All’Olimpico ha cominciato a girare prima Er Nocciolina, e poi il pallone.

Vi posso garantire che lui girava al contrario molto prima che tutto il resto si mettesse a girare per il verso sbagliato.

Sole o pioggia, estate o inverno, Roma o Lazio, Er Nocciolina distribuiva noccioline e fusaglie con lanci tesi e precisi scoccati da braccia lunghe, magre, praticamente un solo fascio di muscoli sempre abbronzati, estate o inverno, Roma o Lazio.

Se la partita era importante riusciva ad incunearsi tra la gente con l’agilità di un furetto e l’opportunismo di un sindacalista, quando invece giocava la Lazio allora aveva tutto lo spazio per i suoi balletti funambolici con i quali deliziava il gentile pubblico giunto sin lì da così lontano.

Non dava mai il resto, eppure tutti gli volevano bene.

Gli spicci in tasca e le banconote nei calzini. Il sempiterno sorriso marpione incorniciato dagli enormi baffoni bianchi e forse l’età avanzata fregavano sempre tutti. Praticamente Berlusconi.

“Noccioline e fusaje”, non gli ho mai sentito dire altro, eppure ho visto con i miei occhi Er Nocciolina sedare risse a distanza semplicemente modulando il tono di queste due parole, per esempio digrignandole fra i denti per comunicare aggressività non verbale. Praticamente mia madre.

Er Nocciolina era abusivo, eccentrico, funambolico, evasore, senza assicurazione e senza rete. Praticamente italiano.

Er Nocciolina non aveva il biglietto, era lui stesso un cazzo di V.I.P. Pass All Areas, e non è che arrivato al tornello si presentasse, o magari un saluto al carabiniere che già gli faceva segno di passare, lui si dava una rapida passata di grasso di foca sul baffo, un bel sorriso e “noccioline, fusaje?”, e via a passo svelto con la sua andatura caracollante, le gambe arcuate e le braccia lunghissime. Praticamente Gianni Morandi.

Tutti vogliamo bene al Nocciolina, Roma o Lazio, destra o sinistra.

Non si è mai capito, e vi dico che a lungo se ne è discusso nei cenacoli culturali che sempre vengono a crearsi nei gradoni bene della Monte Mario, se Er Nocciolina fosse il trionfo dell’anti-sistema, o il trionfo del sistema all’italiana, ovvero la domanda più banale che tutti ci poniamo ogni qualvolta ci si pari di fronte un artista: “È un genio, o uno stronzo?

Er Nocciolina è una foto in bianco e nero, carica di canuta nostalgia, il fermo immagine di un calcio antico, dal sapore genuino di arachidi. Aprivi il sacchetto ed eri improvvisamente proiettato 30 anni indietro, a guardare la partita seduto sulle ginocchia di papà, mentre ti sputa in testa le cocce dei lupini, tenuti a bagno chissà dove, salati chissà come dalle grandi mani nodose der Nocciolina.

Chiunque di noi dovesse trovare un pelo riccio nella minestra al ristorante farebbe un casino, minacciando di chiamare la Asl, i conati di vomito, indignazione maxima e recensioni al vetriolo su TripAdvisor. Se invece Er Nocciolina fa una rapida combo: manona nelle mutande, quindi sul baffo, e poi giù nel sacco dei lupini, che già sono umidicci di loro, no allora no, va tutto bene, anzi: “Ma che te compri le noccioline confezionate al bar? Ma fai er serio e compratele sfuse dar Nocciolina. So molto più da paura, c’hanno come un retrogusto lungo, e piuttosto rotondo, de cazzo”.

Domenica scorsa l’iconico artista ambulante è stato visto fuori i cancelli dell’Olimpico a piangere sulle sue noccioline, lacrime salate. Per la prima volta gli hanno negato l’accesso all’impianto sportivo, la prima volta dopo 41 anni. Mi ha ricordato Brooks de “Le Ali della Libertà”.

Si è subito scatenata una campagna social in suo favore senza precedenti, tanto da costringere ad intervenire anche Virginia Raggi che ha voluto riaffermare con forza una di quelle robe da sindaco che dice sempre lei.

E se Er Nocciolina non fosse Er Nocciolina, ma un Mario Rossi qualunque, tipo quello dei fac-simile elettorali? Se non lavorasse allo stadio, ma fosse da quarant’anni incastonato dentro un furgone dei Tredicine parcheggiato a Castel Sant’Angelo? Se fosse arrivato col barcone? Con quelle braccia e quelle mani avrebbe fatto prima a nuoto.

E se fosse da’a Lazio?

Er Nocciolina, all’anagrafe Rolando, 61 anni, cagliaritano e tifoso del Cagliari. Con le sue mani zozze ha de facto vaccinato gran parte della popolazione romana, rappresentando per oltre quarant’anni un vero  e proprio presidio sanitario nel centro di Roma.

Rolando, 61 anni, detto Er Nocciolina: un artista o uno stronzo?