Da piccolo ero un bambino un po’ strano. Gli altri avevano, non tutti ma parecchi, un amico immaginario. Io invece avevo un nemico immaginario, il suo nome era Tu. Mi assomigliava tantissimo; anzi, eravamo praticamente uguali, solo che lui era appena più alto, ma non abbastanza da notarsi. Tu mi seguiva ovunque andassi, ed era sempre lì a farmi dispetti. A scuola, per dire, prendeva il mio quaderno di matematica e risolveva tutte le divisioni, solo che le sbagliava, e lo faceva apposta per farmi prendere brutti voti. Oppure mi toglieva i soldi per la merenda e ci comprava le miccette, che poi mi costringeva a sparare all’uscita della scuola, tirandole sotto le macchine. Anche a casa mi combinava dei bei guai: metteva nel mio piatto tutte le verdure che non gli piacevano, così sembrava che ero io a non averle mangiate. E la sera poi mi teneva sveglio fino a tardi, perché leggeva a alta voce certi strani racconti, di fantascienza. Col tempo comunque siamo diventati amici.