I fatti li sapete. Un minus habens, probabilmente spalleggiato da altri due fini intellettuali, ha seviziato un ragazzino usando un compressore. A fronte di ciò è seguita una lecita ondata di indignazione, che chiamerò “Indignazione di Primo Grado”. Più che lecita, perché noi siamo meglio: la stragrandissima maggioranza di noi, fortunatamente, non ha mai fatto una cosa così. Non abbiamo mai attaccato una persona molto meno potente di noi con l’intento di umiliarla. A parte il bullismo operato tramite Twitter da Gasparri ai danni di una ragazzina, logicamente.
Ci sta. Un energumeno ha inferto un grave danno a un ragazzino, rendendosi colpevole nei confronti della vittima e della collettività, la quale reagisce affermando la propria indignazione.
Se state ancora pensando a Gasparri, smettetela: non sto parlando di nuovo di Gasparri.
Son sempre fatti, che la suocera del presunto certamente colpevole ha rilasciato un’intervista sminuendo l’accaduto e derubricandolo a scherzo finito male. Perdendo l’italiano a favore di un dialetto a tratti urlato. Tipo i veneti.
Unghie curate e ben smaltate, a contrasto. Dio, che fastidio m’han dato quelle unghie. L’aggravante è che, come tutti i dialetti – dal romanesco al milanese, dal toscano al romagnolo stesso – partono simpatici, ma se a chi li utilizza salta in testa di venirti a far danno fanno l’effetto delle unghie strisciate sulla lavagna. Scatta dunque l’”Indignazione di Secondo Grado”, la quale – prima di tutto – fa perdere alla gente il bene di saper discernere le parentele: la suocera viene promossa a mamma. Ma noi siamo meglio: non ci salterebbe neanche in testa di sminuire un tale atto di violenza, perpetrato da un familiare a noi prossimo. Probabilmente, proveremmo molto dolore e vergogna, cercando di capire.
Al tentativo di sminuimento dell’atto di violenza, la collettività reagisce ribadendo la portata della violenza. Non sto parlando di Gasparri su Twitter che poi non si vuole neanche scusare, veramente, smettetela.
Molti perdono il lume e si palesano inquisitori e boia e invocando più o meno velatamente la legge del taglione. Una pletora di commenti. L’”Indignazione di Secondo Grado” è infatti facile che degeneri, specie su internet. Così, è fiorita una selva di commenti che auguravano lo stesso trattamento nei confronti della signora che berciava in televisione, non per aver commesso il fatto ma a seguito del degradarsi dell’”Indignazione di Secondo Grado”.
Io però voglio pensare che noi siamo meglio, anche se maggioranza silenziosa. Spero che voi che leggete, per la maggior parte siate meglio. Noi non auguriamo che si applichi la legge del taglione, soprattutto se per interposta persona. Non costringiamo i pedofili a subire abusi, non uccidiamo gli assassini e non usiamo come crash test dummie i pirati della strada.
Perché viviamo in uno Stato di Diritto, e sappiamo che la colpa contro il singolo è colpa anche contro la collettività e che sarà la collettività a regolarsi verso i colpevoli, tramite l’applicazione del Diritto. Perché vendicandosi si diventa come il colpevole. Non lo si punisce o educa: ci si abbassa al suo livello.
Non sto parlando di Gasparri, evidentemente, anche solo per l’impossibilità di abbassarsi così tanto e perché percularlo su Twitter a questo punto mi pare più che lecito.
Anche sugli altri social network. Anche al telefono. Anche un telegramma va bene.
Facciamo a capirci: noi siamo meglio come collettività, io – da solo – non sono meglio. Se qualcuno facesse scientemente una cosa del genere a uno dei miei figli, lo troverei e gli strapperei qualche lembo di pelle. Poi, chiusolo in un barile pieno per metà di aceto, gli darei il via giù per delle gran colline. A proposito, tra un po’ ricomincia Games of Thrones. Io farei così, ma la società me lo impedirebbe e la punizione sarebbe vidimata giuridicamente da un terzo trascendente: lo Stato. In questa veste super partes, lo Stato spezza la catena di faide potenziali fra le parti. È a questo che serve lo Stato di Diritto. È per questo che possiamo dirci civili.
Poi, per dirla tutta, dei fenomeni hanno pensato di manifestare solidarietà al ragazzino seviziato mettendone nome e foto su internet, cosa che mi ha fatto sorgere dell’”Indignazione di Terzo Grado”, ma questa mi limito a provarla, non ho cercato di spiegarmela più di tanto.
Non sono abbastanza intelligente: mica sono – per dire – un Vicepresidente del Senato della Repubblica.
[artwork by aMusoDuro]