E così, da martedì sera, parte di questa gloriosa Nazione che è l’Italia si è riscoperta buonista, lanciando anatemi contro i cattivoni della nazionale tedesca. Sette pappine sono sembrate troppe, contro un Brasile che, a me che di calcio ne so poco, è sembrato una squadra lontana anni luce dalla leggenda che mi raccontavano da bambino. Sette sono sembrati troppi; vuoi perché il Brasile era la squadra di casa, vuoi perché donne e bambini piangevano disperati, vuoi perché c’è chi prende lo sport troppo sul serio, vuoi perché Concita De Gregorio era in vena di scrivere un articolo che ci ricordasse la sua caratura giornalistica. Troppi. C’è chi ha usato il verbo “infierire”, come se si fosse trattato di un delitto efferato, di uno scempio di cadavere, di un ennesimo gioco di parole di Lia Celi. È sempre bello vedere tutta questa nobiltà d’animo quando non si è direttamente coinvolti. Immaginate l’Italia che segna sette gol al Brasile: pensate che il tifoso italiano medio non avrebbe passato l’intera notte a consumare il clacson della propria auto o a cercare trans a cui chiedere prestazioni a sette euro? pensate che Genny ‘a Carogna avrebbe interrotto il match al quinto gol per garantire l’ordine pubblico? Magari sì, se avesse scommesso su un over 4.5 (come d’altra parte ho fatto io). E, certo, non stareste qui a lamentarvi di quanto siano poco sportivi i tedeschi (come se questa affermazione avesse alcun senso), se l’over 4.5 ve lo foste giocato anche voi. Ma basta parlarne, chiuso discorso. Non voglio che pensiate che anche io voglia infierire.