Napoli, 1948. Il cielo terso sopra il Vesuvio, un dirigibile ancorato sullo sfondo, l’odore del pesce morto misto a benzene proveniente dal mare, che si mescola con il ragù della signora Saviano che poppea sul fuoco. La TV, accesa sul frigo, trasmette in diretta l’intervento di Adolf Hitler davanti alle Nazioni Unite.

Hitler: (agitando le mani in aria tipo Totò) UÉ, UÉ, UÉ, UÉ!
Delegati e pubblico in sala: (battendo le mani a ritmo tipo concerto di Capodanno) UÉ, UÉ, UÉ, UÉ, UÉ!
Hitler: UÉ, UÉ, UÉ (si ferma all’improvviso)
Delegati ecc.: UÉ, UÉ, UÉ (si fermano all’improvviso)
Hitler: (voltandosi verso un bambino grasso in prima fila) UÉ, ci stai nella poltrona, a zio?
Delegati ecc.: (Risate) UÉ!
Hitler: pensavo fosse una comitiva e invece era da solo…
Delegati ecc.: (Nuove risate, applausi, un paio di fischi dalla balconata) UÉ!
Hitler: Vabbuò. Come già accennato nella mia prima parte del discorso, l’introduzione nel protocollo di Kyoto della deportazione obbligatoria di razze inferiori ha ridotto i livelli di CO2 al pari del QI di questo scemo seduto qua in seconda fila (puntando la mano verso un anziano signore, visibilmente ritardato)
Delegati ecc.: (di nuovo risate) UÉ!
Hitler: … inoltre, abbiamo ridotto del 4% la popolazione mondiale, passando da 5,6 a 5,3 miliardi d’individui. Il che significa più pizza co a pummarola per tutti quanti.
Delegati ecc.: (risate fragorose) UÉ UÉ UÉ!
Hitler: (scendendo dal palco, col microfono in mano) comunque, se qualcuno non avesse battuto la fiacca, oggi avremmo ancora meno negri di adesso e più pummarola per tutti (alzando la mano per stoppare l’applauso), ma, MA, io dico che abbiamo comunque fatto un buon lavoro.
Delegati ecc.: (grido dal fondo della sala) sei tutti noi Adolf!
Hitler: (agitando la mano in aria per ringraziare) io ora volessi anche dire un’altra cosa. Sono orgoglioso di essere napoletano e sono orgoglioso di voi e lo dico (stoppando di nuovo con la mano un principio di applauso) … e lo dico qui, in questo luogo internazionale affinché tutti quanti possano apprezzare il lavoro fatto dai miei concittadini. Perché checché se ne dice, siamo un grande Paese ed è per questo che voglio pure ringraziare il nostro ministro degli interni, Siani, quello degli Esteri Conti e i due cessi di mogli che si portano dietro.

(boato del pubblico)

A questo punto, dalla sala parte un brano di Gigi D’Alessio. Dal fondo si srotola uno striscione con su scritto “Adolf si megl ‘e Maradona”. Carlo Conti inizia a piangere e Siani si piscia sotto.

Hitler: (dando una carezza sulla testa di Conti) UÉ e che fai, piangi mo? Dovresti suicidarti e tu piangi? Vabbuò, dai, ora ci sta il coffee break con le frittatine di maccheroni e il casatiello, animo.
Carlo Conti: (portandosi sul volto la mano di Hitler) grazie Adolf, per me sei come un padre.
Hitler: UÉ si scemo? Un figlio come te, ruffiano e mezzo negro? Ma tu mi vuoi morto.
Delegati ecc.: (risata breve, di accondiscendenza e poi applauso caloroso) UÉ!
Carlo Conti: (ridendo sopra il suo stesso pianto) siete troppo buono.
Hitler: (scrollandosi di dosso la mano di Conti) sì però mo basta ché sei pure sudaticcio e mi fa senso. Per concludere, prima di andare a mangiare, vorrei ringraziare tutti quanti voi, ma soprattutto mia moglie Daila che grazie l’inseminazione all’uranio impoverito, dopo Pino Scotto, mi ha dato il mio primo figlio maschio Matteo, chiamato così in onore del vuoto spinto pressurizzato.
Delegati ecc.: (si alzano in piedi e battendo commossi le mani iniziano a scandire il suo nome) A-dolf, A-dolf, A-dolf.
Hitler: (facendo cenno di fermarsi, visibilmente commosso) perché… perché io credo che un Mondo più giusto, un Mondo epigenetico, dove tutti possano farsi un selfie, avere tante stelline e like, sia possibile.

In quel mentre salgono due tette enormi sul palco e con in mano un dispaccio da ultima ora.

Hitler: (allargando le braccia per mostrare meglio quel pezzo di carne e allo stesso tempo ammiccare al fatto che anche lui, come ogni maschio cattolico, vorrebbe sborrare sopra quelle tette) UÉ, la nostra meravigliosa velina. Che ci porti di bello?
Le Tette: (porgendo il foglietto) signor Adolf, purtroppo è una brutta notizia.
Hitler: (facendo la faccia contrita di Carlo Conti) Purtroppo – colpo di tosse per schiarirsi la voce – circa 400 negri sono affogati nel tentativo di attraversare il Mediterraneo senza prenotare prima.
Delegati ecc.: (brusio di risatine) UÉ!
Hitler: (faccia rilassata come le chiappe di Carlo Conti) Un abbraccio ai migranti scomparsi a Lampedusa.

A quel punto si accendono le luci in sala, boato dei delegati che corrono spintonandosi verso il buffet, con Gigi D’Alessio sparato a palla e che inonda l’intero palazzo di vetro.

La signora Saviano spegne la TV, scola la pasta e, prima di versarci il sugo sopra, guarda ancora un attimo fuori dalla sua finestra il Vesuvio che erutta lava. Andando verso la tavola apparecchiata con intorno, già accomodati, il marito e i suoi 16 figli, tutti pronti per la prima puntata di Sanremo e poggiando la pirofila piena di pasta al sugo, fumante, lascia finalmente andare il suo primo UÉ della giornata.