, ho: Nikon D3X, lente 80-200 f2.8, 17-24 f2.8, lente fissa 20mm f2.8, treppiede, flash, MacBook Pro, riempio la borsa, fanno 9kg e 200 grammi, che faccio, lascio? No, guardi, alla fine si tratta solo di hipster, mi dia solo l’iPhone e un filtro Instagram. E una Moleskine. Basta così, grazie.

Chiedo a Siri come arrivare a Riva del Garda.

Io: Buongiorno Siri.
Siri: Buongiorno Coq, il solito?
Io: No.
Siri: Come no? Niente troie oggi?
Io: No, voglio andare  a Riva.
Siri: Sei in acqua? Ma sei scemo? Va che mi bagno!
Io: No, sono a Roma, voglio andare a Riva.
Siri: Ti sei tuffato nel Tevere… ma quanto eri ubriaco?
Io: Riva del Garda! Voglio andare in Trentino.
Siri: Ti prenoto Trenitalia.
Io: Quanto costa?
Siri: Ti costano meno 3 escort. Due cinesi e una russa, come l’altra volta, te le chiamo?
Io: No, devo andare a Riva.
Siri: Allora ti prenoto Italo da Roma a Bologna, poi il Regionale veloce fino a Rovereto e dopo 2 ore sotto la pioggia prendi il pullman per Riva. Ti costa un terzo.
Io: E ma che sbattimento. Trenitalia quanto ci mette?
Siri: 6 ore in più. E se prendi Trenitalia, a Bologna perdi la coincidenza e a Rovereto invece della pioggia grandina.
Io: Vabbé, prenota Italo.
Siri: Basta?
Io: Chiama le due cinesi.

Prendere Italo dopo una vita di Trenitalia è come aver sempre volato con Ryanair e, per un caso fortunato, provare la Emirates in First Class. È tutto un altro mondo. A cominciare dalla stazione. Il binario Italo si trova dall’altra parte della stazione Ostiense, devi attraversarla tutta nel sottopassaggio e gli ultimi metri sono i più duri: quando i dipendenti Trenitalia, che prima erano sorridenti, si accorgono che stai andando dalla concorrenza, mutano, diventano cattivi. Ti spingono, fanno lo sgambetto, alcuni indossano la maschera dei Guerrieri della Notte e brandendo mazze ferrate ti minacciano – “Viaggiatoreee?!? Giochiamo a fare la guerraaa?” – spegnendo e riaccendendo le luci del sottopassaggio a intermittenza.

Le indicazioni per Italo non ci sono, le hanno sbullonate degli impiegati Trenitalia in esubero per poter mantenere il posto di lavoro, devi avere fiducia e andare avanti, devi correre. Il binario 15A, l’ultimo di tutti i binari della stazione, è in fondo a sinistra, a quel punto la galleria è male illuminata, le lampadine assenti o distrutte, vetri per terra, carcasse di animali da tiro, sulle pareti scritte con il sangue “Mont ‘e Zemolo anfami”, lo scheletro di un panzer sovietico appoggiato su un fianco e ai lati del corridoio gli ultimi dipendenti della sezione Cargo e Trasporto Merci Trenitalia tendono funi per farti cascare. Bisogna salire le scale a piedi, quelle mobili non funzionano, sono state sabotate da mercenari tedeschi della Deutsche Bahn pagati da Trenitalia S.p.A., o almeno così mi ha detto in cambio di 5 euro un pendolare curdo ubriaco che ogni mattina si fa Smirne–Frosinone per vendere kebab. E la ritengo un’informazione attendibile.

Finalmente, dopo la rampa di scale, con ancora qualche chiodo delle mazze conficcato nei polpacci arrivo da Italo, come in un’oasi di acqua cristallina nel mezzo del Sahara, un giovane ragazzo in livrea, beneducato e poliglotta, mi accoglie: “Roma-Venezia delle 7,25? Venga, la curiamo noi, c’è un buffet con caffè, latte, the, cornetti alla crema, cioccolata, marmellata o se preferisce, semplici”. Mostro la prenotazione sull’iPhone – “Ah, Coq Baroque. Grazie per aver scelto Italo… e non essere andato a troie oggi” –.

Siri, dopo facciamo i conti.

(continua?)